Aprivi la porta e non vedevi il cesso. Solo fumo. Andavi avanti a tastoni e se eri fortunato le tue mani finivano sul petto di quella della terza C (se invece eri sfortunato finivano sulla faccia del pluriripetente bullo assassino cannibale condannato alla sedia elettrica della quarta B che ti diceva “che minghia fai” e il cesso te lo faceva trovare con la fronte). Se non riuscivi a corrompere la bidella c’era uno – ovviamente il più sfigato – che faceva il palo e ti avvisava con un paio di colpi di tosse se passava il prof. E trascorrevi l’intervallo così, a fumare tre sigarette nel giro di dieci minuti. Qualcuno perdeva i sensi, altri facevano conversazione senza riuscire a guardarsi in faccia, la finestra aperta in gennaio non era sufficiente per fare uscire il fumo e gli occhi lacrimavano e s’arrossavano. La tattica era molto semplice: stringevi in una mano sigaretta e accendino e sgattaiolavi nel cesso appena suonava la campanella. Fumavi una paglia e te ne scroccavano una decina, poi ti spruzzavi un po’ di profumo sui vestiti e alla fine, per completare il tutto, mangiavi una cicca. I cessi delle scuole sono sempre stati spazi riservati ai fumatori e se per caso qualche salutista spifferava qualcosa in presidenza era un attimo che si ritrovasse misteriosamente le gomme del motorino tagliate (del resto la scuola è la preparazione alla vita vera). Per questo la storia del divieto di fumo nei cortili delle scuole – nuovo provvedimento del Governo – appare molto divertente. Nei cortili delle scuole non ha mai fumato nessuno. A scuola si fuma nel cesso, lo sanno tutti. E sinceramente – per i non fumatori, per quelli a cui il fumo passivo dà fastidio e la sigaretta te la spegnerebbero sulla guancia – è molto peggio che si fumi chiusi in bagno (come si faceva prima e come si farà ancora di più dopo il divieto del Governo) che non all’aperto nel cortile. Fine della polemica sterile.
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