UN ANNO SENZA CRONACA

Il 21 gennaio 2012 usciva l’ultima edizione di Cronaca, il quotidiano che ha avuto la pretesa di dimostrare che i piacentini non comprano il giornale solo per leggere la pagina dei morti. Breve storia, vita di redazione e ritratti dei personaggi (dal poeta balbuziente con la passione per lo scotch a Carlo Mistraletti, fino a bomber Camozzi) che popolavano il locale di via Chiapponi 35, che oggi potrebbe diventare un negozio di giocattoli.

cronaca ok

TESTO: FILIPPO MERLI

Gli ex giornalisti di Cronaca ricordano a memoria l’avviso appeso sopra la tazza del cesso. “A tutti gli uomini. Siete pregati di rispettare le buone norme igieniche circa l’uso del bagno: alzare la tavoletta del water! Se proprio vi scappa andateci prima! La Direzione”. Era uno dei pezzi più politicamente scorretti mai stati scritti a Piacenza. I giornalisti di Cronaca lo leggevano tutte le volte che andavano in bagno anche se non se ne accorgevano. Era una specie di tic nervoso, una piacevole abitudine, un modo per concentrarsi mentre ripensavano al titolo di apertura (poi c’era qualche mano ignota che scriveva a biro cose come “io ce l’ho troppo lungo, come faccio?”). Cronaca ha chiuso un anno fa e i giovani giornalisti che formavano la redazione hanno trovato più o meno tutti un’occupazione nello stesso campo. Dicono che nel locale di via Chiapponi 35 stia per essere aperto un negozio di giocattoli. Pupazzi di stoffa e Gormiti al posto di vecchi giornali e inchiostro per stampanti. I muratori hanno tolto la parte superiore del pavimento e tinteggiato le pareti, presto faranno gli ultimi ritocchi e sistemeranno la saracinesca. La saracinesca è sempre stata difettosa, si bloccava in continuazione e i poligrafici – gli ultimi a uscire dopo aver spedito il giornale in pdf allo stampatore – spesso dovevano prenderla a calci per assicurarsi che aderisse perfettamente al suolo, un’operazione noiosa ma necessaria per evitare che qualche ragazzino in orbita Bellavita ci infilasse sotto un bicchiere da cocktail. Prima di Cronaca, in quello spazio formato da quattro grandi stanze (una riservata al direttore, l’altra per i cronisti di nera che giocavano agli sparatutto nei tempi morti, una per la provincia e la redazione sportiva – che alla domenica chiamava il Pronto Pizza mentre buttava dentro risultati e classifiche del calcio dilettanti – e l’altra per segreteria, spettacoli e poligrafia) c’era un’altra redazione, quella della Voce Nuova, il quotidiano nato nel maggio del 2002 e sostituito da Cronaca a partire dall’11 marzo del 2003. Molti giornalisti della Voce furono assunti dal nuovo quotidiano con sede centrale a Cremona (e la cosa, stranamente, non diede il minimo fastidio agli ultras del Piacenza) e Cronaca diventò ufficialmente l’altro quotidiano della città, quello nuovo, quello giovane, quello che voleva dimostrare che i piacentini non compravano il giornale solo per leggere la pagina dei morti e quello che dal primo giorno fu ignorato da Libertà, quotidiano di Piacenza fondato da Ernesto Prati nel 1883, per cui Cronaca semplicemente non esisteva.

LE FOTO DI CARLO MISTRALETTI

Cronaca era un giornale come un altro. C’erano le sedie girevoli e i Mac della Apple, c’erano i neristi che si esaltavano quando davano un buco e s’incazzavano quando lo prendevano, c’erano gli stagisti e i corrispondenti della provincia, c’era un caporedattore (poi direttore sia dell’edizione di Piacenza sia di quella di Cremona), Emanuele Galba, e c’erano gli strani personaggi che popolavano la redazione. Dall’avvocato ultranovantenne cui bisognava fare segno per parcheggiare al poeta balbuziente che in cambio della pubblicazione dei suoi versi offriva ai giornalisti bottiglie scadenti di whisky e scotch, dai pazzi che entravano e minacciavano di spaccare tutto agli ubriaconi che senza dire niente entravano e iniziavano a battere sui tasti (scusi, che cosa sta facendo? “Eh, sto scrivendo un articolo no?”), dai nonni che si lamentavano perché il loro nipotino – un Giovanissimo della Besurica – era un centrocampista e non un difensore, come erroneamente riportato nel pezzo, fino agli affezionati come bomber Camozzi che regalava magliette autografate con dedica alla Cronaca e come Carlo Mistraletti, che entrava con la cravatta e i sandali, fotografava tutti, filosofeggiava sui misteri del cosmo e usciva ridendo. Il dualismo con Libertà era una questione di notizie e di inutili rincorse: Cronaca sapeva di aver perso in partenza per una questione di storia, di risorse, di personale e di necrologi, ma trovò comunque il modo di ritagliarsi un suo spazio all’interno del mondo dell’informazione piacentina, dove la concorrenza è tutto e dove, chissà perché, è severamente vietato citare un concorrente, anche se riprendi o fai copia-incolla di una sua notizia. Tra gli scooppettini più importanti, così su due piedi, si ricordano le foto di Manuela Bruschini – allora assessore alle Politiche giovanili del Comune – a un festino goliardico e il passaggio del Giro d’Italia a Piacenza a vent’anni dall’ultima volta. Il punto forte del quotidiano di via Chiapponi era lo sport e in particolare il calcio dilettanti: Cronaca fu la prima a dare tutti i risultati di ogni categoria al lunedì, con tanto di rubriche specifiche nel resto della settimana. Creò diversi mostri, calciatori falliti con i calzoni della Legea infilati nel calzettoni che telefonavano per segnalare che avevano segnato due gol invece di uno e che pregavano i giornalisti di sistemargli la faccia con Photoshop nella foto di squadra, ma i dilettanti si esaltavano.

CICCIO PASTICCIO

Appese alle pareti c’erano strani fotomontaggi stampati in bianco e nero per risparmiare l’inchiostro della stampante e fotocopie delle cazzate nei titoli e negli articoli, dalla didascalia con scritto “Sopra, Gianfranco Fini, presidente della Camera” sotto alla foto di un labrador a pelo lungo a un pezzo importante su un’operazione della Guardia di Finanza firmato Ciccio Pasticcio. Era un’auto presa per il culo, un modo divertente di scherzare su un refuso o su un errore madornale. Molti giornalisti sono passati di lì e lì hanno cominciato una carriera interessante, altri, grazie a Cronaca, hanno capito che forse il giornalismo non era il mestiere che faceva per loro, altri ancora sono rimasti nella redazione di Cronaca dal primo all’ultimo giorno. Quella sera i giornalisti erano intorno a un tavolo quando il direttore, giochicchiando nervosamente con la biro, annunciò la sospensione delle pubblicazioni. Era nell’aria, certo, ma subito dopo l’annuncio qualcuno andò a fumare una sigaretta e non parlò per un po’. Il 21 gennaio 2012 il giornale titolava: “Alla redazione di Cronaca tanta solidarietà”. Accanto c’era il comunicato del Comitato di Redazione che spiegava le ragioni della sospensione, crisi editoriale, contributi statali e tutto il resto. Le istituzioni mandarono comunicati densi di liquorosa retorica e belle parole sull’importanza del pluralismo d’informazione, talmente importante che nessuno – a parte la Provincia, che organizzò diversi tavoli – fece niente per tentare di salvare Cronaca. I colleghi delle altre testate scrissero coccodrilli sinceri, ben felici di avere ancora una sedia sotto al culo. Così è la vita, così è Piacenza: chiude un giornale che ormai è parte integrante del territorio e se ne fottono, fallisce il Piacenza Calcio e lo lasciano fallire. I giornalisti assunti ottennero la cassa integrazione, per qualcuno, soprattutto per i più giovani, fu la più grande opportunità di lavoro della loro vita, e la saracinesca difettosa si abbassò definitivamente. Qualche giorno dopo la chiusura un paio di giornalisti troppo nostalgici vagavano dalle parti della redazione come fanno certi cani sulla tomba del padrone, altri cercarono subito una collaborazione per restare nel giro. Oggi il bar davanti e quello all’angolo fanno meno caffè, molti piacentini rimpiangono Cronaca, mentre alcuni non sanno ancora che ha chiuso. In futuro i figli degli ex giornalisti di Cronaca, quando scopriranno che il padre lavorava in via Chiapponi 35, penseranno che sia stato un grande giocattolaio.

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6 Comments on "UN ANNO SENZA CRONACA"

  1. E’ perfetto. Spiegheremo a eventuali – o già arrivati – figli che nella vita, comunque, un po’ giocattolai bisogna esserlo. Almeno per la capacità di appassionarsi a qualcosa che prima o poi comunque si romperà o si dovrà abbandonare. A Cronaca quella passione c’era.
    Lisa

  2. Maria Luisa | Gennaio 23, 2013 at 3:14 pm |

    cosa manca di più il quotidiano o il Dott. Mistraletti???

  3. Pink Anderson | Gennaio 23, 2013 at 3:42 pm |

    “Ciampi a Piacenza di Mercoledì”. Questo titolo aveva creato grande scompiglio in città.

  4. qualche giorno fa all’edicola dei portici INPS un tale sulla quarantina, davanti a me, chiese Il Corriere e La Cronaca !!!!

  5. La saracinesca si è chiusa definitivamente, questo sì, ma ancora oggi i colleghi della Cronaca non si sono ritrovati nemmeno per una pizza; questa è la tristezza di far finire, in un secondo, anni e anni di amicizia e lavoro insieme…e questa è l’occasione per lanciare l’invito ai miei colleghi.
    Rambo

  6. Bel pezzo! Una “Cronaca” del lavoro e della vita di chi ci ha creduto.

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