FINCHÉ ISLAM NON VI SEPARI

TESTO: PINK ANDERSON; FOTO: IDEM

Un marito che ti rompe un narghilè in testa non ti ama. Un marito che ti costringe a fare sesso non ti ama. Un marito che ti picchia davanti ai figli non ti ama. Un marito che non vuole che tu esca di casa non ti ama. Uno marito che ti umilia davanti ai figli piccoli non ti ama. “Devi portare il velo ed essere sottomessa a me” le diceva. E lei sopportava. Sopportava non certo per amore all’Islam e alla concezione di una moglie schiava del marito padrone. Sopportava per amore di quelle quattro creature che ha messo al mondo, e per le quali spera in un futuro nella società moderna, lontano dalla violenta preistoria di una legge che obbliga le donne alla sottomissione e ai soprusi. La vergogna questa volta abitava in pieno centro a Piacenza dove una tunisina di 32 anni era schiava del marito connazionale, con il quale era arrivata in Italia dodici anni fa. “E per dodici anni ho dovuto subire di tutto, cose indicibili” ha confessato disperata ai carabinieri  in viale Beverora. Piangeva mentre il brigadiere le rileggeva ad alta voce la querela per lesioni nei confronti del marito, del padre dei suoi bambini. Piangeva pensando che mai, quando aveva sposato quel l’uomo in Tunisia, avrebbe creduto che sarebbe stato il male per lei. “Firmi qui” le dice il brigadiere porgendole una Bic quasi esaurita.

VIENI CON ME

Poi nell’ufficio entra una donna in divisa. Un maresciallo donna, giovane, arruolata da poco. Avranno si e no la stessa età. Lei fissa questo maresciallo, con i capelli neri raccolti sotto il berretto di ordinanza, con lo spallaccio, la pistola e le manette. Vedere una donna in divisa, per lei, è quasi un assurdità. L’Islam é lontano anni luce. “Coraggio, vieni con me” le dice il sottufficiale cingendole le spalle con il braccio. “Non é stato facile denunciare mio marito”dice la tunisina. É spaventata, ha paura di lui. Troppe le volte in cui le ha spaccato la faccia, magari solo perché lei voleva cercarsi un lavoro come tutte le altre donne, oppure perché era in ritardo a preparare la cena quando lui rientrava dall’officina. Ma, all’ennesimo ricovero in ospedale, era stufa di raccontare agli infermieri di essere caduta accidentalmente dalle scale. “Vedrai che adesso il giudice firmerà il decreto che allontanerà tuo marito di casa e il Comune aiuterà te e i tuoi figli” le dice il maresciallo accompagnandola alla porta della caserma. Al rientro a casa, però, la sorpresa. Il marito è sparito. Andato. Aveva già minacciato di tornare in Tunisia, ma questa volta pare che l’abbia fatto sul serio. Ora può ricominciare una nuova vita.

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