NEREO

Nereo è capitato “per caso” a Seminò, dove un tempo c’era il ristorante La Costa, il locale che Daniele e Lucia avevano aperto prima di morire in un incidente stradale. E lì, davanti all’ingresso, Nereo ha ricordato i tagliolini belli stagni e i piatti flambè per cui Daniele aveva perso i capelli.

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TESTO: NEREO TRABACCHI; FOTO: ARCHIVIO TRABACCHI

La recensione di oggi è una recensione un po’ particolare. E’ la recensione di un ristorante che non c’è, anzi, un ristorante che non c’è più, ma che vive ancora nei ricordi di molti. Prima di decidere se scrivere queste parole ho riflettuto a lungo e alla fine ho dato retta a una voce e a una risata che dentro di me ha detto: “Eh cavolo, certo che puoi scriverlo!”. La voce era quella dell’amico Daniele, subito seguita dall’usuale risata accondiscendente di Lucia. Entrambi non sono più tra noi, a causa di un tragico incidente stradale, e il giorno di Pasqua bighellonando senza meta tra le colline di Ziano, precisamente a Seminò, sono capitato davanti al loro sogno diventato realtà: l’osteria La Costa. Era dal giorno dell’incidente (gennaio 2011) che, forse inconsciamente, non passavo lì davanti. Ho fermato la macchina, sono sceso e ho scattato la foto che vedete. Durante il lunghissimo “click” mi sono tornate alla mente le decine di pranzi e cene che ho fatto in quel posto, ma soprattutto le loro voci e l’aria sempre festosa. “Nereo, ancora una grattata di bottarga sul tagliolino? Poi ti faccio assaggiare un vino che mi domando perché non scende dal rubinetto…”. Si mangiavano ottimi primi, i salumi della zona, e non mancavano mai le proposte di carne alla griglia e pesce di qualità. La terrazza esterna regalava momenti di refrigerio nelle torride serate estive. Lucia discreta e timida, faceva capolino dalla cucina per il piacere di salutarmi e dirmi di persona che il tagliolino me lo teneva “bello stagno” come piace a me. Poi spariva e dopo pochi minuti si sentiva la sua voce dalla cucina gridare: “Via!”, perché il piatto era pronto e doveva arrivare caldo al tavolo. Daniele scattava: “Altrimenti il maresciallo mi sgrida…”.

“IL NOSTRO RISTORANTINO E’ PRONTO”

Con altri amici lo avevamo soprannominato “il re della fiamma” perché in un altro ristorante ci preparava piatti flambè al tavolo. “E’ per colpa di questo dannato fuoco che non ho più un capello in testa. Me li sono bruciati tutti…”. Ogni volta lo ripeteva, ogni volta noi si rideva. E proprio in quegli anni mi si avvicinava all’orecchio sussurrando: “Tra poco il nostro ristorantino è pronto. Ti voglio tra i primi clienti, altrimenti mi arrabbio…”. Daniele e Lucia prima di andarsene sono riusciti a mantenere la promessa che si erano fatti a vicenda e a se stessi: aprire un posto tutto loro dopo aver lavorato come dipendenti per tanti anni. Un esempio di forza di volontà e lavorativa non comuni. Mentre il giorno di Pasqua ero lì, solo, in un luogo silenzioso, come isolato dal mondo, tutti questi ricordi mi sono riaffiorati con la stessa genuinità e serenità del loro sorriso. Nel piazzale del ristorante chiuso ho fatto scorrere la rubrica e ho scoperto avere ancora il numero. Lo conserverò insieme a tutti gli altri ricordi, come l’immagine della fotografia della loro figlia maggiore, con in testa il cappello da Chef della mamma, che era appesa proprio sopra il telefono a cui rispondevano per prendere le prenotazioni.
Ciao ragazzi, spesso brindo a voi e sappiate che sono in tanti ad aver nascosto nel loro cuore un ricordo del vostro sogno realizzato. Ci siete davvero riusciti.

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1 Comment on "NEREO"

  1. Ho avuto il piacere di conoscere daniele da ragazza quando lui e quello che oggi e’ mio marito ereano compagni di naia indimenticato e indimenticabile compagno di goliardate pensare a lui mi fa sorridere ma con gli occhi lucidi…

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