LETTERE ALLA BATUSA

Riceviamo e pubblichiamo una lettera di una conoscenza della Batusa, Federico Zucca, l’autore dei magnifici video dei tifosi del Piacenza che pubblichiamo dopo ogni partita casalinga della Lupa. Tema: una volante della polizia sulla punta degli stivali numero 36 di mia moglie. Cronaca di un tranquillo pomeriggio piacentino.

Cara Batusa,
vorrei raccontarti un episodio curioso che ha visto protagonista mia moglie e la punta dei suoi stivali numero 36. Ieri pomeriggio sul Corso la scuola di danza “Progetto Danza Piacenza” (dove balla mia figlia) ha organizzato un flash mob (uno spettacolo di intrattenimento, per farla breve) di cui ha parlato anche PiacenzaSera. A un certo punto una volante della polizia deve per forza passare sul Corso, dove i ragazzi si stanno esibendo. Il tutto durerebbe ancora 4 o 5 minuti, ma la macchina della polizia ha fretta e per non investire le ballerine s’inserisce a ridosso delle vetrine (dopo aver strombazzato nelle orecchie a una fotografa accucciata impegnata a immortalare lo spettacolo). Ecco, cara Batusa, proprio lì, tra il pubblico, non c’è mica mia moglie con mia figlia? Beh, la volante pensa bene di fermarsi appena prima di “spalmare” qualcuno sulla vetrina del negozio Thun. Il problema è che passa sulla punta degli stivali di mia moglie, che tra l’altro porta il 36. Una mira eccezionale. A questo punto scatta il “parapiglia”, con mamme e piacentini da vasca sul Corso che circondano la volante. I due poliziotti scendono, il più anziano ed esperto si rassicura delle condizioni di mia moglie, alcune commesse si infervorano, altre mamme si lamentano (a voce alta), e un papà (non io) sclera. Qualcun altro, preso da un attacco d’ira, vorrebbe chiamare i carabinieri per denunciare la polizia (idea notevole), la direttrice della scuola di danza cerca di spiegare ai poliziotti che cos’è un flash mob definendolo “installazione artistica”, e io faccio da mediatore per calmare gli animi. Nel frattempo mia moglie (illesa) è già a fare shopping mentre i poliziotti finiscono di annotare nomi e documenti ed entrambi si scusano per l’accaduto. Un tipo scende dal secondo piano di un appartamento sul Corso dicendo “ho visto tutto! Incredibile, sono sceso per protestare, solo che prima ho fatto la doccia ed era già finito tutto”. Insomma, alla fine non è successo nulla, però vuoi mettere la scena? Da notare che il tema dell’installazione artistica (per dirla con la maestra) recitava qualcosa del genere: “La performance vuole evidenziare i comportamenti della società di oggi. L’egoismo personale e la riuscita del proprio lavoro sono più importanti del prestare attenzione verso gli altri. Togliendo(ci) spazio reciproco, tra chi vuole raccontare una sensazione e chi dovrebbe percepirla”. Già, togliere spazio: nessuno sarebbe riuscito a organizzare una coreografia del genere per rendere meglio il concetto, con la polizia che non ci passa e cerca spazio sulla punta degli stivali numero 36 di mia moglie, che prosegue imperterrita nello shopping. Insomma, cronaca di un tranquillo pomeriggio piacentino.

Federico Zucca

 

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