Giugno è il mese dei saggi di danza, tre ore di balletti e musica classica, vecchie che ti muoiono da parte e mariti che tentano il suicidio gettandosi dal loggione. Cronaca di una notte di mezza estate al teatro Municipale.
TESTO: FILIPPO MERLI; FOTO: INTERNET
Il mazzo di fiori viene prima di tutto. Se alla fine del saggio non hai un bouquet da consegnare a tua figlia fai la figura del genitore insensibile. Tutte le altre ballerine hanno i loro fiori mentre tua figlia si guarda attorno a mani vuote (rimediare con le rose dell’indiano di passaggio non è elegante). Prima c’è tutto il resto: le prove, il sipario, la scaletta, i parenti tutti. Comincia alla sera, intorno alle 18. Sei a casa davanti alla televisione e tua moglie sbraita: “Caro, dài, siamo in ritardo”. Tua figlia piroetta per il salotto. Prima, seconda, arabesque. Con l’arabesque arriva davanti alla tivù nel momento esatto in cui stanno per svelare il nome dell’assassino. Perso. Allora ti alzi e vai a cambiarti. Tua moglie corre da un lato all’altro della casa, tua figlia prova l’inchino finale, un piede orizzontale in avanti e l’altro dietro nella stessa posizione. “Tesoro, dov’è la giacca?”. Lei arriva incazzatissima, apre un’anta dell’armadio di cui ignoravi l’esistenza e la trova subito. “Toh”. Tua moglie si cambia, stira, sistema lo chignon alla figlia aiutandosi con una guida rapida su You Tube, ti passa la camicia, si mette la lacca e sceglie i gioielli, tutto contemporaneamente. Ecco perché l’hai sposata. Poi c’è la prova del tutù. Stringe un po’. Ago. Filo. A posto. “Caro, hai messo sotto carica la videocamera?”. Fatto. “Bravo, anche perché era l’unica cosa che dovevi fare…”. Polemica. L’appuntamento è al Municipale per le 20. Sono le 19,30, è ora di andare. Spegni la luce. Chiudi la porta. “Papi, hai tu le mie scarpe per ballare sulle punte?”. Apri la porta. Accendi la luce. Trovate.
SU IL SUDARIO
In macchina tua moglie ha i nervi a pezzi. Controlla i biglietti, ricorda l’appuntamento ai parenti con un sms. Quando arrivi a teatro – dopo aver vagato mezz’ora per trovare parcheggio con tua moglie che ti dava dell’impedito a ogni curva – arriva davanti al teatro e vedi parenti che non vedevi dalla Comunione. E’ come a un funerale: quando muore qualcuno si rifanno vivi tutti. Conversazione con la zia di terzo grado. “Come sei cresciuto!”. Sono passati 26 anni dall’ultima volta che l’hai vista. “Siamo un po’ ingrassati eh?”. Eh sì zia (vecchia baldracca). Tua figlia nel frattempo è già dentro al teatro con tua moglie. Ti ha lasciato solo. Dopo una ventina di minuti arriva il momento di entrare. In platea c’è un caldo assurdo, tutti iniziano a sventolare il programma della serata a mo’ di ventaglio. C’è il rischio che ti muoia la vecchia sulla poltroncina accanto. A proposito di programma, vediamo un po’ la scaletta: trentadue esibizioni, dalle bambine di 5 anni a quelle di 20 che ballano hip hop con pantaloni troppo larghi. Sul programma c’è solo il nome del balletto, impossibile sapere quando arriverà il momento di tua figlia. Tua moglie lo sa benissimo, ma ovviamente non te lo dice. Si spengono le luci. Si alza il sipario. “Benvenuti al saggio di danza!”. E si comincia. La morte del cigno è la tua morte. Quel maledetto volatile non crepa mai, mezz’ora di agonia sulla musica di Saint-Saens. Gli altri padri hanno iPad, iPod, iPhone e videocamera di ultima generazione. Filmano tutto dall’inizio alla fine. A un certo punto, mentre stai pensando di sparare al cigno a sangue freddo per farla finita, tua moglie ti bolla: “Tocca a lei! Muoviti, dammi la videocamera!”. La scena successiva l’ha descritta Annalena Benini sul Foglio: “La madre mi scavalca, si getta in prima fila con la telecamera in mano calpestando una signora anziana e sbracciandosi perché la figlia la guardi (“Lavinia togli le dita dal naso ammamma”), dà una spallata a una suora che le fa segno di tacere e chiama in soccorso il marito”. Allora arrivi e riprendi la videocamera. Escono venti ballerine, tutte vestite e pettinate uguali. Panico. Quale sarà? Decidi di guardarne una caso e di filmare quella, sperando che sia tua figlia. Intervallo.
GRAND BATTEMENT
Altre quindici esibizioni. La gente non parla più, c’è un silenzio tombale. Qualcuno tenta il suicidio gettandosi dal loggione, altri sono in uno stato di morte apparente: la noia ha preso il sopravvento. Musica lenta, balletti lentissimi, esibizioni infinite. Tchiajkoskj era un figlio di puttana. Tua moglie ti bolla: “Tocca a lei!”. Secondo balletto in tre ore. Poi via con l’hip hop, con questi tamarri che si agitano sulle note di Eminem. “Guarda, quella è la figlia del farmacista” dice tua moglie mentre un altro marito tenta di tagliare la corda dall’uscita di sicurezza. Esibizione finale, tutti sul palco a prendere i meritati applausi. Fiori alle maestre. Sipario. Luci. La vecchia accanto a te è andata. I mariti hanno sguardi persi nel vuoto, sono pallidi, sudano freddo. Le mogli iniziano a parlare di punte e grand battement à la seconde. Usano il linguaggio tecnico, hanno visto tre lezioni della figlia e pensano di saperne di più dell’insegnante. Nel frattempo aspetti un’altra mezz’ora perché tua figlia è dietro le quinte che si sta cambiando. Poi arriva, le dai il mazzo di fiori, saluti la zia, prendi la borsa e vai alla macchina. Quando arrivi a casa è più o meno l’una di notte. Tua figlia dorme come un angelo, tua moglie mette la vestaglia e s’infila a letto. “Caro, domani sera ho invitato un paio di amiche a vedere la registrazione”. Tchiajkoskj era un figlio di puttana.
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