CAFFETTIERE E PERTITE

La storia parla di un’esplosione che nel 1940 costò la vita a 47 persone. Oggi la Pertite è un’ex area militare che potrebbe diventare un parco urbano. A portare avanti il progetto c’è un comitato che sabato e domenica ha allestito un mercatino in un portone di via Chiapponi per finanziare volantini e iniziative con la vendita di candele e caffettiere.

PERTITE

TESTO: FILIPPO MERLI; FOTO: IDEM

La gente va matta per la caffettiere e i volontari della Pertite lo sanno benissimo. Infatti le caffettiere sono il pezzo pregiato dell’intera esposizione. Ce ne sono di vari tipi: più grandi, più piccole, col coperchio rotondo, con la base esagonale. Anche le candele con gli angeli non sono male, ma le caffettiere spaccano. Scusate, ci siamo esaltati. Prima di proseguire dobbiamo spiegare in breve che cos’è la Pertite e che cosa c’entrano le caffettiere. La Pertite è un’ex area militare in via Emilia Pavese – ricordata nelle cronache piacentine per l’esplosione dello stabilimento che alle 14,42 dell’8 agosto 1940 causò le morte di 47 persone – che in teoria dovrebbe diventare un grande parco urbano (o polmone verde, per dirla con gli Amici del Facsal). All’inizio l’idea era quella di rendere l’area edificabile, ma con una raccolta firme – tra cui quelle di Franco Battiato ed Eugenio Finardi – e soprattutto grazie a un referendum popolare (12 e 13 giugno 2011) i cittadini hanno chiesto all’allora sindaco Roberto Reggi di trasformare la Pertite in un parco, proposta assecondata anche da Paolo Dosi in campagna elettorale. A vigilare che le istituzioni non si dimentichino della Pertite c’è un comitato nato nel 2009. E arriviamo alle caffetterie, che erano il pezzo forte del mercatino che sabato e domenica il Comitato per il parco della Pertite ha allestito in un portone di via Chiapponi per raccogliere fondi da reinvestire in iniziative e volantinaggio.

L’IMPEGNO DI DOSI

I volontari distribuivano fogli gialli in cui veniva ricordata la sottoscrizione di un documento sulla Pertite da parte di Dosi. “Il sindaco Dosi – si leggeva – ha condiviso e sottoscritto un documento in cui ha fatto propri i seguenti obiettivi: avviare subito la procedura per trasformare l’attuale destinazione urbanistica dell’area Pertite in quella di parco urbano pubblico, approvando una variante del piano regolatore vigente; istituire il “Tavolo Pertite”; informare e consultare la cittadinanza sullo stato d’avanzamento del progetto”. Uno dei volontari si chiama Davide Cantarelli e ha il compito di informare i passanti sul parco della Pertite. Le caffettiere sono un’attrazione irresistibile e sono tanti quelli che danno un’occhiata al mercatino prima di fare finta di niente e intascarsi un volantino. “Il progetto per un parco sull’area della Pertite – dice Davide alla Batusa – deve passare prima in Giunta e poi in Consiglio comunale, poi vedremo se entro il 2017, come ci ha detto Dosi, riusciremo a realizzarlo in maniera concreta. Il primo step, fondamentale, è che nel piano regolatore si faccia una variante che impedisca di edificare l’area. Quello ci metterebbe tranquilli”. Il Comitato è formato da semplici cittadini – una quindicina quelli fissi – che “una volta a settimana – prosegue Davide – s’incontrano per studiare nuove iniziative”. Piacenza è piena di aree verdi: c’è il parco della Galleana, i giardini Merluzzo, il campo della Turris: non vi bastano? “No, non bastano. Né per noi per né per legge, perché esiste una quota minima di metri quadrati di verde che a Piacenza, in base al numero di abitanti, non è sufficiente. Abbiamo incontrato Dosi anche meno di un mese fa e ci ha ribadito che intende mantenere fede all’impegno preso per il progetto del parco”.

IL DISCORSO DI REGGI

La storia della Pertite – e di quell’esplosione dell’8 agosto 1940 – è stata ricordata un paio d’anni fa da Roberto Reggi in occasione della commemorazione delle vittime. “Nell’esplosione di quell’8 agosto del 1940 – disse Reggi nel suo discorso – destinato ad assumere i contorni di una ferita mai rimarginata, Guglielmo Spingardi perse lo zio e la zia. Entrambi lavoravano lì, e morirono insieme. “Io che abitavo in via Taverna – dice – sentii uno scoppio spaventoso, e poi per tutto il pomeriggio e fino a sera piovve sabbia”. Furono in tanti a radunarsi fuori dai cancelli serrati dello stabilimento in attesa di sapere, di capire se i loro affetti erano stati spezzati dalla morsa di un boato che, come ha rievocato un altro concittadino all’epoca quindicenne, Carlo Campagnoli, in pochi istanti aveva lasciato dietro di sé solo “polvere, vetri e macerie”. Oggi la Pertite potrebbe diventare un parco urbano, un’area verde per i piacentini che tanto per cominciare sostengono il comitato comprando caffettiere.

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