VIA COL VENTILATORE

Piccola invettiva contro quei salutisti che non sopportano il ventilatore perché fa venire il torcicollo. Ma i peggiori sono i colleghi d’ufficio che appena accendi il condizionatore iniziano a tossire e si coprono le spalle col golf.

ventilatore ok

TESTO: FILIPPO MERLI; FOTO: INTERNET

Già sei nervoso perché vorresti essere alle Maldive e invece sei in ufficio. Se poi ci si mettono i salutisti, allora è la fine. Premessa: questa è una piccola invettiva contro quegli uomini e quelle donne che appena accendi il ventilatore iniziano a fare esercizi di stretching col collo con annesse smorfie di disapprovazione. La scena è questa. Fuori ci sono 35 gradi e in ufficio, chissà perché, ce ne sono 38. I fogli si appiccicano ai polsi, la vista s’annebbia, la fronte gronda, i polpastrelli sudano a ogni battito di tastiera, sei un tutt’uno con la camicia. Sei uno sfigato e in ufficio non hai il condizionatore. Però c’è uno di quei ventilatori con la piantana che fanno un casino bestiale. A un certo punto non ce la fai più. Ti stacchi a forza dalla poltrona in finta pelle che ormai ha preso le sembianze di un forno crematorio e ti avvicini all’aggeggio con le pale. Lo metti sull’uno – si dice così a seconda della potenza – perché non vuoi dare fastidio a nessuno e te lo punti addosso. Subito il tuo collega ti guarda male. Poi, quando vede che lo ignori, inizia a massaggiarsi leggermente le spalle e a muovere la testa in su e in giù. Niente. Sei un uomo forte e non molli. Tocca a lui fare la prima mossa. Allora si alza, va dalle parti del ventilatore, si guarda intorno con aria indifferente e lo mette nella modalità inutile, va a dire quella girevole. “Così muove l’aria e non ce l’abbiamo proprio addosso”. Ma l’aria non c’è, non si muove nulla. Lasciatemi soffrire in pace. Voglio il torcicollo, ma non il caldo. Allora ti rialzi e vai fischiettando verso il ventilatore. Lo blocchi di nuovo verso la tua scrivania. Il collega apre il cassetto e tira fuori il tubetto di Vivin C. Inizia a tossire, finge di avere le convulsioni, si tocca la fronte. Colpo d’aria. Influenza in arrivo. “Posso spegnere?”.
Poi ci sono quelli fortunati che in ufficio hanno il condizionatore. Ma loro, pur nella buona sorte, devono fare i conti con un altro tipo di collega, molto più pericoloso e molto più rompicoglioni del precedente: si tratta del tipico soggetto che quando accendi l’aria condizionata si mette il golf sulle spalle. E’ l’organismo più irritante sulla faccia della terra. E’ qualcosa di insopportabile, istiga all’omicidio. Il termostato segna 42 gradi. Non ce la fai più. Al boccione dell’acqua c’è la fila, ti sudano anche le gambe. L’unico che sta bene è il tuo capo, che nel suo ufficio ha una segretaria in bikini, il panorama delle Hawaii sullo sfondo e una caraffa di Margarita ghiacciata pronta all’uso. Guardi il condizionatore. Lui ti guarda. Sei già in preda a visioni mistiche e senti voci extrasensoriali. “Accendimi, tesoro, coraggio. Basta che premi il rosso”. Guardi il telecomando. Lui ti guarda. “Schiacciami tutto, baby”. Allora prendi in mano ciò che resta della tua squallida vita e agisci. Un minuto dopo il tuo collega – o la tua collega, anzi, diciamolo, di solito sono le donne che si lamentano di più per il condizionatore – ha già il maglioncino sulle spalle, il foulard attorno al collo e batte i denti. “Eh, ci sono proprio sotto…”. “Eh, ce l’ho puntato verso di me…”. “Eh, soffro di sinusite…”. “Eh, ho un principio di sciatica…”. Ti lancia messaggi nemmeno troppo subliminali, cerca di impietosirti e di fotterti psicologicamente. Al trentesimo “eh” butti dentro. Prendi il telecomando, spegni e torni alla scrivania. E va bene, hai vinto tu. Basta che taci.

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1 Comment on "VIA COL VENTILATORE"

  1. Tanto lo so che ti riferisci alle tue ex colleghe della provincia..;)

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