TROVA ROBERTO

FOTO: INTERNET

Ci sembra ancora di vederlo, il camper. Parcheggiato davanti al Municipale, con qualche tizio che si metteva in posa accanto alla scritta “Adesso!” e chiedeva alla fidanzata di scattare una foto col cellulare. E le fidanzate ridevano e scattavano, verticale, orizzontale, con flash, senza flash, aspetta che la rifaccio, è venuta un po’ scura. Reggi e Renzi erano dentro, a teatro, con Dosi, la Tarasconi e pochi altri politici. Però c’era parecchia gente, soprattutto cinquantenni. Platea, loggione, tutto esaurito. Anche il palco reale era pieno: c’erano cameraman che riprendevano (tutti i video, da ogni angolazione, da ogni posizione, sono sul profilo di Facebook di Roberto) e giornalisti che prendevano appunti. C’erano fan del rottamatore che compravano magliette e spille e contribuivano a fare il pieno al camper con un’offerta. C’erano coppie che entravano a teatro mano nella mano (tesoro, stasera ti porto a vedere Renzi, sei contenta?). Ah, che bella atmosfera. Roberto dev’esserlo immaginato così fin dal primo momento: con la standing ovation per il suo compleanno, con Renzi che sale sul palco e strappa applausi, con le testate piacentine che tornano a parlare di show, sold out e “ciclone Renzi” come alla festa del Partito Democratico. Tutto bellissimo. Tutto perfetto. C’è solo una cosetta: ce ne fosse stato uno, tra tutti quelli che applaudivano, tra tutti quelli che lo acclamavano, tra tutti quelli che lo adoravano, ecco, ce ne fosse stato uno che si sia dichiarato renziano. Uno. Niente, invece. Erano tutti lì “per sentire”, come si può sentire, mettiamo, Daniele Ronda, che al pari di Renzi ha esaurito il Municipale per il suo concerto folk. Glielo hanno anche domandato, a Renzi: ma com’è che nessuno si dichiara renziano? Hanno paura? Matteo ha risposto con una battuta, perché lui è toscano e i toscani sono simpaticissimi: “Essere renziani è una malattia dalla quale si può guarire”. Eh eh. Però resta il fatto che nessun piacentino intervistato abbia ammesso di essere vittima del virus della rottamazione. Allora i casi sono due: o fanno tutti i fenomeni e vanno a sentire il nuovo che avanza perché fa figo e poi votano Bersani, oppure succede come con Berlusconi: non ne trovavi uno che ammetteva di essere berlusconiano, poi però vinceva le elezioni. Ai poster (di Adesso!) l’ardua sentenza. Oggi, intanto, Renzi è stato intervistato da Massimo Gramellini nella redazione della Stampa. Ecco che cosa è successo:

NON SONO FIGLIO DI BERLUSCONI

“Monti ha restituito lustro all’Italia grazie al suo prestigio, non per l’opera del suo governo. Alcuni ministri sono dei desaparecidos”. Così Matteo Renzi partecipando alla videochat sul sito della Stampa, intervistato da Massimo Gramellini. Ce l’ha con il ministro della Cultura Ornaghi che ha nominato Giovanna Melandri al Maxxi (“Per la serie facciamoci del male”, spiega il sindaco di Firenze) e con quelli che lui definisce “errori” da parte del governo. “Mi sarei aspettato più coraggio”, da parte dei ministri. Salva, invece, Mario Monti, “ma c’è una cosa complessa che si chiama democrazia. Governerà chi vince le elezioni, per lui si può prevedere un altro ruolo importante”. E a Gramellini che gli chiede se questo “ruolo politico importante» potrebbe essere la presidenza della Repubblica, risponde «Quello è un ruolo di autorevolezza che va nella direzione da me auspicata. Chi sarà in Parlamento deciderà, Monti ha fatto molto bene”(…). Poi però ha contestato l’eccessivo “antiberlusconismo” della sinistra italiana. “Io non sono figlio di Berlusconi, ma non ce l’ho con lui. Ritengo il berlusconismo uno dei problemi più gravi che l’Italia ha avuto ma è stato rafforzato dall’antiberlusconismo. Io ho una visione totalmente diversa da quella di Berlusconi”. (lastampa.it)

 scrivania@labatusa.it

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