CIAO BOMBER

Ci sono due domande che il tipico bomber piacentino teme di sentirsi rivolgere al bar dopo la partita: “Che cosa avete fatto?” e “l’hai messa?” quando tutti sanno benissimo che la sua squadra ha perso e che lui è rimasto a secco. Per fortuna c’è la morosa (forse).

99-264685-000010

TESTO: MARCELLO ASTORRI; FOTO: SCHELOTTO E COMPAGNA

Il post partita per un bomber è roba seria, quasi più importante della partita stessa. Dopo la doccia è tassativo e inderogabile l’appuntamento al bar, mancarlo significa fuggire dalle proprie responsabilità, non avere fegato. Una volta entrati nel locale, ci sarà il contatto con i colleghi calciatori, in ghingheri con tanto di tuta e borsello della squadra: alcuni bevono una birra al bancone, altri mangiano un panino davanti alle tele accesa su 90° Minuto. Il bomber, a seconda dell’esito della partita, entra con stati d’animo completamente opposti: se ha vinto entra con sorriso, petto gonfio e testa alta. Figuriamoci se ha pure segnato. Se invece ha perso, entra di soppiatto e con la testa bassa, si siede nelle retrovie e aspetta il truce destino. Di li a poco infatti qualche collega lo avvicinerà e gli rivolgerà – ovviamente conoscendo già la risposta – la fatidica domanda: “Bomber, cosa avete fatto?”. Lui mastica amaro, ma risponde: “Perso 3-0”. Il collega accenna uno sguardo di comprensione – anche se segretamente gode – e ascolta le solite, classiche, giustificazioni da disco rotto che si sentono in caso di sconfitta: “Da non crederci, questi hanno fatto due tiri in porta e tre gol! E poi l’arbitro… questo faceva proprio fatica!”. Come no, bomber. In un attimo il bar si trasforma in una specie di confessionale dove chi ha perso si sfoga, chi ha vinto invece cerca in tutti i modi di farsi chiedere: “Cos’avete fatto?”, ovviamente però nessuno glielo chiede, tanto lo sanno già ma fanno finta di niente.
Se il “cos’avete fatto” è la domanda temuta (o ambita) da tutti i calciatori, gli attaccanti hanno una preoccupazione in più: “L’hai messa?”. Se non hanno fatto gol, apriti cielo. “Bomber… Non segni neanche con la matita!”. E questo è quello che si sentono dire quando gli va bene; peggio è quando li paragonano a Sforzini, Bernacci o Jardel ai tempi dell’Ancona. Dal bar i calciatori escono sempre con le palle girate o perché nessuno gli ha chiesto cos’hanno fatto, o perché gliel’hanno chiesto. In entrambi i casi sperano di trovare un po’ di conforto tra le braccia della morosa, ma anche in questo caso spesso va a finire male. La domanda arriva sempre, inopportuna, quando perdono: “Tesoro, com’è andata la partita?”. Brutto errore questo, che sfocia con certezza quasi matematica nel litigio di coppia. Chiaramente poi, in caso di vittoria, si può star tranquilli che la domanda non arriva. A volte, però, succede il miracolo e l’ambita combinazione, con la rarità di un allineamento di pianeti, si verifica. Il bomber ha vinto e si sente chiedere la domanda giusta, alla quale risponde con estremo piacere riacquistando baldanza e loquacità. La gioia però dura poco: “L’hai messa?”.

Share

Be the first to comment on "CIAO BOMBER"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*


Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi