Un piacentino che studia in Svezia racconta alla Batusa che i giornali locali non parlano dell’Ikea di Piacenza perché non amano pubblicizzare le brutte notizie. “Gli svedesi ce l’hanno col fondatore di Ikea, Ingvar Kamprad, che è il sesto uomo più ricco al mondo e qui gira con una vecchia Volvo per predicare povertà e sacrifici ai lavoratori”.
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Gli svedesi non amano pubblicizzare le brutte notizie. Forse è per questo che i quotidiani e le televisioni scandinave non parlano di quello che sta succedendo all’Ikea di Piacenza. Come facciamo a saperlo? Purtroppo non abbiamo una relazione clandestina con una svedese con gli occhi azzurri e le tette rifatte. Ce l’ha detto un piacentino che è in Svezia per studiare. Si chiama Marco Girometti e tempo fa, quando per la prima volta i facchini si sono schierati davanti ai cancelli del polo logistico di Le Mose, gli abbiamo chiesto di dare un’occhiata in giro per conto della Batusa e di tenerci aggiornati sulla situazione. La notizia degli scontri tra Cobas e sbirri è arrivata anche in Russia. Possibile che non sia arrivata in Svezia, nella patria dell’Ikea? “Qui non c’è niente di niente. Ho anche provato a parlare con una mia professoressa che collabora con Ikea, ma mi ha detto che non segue vicende come quella dei facchini e che si occupa più che altro di marketing. Qui non è facile reperire notizie, anche perché lo svedese è tosto e gli svedesi sono piuttosto chiusi. Ho provato a parlare con qualcuno, ma anche loro non hanno sentito né letto nulla al riguardo”. L’unica notizia che ha coinvolto Ikea ripresa da giornali e televisioni, spiega Marco, è un altra. “Una cosa che ha fatto abbastanza rumore negli ultimi tempi qui in Svezia riguarda i cataloghi senza donne per i paesi islamici”. Ma pare non ci sia una riga sull’Ikea di Piacenza, neppure adesso che un centinaio di lavoratori rischiano il posto per il cambio di destinazione di alcune merci.
CORSO DI LINGUA LOCALE
Ikea è stata fondata nel 1943 da Ingvar Kamprad, un imprenditore svedese con problemi di dislessia che ha cominciato a fare soldi da bambino vendendo fiammiferi ai vicini di casa. Dopo i fiammiferi iniziò a vendere pesce, addobbi per alberi di Natale e penne a sfera. A 17 anni il padre gli regalò una bella somma e lui la investì in un uno stabilimento che chiamò IKEA (Ingvar Kamprad Elmtaryd Agunnaryd, le iniziali del suo nome più quelle della fattoria di famiglia e di un piccolo villaggio). La dislessia ebbe un ruolo fondamentale nella scelta dei nomi dei mobili Ikea: Ingvar aveva difficotà a pronunciare i numeri e decise di chiamare lampade e armadi con nomi di città, laghi, fiori, animali, figure geometriche e mestieri. Poi stabilì la sede legale di Ikea nei Paesi Bassi. Oggi, secondo la rivista Forbes, Ingvar Kamprad è il sesto uomo più ricco del mondo con un patrimonio di 36,9 miliardi di dollari. La cosa interessante, come ci racconta Marco, è che in Svezia Ingvar gira con una vecchia Volvo e predica povertà e sacrifici ai lavoratori. “Almeno così mi ha detto la gente del posto – dice Marco – che a quanto pare è spesso in polemica con Kamprad”. Marco vive a Göteborg e studia svedese per tradurre le istruzioni dei mobili Ikea. “No no, studio inglese. C’era la possibilità di fare un corso di lingua locale, ma le lezioni erano talmente mal organizzate che ho preferito non frequentarle oltre la prima. Classi di 300 persone costrette a ripetere frasi a caso per una lingua parlata da pochi milioni di persone. No, non faceva per me”. Scusa la banalità, ma le ragazze sono così graziose come dicono? “La media è elevatissima, su 10 ragazze 7 sono bellissime, 2 sono carine e 1 è bruttina. Purtroppo non sono “facili” come piace pensare in Italia, anche se i miei amici non ci credono”. Neanche noi.
filippo.merli@labatusa.it
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