W LA PASSERINI

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Se lo studente da fiume era interessato a sopravvivere alla sessione di luglio e ai bollori da tagli alle spese per l’aria condizionata, lo studente agostano appare come una figura mitica, circondata da un’aura di mistero. E il suo interesse è la sopravvivenza pura e semplice: a caldo, mosconi, richiami del Trebbia e paninari chiusi per ferie. Si sa, studiare spesso è pesante (mai come prendere in mano la celeberrima badila, sia chiaro) e farlo d’estate lo è ancora di più soprattutto se si è tornati dalle agognate vacanze dove gli unici “testi” sfogliati sono stati la Settimana Enigmistica o la Gazzetta dello Sport. Pesante ma necessario: settembre è lì a un tiro di schioppo, più vicino di quanto si possa pensare, e la sessione settembrina non fa sconti a nessuno. Per chi vuole lasciarsi alle spalle sollazzi e tuffi nei mari di tutto il mondo tuttavia lo sforzo è immane: come si può studiare in casa con genitori in ferie o fratelli minori persi nel limbo delle scuole superiori? Ma soprattutto, come si può affrontare serenamente l’umidità al 90 per cento se le biblioteche comunali sono chiuse? Allo studente agostano non resta che una soluzione: la sacra arte dell’arrangiarsi. E dello sperare di combinare qualcosa. Tra Passerini e Dante c’è la gara a chi abbassa prima la serranda: c’è chi chiude il giorno di San Lorenzo per non far torto alle stelle cadenti e chi riapre i battenti quando ormai è troppo tardi, quando la sessione incombe e rimediare diventa sport estremo. Parliamoci chiaro: non esiste (quasi) nessuno studente agostano in grado di arrivare al 21 agosto con le idee chiare sul prossimo esame da sostenere. Spesso ci si ritrova a mescolare le carte in tavola quando ormai l’appello incombe e l’unico capitolo studiato è l’introduzione (sì, proprio quella che non viene mai chiesta, o meglio viene chiesta quando è l’unico capitolo che non si è studiato). Lo studente agostano è il più delle volte sovrano dei sensi di colpa e paladino del cazzeggio sfrenato e non ci sono incombenze che tengano: sono solo pochissimi in grado di reggere l’impatto e combinare qualcosa in queste settimane che separano dal mese che fu simbolo della vendemmia prima dell’avvento di anticicloni battezzati con il televoto. Non parliamo poi della situazione del centro cittadino che assume i connotati del deserto dei Tartari e dell’ancor meno simpatica libreria Romagnosi che chiudendo i battenti per 3 settimane d’agosto regala momenti di terrore a chi manca del libro su cui preparare l’esame spingendo anche i più refrattari a rivolgersi ad Amazon, sperando sempre che quel dannatissimo tomo sia disponibile. E che il corriere non si perda nei meandri delle mille traverse a senso unico piacentine. Una volta ottenuto il prezioso volume tuttavia occorre anche aprirlo: la speranza di apprendere qualcosa per osmosi cede presto il passo alla frenesia di sottolineare con lo Stabilo giallo ormai agli sgoccioli. Lo Stabilo giallo che è fedele alleato dello studente già dalla sessione di luglio e che scorre sulle pagine dei libri con una velocità inversamente proporzionale alle nozioni acquisite. “Domani vengo da te a studiare dai”. “Va bene, ma facciamo un paio d’ore e poi andiamo in Trebbia”: quando due studenti agostani s’incontrano il loro destino è già segnato, irrimediabilmente. Quelle fantomatiche due ore si trasformeranno in una mezz’ora, spesa a parlare di dove spendere il restante pomeriggio. E lo studio è sempre più chimera: come un parcheggio vicino al Village all’una di notte e la credenza che dieci minuti di temporale possano mitigare l’afa piacentina. O meglio “Stige”, adesso si usa dire così.

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