La Batusa

NEREO

TESTO: NEREO TRABACCHI; FOTO: ARCHIVIO TRABACCHI

Ho tenuto questo locale per ultimo, prima della pausa estiva, perché si tratta di un ristorante molto particolare; e non temo né critiche, né smentite, sostenendo essere il miglior ristorante di Piacenza. Si chiama “Il cliente”, e si trova in un piccolo vicolo del centro storico. L’altra sera ci sono stato per poi recensirlo sulla Batusa, e appena arrivato ho capito il perché del nome: tutto qui è improntato esclusivamente sulle esigenze e la soddisfazione del “cliente”, esattamente come deve essere. Professionalità, gentilezza, ricerca dei migliori prodotti stagionali, a un giusto rapporto qualità prezzo. “Ma andiamo con ordine”, come Filippo Merli sostiene dicano i giornalisti quando non sanno più raccapezzarsi: e qui, per come siamo abituati a Piacenza, raccapezzarsi in questa insolita isola della perfezione è effettivamente destabilizzante. Prima di tutto, il Cliente è sempre aperto; grazie a una sapiente turnazione del personale e dei due soci, non solo il Cliente non chiude mai per ferie, ma la sua cucina apre alle 11, fino alle 16 e poi dalle 18 alle 2 del mattino. Fantascienza per i piacentini, che proprio non si scrollano dalla testa gli orari assorbiti alle scuole elementari: 12,30/13-20 (con cartoni animanti). Se pensiamo che in molte altre città, soprattutto all’estero, questi orari non sono solo la normalità, ma il minimo sindacabile… L’ambiente è sempre fresco, pulito ed elegante senza essere pomposo, così come le toilette dove non manca mai il sapone nell’erogatore. Vieni accolto sulla porta, e con buona maniera, ma senza essere lascivi, ti chiedono quali sono le tue intenzioni: tavolo o bancone? Adoro il bancone…
Mi siedo su un comodo sgabello con schienale e mentre viene servito un aperitivo mi infilano in mano un menu pulito, chiaro e coinciso di quelli che sono i piatti del giorno. Al tavolo propongono selezioni più complete o degustazioni, al bancone una cosa meno impegnativa, ti permette di assaggiare anche solo un piatto di alta cucina con vini al bicchiere. Oggi, lo chef Jacopo Calori, propone: carrè di agnello con patate dolci, spaghettini al porro e bottarga, uovo al tegamino con pancetta croccante e salsa di tartufi, filetto di manzo in tre cotture, piccolo hamburger di fassona con cappello di fungo e salsa ketchup fatta da noi, tazza di calamari arrostiti con piselli e punte di asparagi, ventaglio di capesante su letto di cipolla dolce rossa, medaglione di aragosta con salsa di mirtilli, penne fatte a mano con polpa di ricci di mare e pompelmo rosa, risotto croccante con porcini e castelmagno. Le portate vanno dai 14 ai 20 euro, e la selezione di vini  prevede – cosa impensabile fino ad oggi in città – etichette nazionali ed estere molto costose, ma servite al bicchiere, dandoti così la possibilità di assaggi altrimenti proibitivi all’acquisto in bottiglia. Mentre leggo il menu, bevendo l’aperitivo, mi offrono come entrée un tortino di polpa di granchio con fonduta leggera di formaggio. Poi opto per l’uovo al tegamino con pancetta e tartufi e il piccolo hamburger di fassona con il fungo (foto). Bevo due bicchieri di Cheval Blanc e come pre dessert, una pallina di sorbetto al lime. Mi domandano se desidero prendere il caffè nella piccola sala fumatori, adiacente la cucina, dove mi accoccolo assaggiando i due cioccolatini e… e… e… e poi porca vacca di una miseriaccia ladra, mi sveglio, tutto sudato nel mio letto! Nervosissimo e affamato dopo dieci minuti di doccia gelata, mi trovo in Piazza Cavalli alle otto di sera, con quasi tutto chiuso e due grosse lacrime agli occhi. Sono soprattutto arrabbiato con me stesso perché mi sono ingannato da solo “sognando anche solo per un momento” che qualcosa del genere in città fosse possibile. Ma no, non lo è… Passo nel vicolo dove si trovava “Il Cliente” nel mio mondo onirico e compro un pezzo di pizza stanchissima… Buona vacanze. Ai prossimi bocconi!