Qui parliamo di calcio e di corride, ma in tanti ci avete chiesto il nostro punto di vista sulla storia del presepe di Caorso. Ecco la versione della Batusa.
Alla Batusa ci teniamo alla larga dalle notizie, facciamo un blog a conduzione quasi-familiare e cerchiamo di scrivere soltanto quel che ci riguarda. Il problema è che negli ultimi due o tre giorni le notizie hanno cominciato a inseguire la Batusa, ci sono arrivati decine di commenti sulla questione presepe, sulla preside Manuela Bruschini e sull’asilo che dirige a Caorso, noi avremmo voluto fare un bel copia-incolla delle lettere sulla nostra pagina con i saluti del fine settimana, così abbiamo chiesto consiglio all’avvocato: che dice? Si può fare o ci querelano? Lui ha letto il primo messaggio, ha fatto due conti e ha detto che è meglio lasciar perdere. Va bene, pazienza.
Ma ci sono quelli che chiedono che cosa ne pensate, sarebbe gentile da parte vostra rispondere dato che scrivete del presepe tutti i giorni ormai e siete gli unici che hanno ricordato il particolare della festa a Soarza, quella con i finti preti e le corna da diavoletto in testa a Bruschini, abbiamo spiegato che siamo soltanto un blog ma non c’è stato verso. E’ chiaro, anche alla Batusa ci siamo fatti un’idea, ma non è che veniamo a rompervi l’anima mentre siete a tavola per spiegarvi come funziona il mondo. Comunque, per chi ci tiene, la versione della Batusa è la seguente. Capita spesso a chi viaggia di sentirsi fare domande tipo: che tradizioni avete nelle vostra città? Nella maggior parte dei casi la risposta comprende pisarei, tortelli con la coda, il fiume Trebbia e gli elefanti di Annibale, chi ascolta chiede perché i tortelli hanno la coda e magari versa un bicchiere di vino aspettando la risposta (che è vaga, a volte è inventata, diciamo pure che dipende dal bicchiere di vino e dalla possibilità di accaparrarsene un altro). L’idea di spiegare che siamo quelli rimasti senza il presepe non ci piace molto perché porterebbe domande troppo noiose, costringerebbe le ragazze a sentire discorsi da giovane impegnato e metterebbe in serio pericolo il secondo bicchiere di vino. Insomma, non ci sembra un grande affare dal punto di vista delle pr.
Qui siamo laici, ci mancherebbe, ma la trovata di cancellare il Natale non è un colpo di genio. Sarebbe come togliere la coda ai tortelli per la pace nel mondo. E’ vero, nelle nostre scuole ci sono bambini che vengono da famiglie cattoliche, bambini che cresceranno secondo le regole dell’islam e altri che se ne fregheranno altamente delle religione per il resto della loro vita, ma in fin dei conti nelle scuole ci sono soprattutto bambini, quel tipo di essere umano che considera il presepe un divertimento, un spasso tra una lezione e l’altra, una fonte permanente di distrazione. Poi c’è chi dice che il presepe è soltanto un simbolo e che non dovrebbe essere difficile fare a meno di qualche statuetta in nome della fratellanza universale. Ora, non è che alla Batusa ci interroghiamo ogni mattina sul tema dell’integrazione, preferiamo parlare di calcio e di corride, ma tutto sommato pensiamo che sarebbe interessante vivere in una città in cui ciascuno può esprimere la propria cultura senza troppi complessi: va bene la moschea sulla Caorsana, andrebbe bene un tempio hindu al liceo Respighi, va benone l’albero di natale nella scuola materna. Il problema di solito nasce quando i simboli si cancellano. E poi, anche togliere il presepe da un asilo è un simbolo, no?
Come potete immaginare, le domande più frequenti riguardano la protagonista di questa storia, ovvero Bruschini. Noi pensiamo che sia un errore personalizzare la vicenda, ci sono state altre vicende come questa in passato e non è il caso di farne uno scandalo. Per lo stesso motivo ci auguriamo che non ci siano ripercussioni sulla carriera di questa giovane dirigente, insomma, l’ideale sarebbe che Bruschini tornasse sui suoi passi, che accettasse il presepe in aula e avesse la possibilità di continuare a fare questo lavoro nella bella provincia di Piacenza: l’ultima, ma proprio l’ultima cosa che vorremmo qui alla Batusa è trasformare Bruschini in un simbolo del pensiero laico.
scrivania@labatusa.it
Qui trovate la prima, la seconda e la terza puntata di “Oro, incenso e birra”
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