MAOSTRALETTI

Come Mao. Più di Mao. Carlo Mistraletti è riuscito nell’impresa: ha sfidato mulinelli e cavedani a tre teste e ha attraversato il Po a nuoto. Poi non abbiamo più avuto sue notizie.

mistra acqua

TESTO: FILIPPO MERLI; FOTOGRAFIE: EMANUELA GATTI

Come Mao. Più di Mao. Ad attraversare a nuoto il fiume Yangzi son capaci tutti, ma provate ad attraversare il fiume più inquinato del mondo col rischio di essere dilaniati da un cavedano a tre teste, poi ne riparliamo. Carlo Mistraletti ha sfidato ancora una volta la natura e ancora una volta ce l’ha fatta, a discapito dei pessimisti e dei gufi: ieri ha attraversato il Po ed è sbarcato sulla sponda lombarda. Non sappiamo se abbia fatto ritorno, dato che da quando è arrivato di là non abbiamo più avuto sue notizie, ma sta di fatto che l’impresa è stata compiuta.

MI MANDA IL PAPA

Intorno alle 17, sotto al ponte di Po, ci sono tutti: giornalisti, semplici curiosi, amici di Mistraletti, soccorritori della Protezione Civile. Manca solo Mistraletti, che arriva poco dopo al volante della sua Audi. Carlo è in giacca e cravatta. Scende dalla macchina, scambia quattro chiacchiere coi presenti e inizia a pianificare la traversata. Suda visibilmente. Uno pensa: è nervoso. Invece no. Mistraletti suda perché sotto alla giacca e alla cravatta porta la muta da sub. Pensavamo di essere gli unici pazzi a fare la diretta dell’evento via Twitter, invece scopriamo che PiacenzaSera farà la diretta streaming. La giornalista di Libertà, Betty Paraboschi, è disperata perché dovrà scrivere 2700 battute “su questa roba”. Tra l’altro porta le scarpe col tacco ed è terrorizzata dalla sabbia. Mistraletti, che è un galantuomo, decide di tenere un piccolo discorso sull’asfalto, lontano dal fiume. Dopo le frasi di rito e i ringraziamenti attacca col latinorum: “Lambrum et Olona flumina purificanda sunt”. La stessa cosa che stavamo pensando noi. “Il Lambro e l’Olona devono essere purificati, perché da cinquant’anni inquinano il Po. Non è che noi vogliamo conquistare la Lombardia, né tanto meno liberarla, ma vorremmo un’armonia tra le regioni per un Po pulito”. Accanto a Mistraletti c’è don Pietro Casella che ascolta con attenzione. “E’ in rappresentanza del vescovo e del Papa” dice Mistraletti. Don Pietro Casella, che era convinto di essere lì solo per benedire le acque, sente la responsabilità.

IL TESTAMENTO DI CARLO

A questo punto Mistraletti sparisce. Torna con le pinne. Ci dirigiamo sulla riva del Po – Betty Paraboschi non vuol restare indietro e decide di mandare le scarpe col tacco a puttane – dove i soccorritori sono già in acqua col canotto, pronti a ogni evenienza. Arriva Michele Rancati di Telelibertà che intervista Mistraletti. Sul finire dell’intervista lancia una gufata terrificante:  “Carlo, come vuoi essere ricordato se qualcosa dovesse andare storto?”. Improvvisamente tutti gli amici di Mistraletti si ricordano di avere qualcosa di fastidioso nelle tasche dei pantaloni. Mistraletti non si fa fregare: “Con due pagine su Libertà”. Fatto il testamento, è tutto pronto. Mistraletti viene accompagnato a braccio sulla sponda, rischia di cadere un paio di volte perché è l’unico essere umano sulla faccia della terra che riesce a camminare in avanti con le pinne. Si volta solo quando tocca l’acqua. In superficie l’acqua sembra tranquilla. Sembra. Sono i vortici subacquei che ti fottono. Ma ormai Mistraletti c’è dentro fino alle caviglie. Carlo si mette cuffia e occhialini. Si bagna il petto. Poi la faccia. Qualcuno sussurra “che schifo!”. Pescatori di frodo assistono curiosi alla scena. L’acqua ha un colore strano, difficile da descrivere. I soccorritori e un paio di barcaioli fanno da scorta a Mistraletti. L’obiettivo è raggiungere un isolotto sulla sponda lombarda. Carlo si gira, fa un po’ di stretching e giù. Parte. Inizia con lo stile libero, scivola via sull’acqua con grazia ed eleganza. La bracciata è sciolta e potente. Troppo. “Piano Carlo! Piano!” gli urla il personal trainer. Accanto a noi un tizio parla da solo: “L’anno scorso abbiamo temuto per lui. E’ sempre una cosa rischiosa, non si può sottovalutare niente”. Mistraletti prosegue, il ritmo della gambata è buona. Michele Rancati ci riprova: “Là la corrente lo porta via”. Ma Mistraletti resiste e punta l’isolotto. Nel frattempo passa una bottiglia di birra vuota che galleggia e s’incaglia non vogliamo sapere con che cosa. Mistraletti alterna stile libero e dorso. Un altro tizio lo tiene d’occhio col teleobiettivo e a un certo urla “ha toccato!”. Ce l’ha fatta! Mistraletti è in Lombardia! L’impresa è stata compiuta e tutti aspettano il suo ritorno per le doverose celebrazioni. Passano dieci minuti. Niente. Altri dieci minuti. Niente. Ancora dieci minuti. Mistraletti non torna più. La gente inizia ad andare via. Aspettiamo ancora un po’, poi ce ne andiamo anche noi, consapevoli di aver assistito a una grande impresa. La prima cosa che abbiamo fatto questa mattina è stata aprire Libertà. Quando abbiamo visto che non c’erano due pagine dedicate a lui abbiamo tirato un sospiro di sollievo: Mistraletti è sano e salvo.

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