L’ANTICRIBBIO

Nereo anticribbio

TESTO: NEREO TRABACCHI; FOTO: ARCHIVIO TRABACCHI

Quando ho scoperto di soffrire di tafofilia, mi sono tranquillizzato. Ebbene sì, in effetti prima non capivo per quale ragione i cimiteri, non solo mi attiravano come poco altro, ma entrarvi, passeggiarci e conoscerne i residenti, era diventato necessario per il mio benessere. Il mio ateismo, tanto profondo e radicato, da avermi addirittura condotto a farmi sbattezzare per uscire dalla Chiesa Cattolica Romana, mi fa pensare alla morte fisica come alla fine di tutto, e il fascino perverso dei cimiteri mi spinge a ragionare sul perché di questo nostro passaggio. Questo, chiaramente, mi ha permesso di osservare cose e abitudini che i “normali” visitatori spesso e comprensibilmente non notano. Prima su tutto la principale frequentatrice di questi luoghi: la Vecchia. La Vecchia prende la visita al cimitero quasi come un lavoro senza cui non le arriverebbe più la pensione. La Vecchia, a differenza del Vecchio, non ha paura di morire, e sa bene che prima di essere interrata dovrà passare ancora parecchio tempo, altrimenti sarebbe già accaduto. La sua non è più un saluto al marito spirato decenni prima, ma un vero e proprio sopralluogo dopo essersi fatta la permanente cotonata in segno di rispetto. Una scopatina alla cappella, una lucidatina alla foto, cambio d’acqua ai fiori, tutto tenendo sempre la borsetta al braccio perché si sa, al cimitero fottono, e poi via, si torna sabato prossimo. La Vecchia non compra i fiori nel chiosco, perché sono molto ma molto più cari, quindi la mattina li prende sul mercato e li trasporta al Campo Santo. Avete mai notato in Piazza Cavalli o in Piazza Cittadella, quelle donnone cotonate che aspettano il bus stringendo tra le braccia grossi coni di carta da cui spuntano fuori delle foglie? Ecco, ora sapete dove stanno andando. Poi ci sono quelle che organizzate in gruppetti di quattro, una volta la settimana, prendono il taxi in comune per dividere la spesa e si fanno portare a visitare Moraldo, Alvise, Gariboldo e Pantaleo. Le co-vecchie sono furbe, e tengono lontana la morte facendo il loro dovere di vedove, ancor di più quando riunite in capannelli non autorizzati lungo i viali dei cipressi, si scambiano opinioni sulle loro malattie, su quelle che hanno portato via i loro cari e si lamentano della coda che trovano sempre in Posta.

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