CHE GUEPALLA

Il Pdl lo vuole fuori dal Consiglio comunale. “Sarà la settima o ottava volta che chiedono le mie dimissioni, niente di nuovo” dice lui alla Batusa. Ecco chi è Carlo Pallavicini, il giovane di Rifondazione Comunista che crede ancora nella lotta di classe.

FOTO: INTERNET

Hanno trovato un’immagine di Che Guevara sul campanile del Duomo. Era ai piedi dell’angelo, a 73 metri d’altezza. L’ha scritto Libertà un paio di giorni fa: “Chi è salito lassù in alto, dopo il crollo degli ultimi giorni, ha trovato, nascosta tra i coppi, ai piedi dell’angelo, una piccola fotografia di Ernesto Che Guevara”. Palla, di’ la verità: ce l’hai messa tu? “No no. Però ti confesso che ho pensato anch’io a chi possa essere stato…”. Carlo Pallavicini ha 26 anni e crede ancora nella lotta di classe. Ha iniziato a fare politica a 17 anni con gli scioperi a scuola e in questi giorni, insieme agli altri compagni, si è schierato al fianco dei facchini dell’Ikea. Ieri il Popolo della Libertà, o Pdl, ha convocato una conferenza stampa per invitare il Palla – come lo chiamano i compagni rifondaioli – a dimettersi dal Consiglio comunale. “Il sindaco Dosi e l’assessore Luigi Rabuffi – ha detto Marco Tassi, capogruppo del Pdl in Consiglio – dovrebbero valutare questi comportamenti e soprattutto se è intenzione di questa maggioranza avere all’interno certe persone. Non voglio fomentare la tensione sociale, soprattutto in una fase delicata come questa: i politici non devono appoggiare comportamenti illegittimi, placando gli animi. Questo è il nostro obiettivo, ci auguriamo condiviso dal sindaco Dosi. Carlo Pallavicini, che sostiene la maggioranza, si dovrebbe dimettere”.

CANNE E VERSIONI DI GRECO

“In sei anni – dice Pallavicini alla Batusa – sarà la settima o ottava volta che Tassi chiede le mie dimissioni. Una volta quando avevo contestato le ronde, un’altra quando avevo rivendicato la manifestazione del 14 dicembre a Roma. Non me la prendo e non mi stupisco. E’ il gioco delle parti all’interno del consiglio comunale di Piacenza”. Perché, insieme agli altri, ti sei schierato al fianco dei Cobas dell’Ikea? “Ti farà ridere, ma questo è l’abc del nostro modo di fare e di intendere la politica. Piaccia o non piaccia, siamo comunisti. Facciamo politica dentro e fuori le istituzioni, su un albero, sottoterra. Si chiama lotta di classe. Poi può assumere sfumature diverse. Alla Tnt c’erano determinati problemi, all’Ikea ce ne sono altri. Qui si parla di agibilità sindacale, uno dei fondamenti dei rapporti di lavoro e della vita democratica. Con la democrazia i diritti dovrebbero essere garantiti. E, quando vengono messi in discussione, per noi è prioritario difenderli”. La storia degli scioperi al liceo serve per capire che mentre alcuni sfilavano in corteo solo per fumare un paio di canne e saltare la versione di greco, Pallavicini era in testa al gruppo col megafono. Scandiva gli slogan e ci credeva sul serio. “All’inizio non avevo ancora le idee chiare, ma non ho mai cambiato parte. Ho cambiato linea tante volte, questo sì. Ma mai bandiera”. Palla, come hai fatto ad arrampicarti sul campanile del Duomo? “Ancora…”.

filippo.merli@labatusa.it

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