LOST IN MONTANARO

Il regista piacentino Francesco Barbieri ha avuto successo solo quando ha interpretato un transessuale in un cortometraggio con chiese, preti e osterie. Intervista a un genio della cinepresa, solo che nessuno se ne è mai accorto. “E per la Batusa ho in mente il video di una bella culona che risponde alle provocazioni di tutti i passanti che la additano”. Ecco perché Barbieri è povero. Questa è l’ultima puntata di “Belle al bar”. 

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TESTO: FILIPPO MERLI; FOTOGRAFIE: INTERNET

Francesco Barbieri accavalla le gambe. Ha gambe bellissime. “Le più belle di Piacenza, come dice una nota politica piacentina tutte le volte che mi vede. Il merito di tale bellezza è tutto di Lost in Montanaro”. Barbieri si ricorda di aver interpretato la parte di un trans dopo mezz’ora di intervista sul trans di “Belle al bar” (che Barbieri, da buon regista piacentino, non ha mai visto). Lost in Montanaro è un cortometraggio del 2007 di un altro regista piacentino, Andrea Canepari, ed è la storia di un transessuale che arriva a Montanaro di Carpaneto, un paesino con la chiesa, il prete e l’osteria. “Il film, girato sullo stile western, inizia con un trans, cioè io, che scende da una vecchia Mercedes anni ’80 dopo aver consumato” racconta Barbieri alla Batusa mentre beve punch al tavolo di un bar. “Il trans vaga per questo paese ed entra in un bar, dove ci sono due loschi figuri. A un certo punto arriva il prete, incazzato perché un transessuale gira sul sagrato della chiesa, e dice ai due gringo di portarlo via. Loro mi prendono, mi trascinano, sembra che mi vogliano uccidere. Invece mi sbattono sul tavolo e il prete tira fuori le carte: mancava il quarto per giocare a briscola. La cosa divertente è che durante le riprese i parrocchiani di Montanaro hanno chiamato il vero parroco e gli hanno detto che stavano accadendo cose di dubbia moralità sul sagrato della chiesa. Non avevano capito che era un film. Così siamo dovuti scappare in macchina – con me ancora vestito da transessuale, con le calze a rete e la parrucca – prima che arrivasse il prete”.

Francesco, come ti sei trovato nei panni del trans?
“Benissimo. Ero una strafiga. L’unico problema è stato trovare le scarpe col tacco. Porto il 46 e per le donne non le fanno. Così, insieme a Canepari, siamo dovuti andare in un negozio specializzato per travestiti e drag quenn a Milano”.
La ripresa delle tue gambe è magnifica.
“Sì, è quella che le ha rese famose nel Piacentino. E non avevo fatto neppure la ceretta”.
Non ha mai pensato di fare l’attore invece del regista?
“Qualche collega omosessuale effettivamente mi ha detto che rendo più da attore che da regista, anche perché quel film vinse una quindicina di premi in giro per l’Italia. Ma quella di Lost in Montanaro è – e resterà – la mia unica interpretazione”.
Che differenza c’è tra il tuo trans e quello di “Belle al bar” interpretato da Eva Robin’s?
“Premetto che non ho mai visto Belle al bar”.
Un regista piacentino che non ha mai visto “Belle al bar”?
“Oh, non l’ho visto. Però ricordo quando lo hanno girato qui a Piacenza nel 1994. Avevo dodici anni e ricordo che ero incuriosito da questa donna che non si sapeva bene che cosa fosse. Giravo in bicicletta e la cercavo, soprattutto sotto l’albergo Roma, dove è stata girata buona parte del film di Alessandro Benvenuti. Insomma, studiai il personaggio. Forse è per quello che la parte del trans mi è venuta così bene”.
Che cosa stai facendo adesso?
“Un cazzo, come sempre. Recentemente ho girato il video dell’ultima canzone dei Cani della Biscia”.
Già, un video stupendo. Quattro minuti con la telecamera fissa su un uomo che mangia anolini. Con un iPhone erano capaci di farlo tutti, forse anche meglio di te.
“Verissimo. Però ha avuto 4500 visite in una settimana, con contatti anche dal Kuwait e dalla Tanzania”.
Come te lo spieghi?
“Non me lo spiego”.
Altre cose?
“Ho girato un altro video musicale, sempre per i Cani della Biscia, che uscirà a gennaio. La canzone si chiama Malinconia”.
Puoi dare qualche anticipazione alla Batusa?
“Ovvio, non vedevo l’ora. Il video è girato in un ambiente molto batusiano, in una vecchia balera a Carpaneto con due ragazzi che ballano una polka. I Cani della Biscia sono vestiti con gillet di paillettes blu e rosse che spaccano”.
E’ inconcepibile che tu non abbia visto “Belle al bar”.
“Io nel 1994 ricordo solo Milan-Barcellona, finale di Coppa dei Campioni”.
Il film di Benvenuti era stato vietato ai minori di 14 anni. Tu sei mai stato censurato?
“No”.
Cosa stai aspettando?
“Solitamente dietro la cinepresa sono molto delicato”.
La censura per i registi è un po’ come la querela per i giornalisti, come direbbe Alberto Brenni.
“Un battesimo del fuoco, dici? Beh, ci ho provato proprio in questi giorni, sempre con un video per i Cani della Biscia, dove per Natale metto in scena l’ultima cena con un panda al posto di Gesù Cristo”.
Un panda?
“Sì, un panda. Speravo in una nota polemica della Cei e in una telefonata di Ruini, ma finora non mi ha chiamato nessuno. Tornando al ’94 e a “Belle al bar”, se vuoi parliamo di Panucci-Baresi-Costacurta-Maldini…”.
Hai lavorato anche per Mediaset, in particolare a Camera Café. Bel colpo, quello.
“A Camera Café mi sono trovato malissimo. Lasciamo perdere. Ho preferito tornare a fare le mie cose, cortometraggi, video. Povero ma felice”.
Qual è il lavoro più importante che hai fatto?
“Un documentario sulla Resistenza nel 2005. Ricordi?”.
Francesco, non è che stiamo qui a guardare i tuoi documentari.
“Hai ragione, scusa. Beh, quello è stato l’ultimo lungometraggio che ho fatto. L’anno scorso, invece, ho fatto un cortometraggio su Georges Cogny, un grande cuoco francese trapiantato prima a Piacenza, dove ha aperto l’Osteria del Teatro, e poi a Farini. Una bella storia: uno dei cuochi più famosi di Francia che per amore di una cameriera di Farini si trasferisce dalle nostre parti. Tra l’altro ci sono originari di Farini in tutto il mondo, è incredibile”.
Come fai a vivere?
“Vivo con poco. Ho i due vizi più importanti, l’alcol e il fumo, però ci sto dentro. Ci sono registi che fanno stronzate e guadagnano molto più di me, ma è la solita storia”.
Che video si potrebbe fare a proposito della Batusa?
“Mi viene in mente una bella culona che gira per le vie del centro facendosi additare dai passanti, ma che sarebbe in grado di rispondere alle provocazioni di tutti”.
Sei un fottutissimo genio, è per quello che sei povero.
“Già. Per fortuna ho ancora le mie gambe”.

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