ACAPULCO, PRIMA SPIAGGIA A SINISTRA

bagno maria

TESTO: EMANUELA GATTI; FOTO: IDEM

Doverosa premessa. Questo pezzo è stato scritto su una sdraio con l’iPhone 4 chiuso in una di quelle buste di gomma che dovrebbero proteggere il telefono dall’acqua e dalla sabbia. Dico iPhone 4 non per tirarmela, ma per puntualizzare che non ho l’iPhone 5. Certo, potevo tranquillamente sistemarlo col mio Mac Book (manco a dirlo quello senza display retina), ma l’ho lasciato così per dare quel senso di realismo indispensabile per raccontare quanto segue. Sono stata qualche giorno al mare e, oltre a scoprire che i calippi che non hanno più la giuggiola sul fondo, ho notato un paio di cose interessanti, in particolare sui tipici soggetti da spiaggia che affollano i pomeriggi nei vari bagni dei vari litorali. Dato che Eva 3000 era finito non aveva niente da fare, così mi sono messa a osservare i loro comportamenti e ho iniziato a scrivere col telefono (altra premessa: questo pezzo non è uno dei soliti pezzi che schiumano invidia per i fisici pazzeschi delle altre donne in bikini. Non nutro alcuna remora nei loro confronti, vale a dire nei confronti di quelle stecche da biliardo coi costumi griffati che passano la loro vita a fare zumba mentre la tata bada ai loro figli e il marito è a chiudere un affare milionario all’estero). Ma veniamo al dunque. Ecco un piccolo elenco dei tipici soggetti da spiaggia scritto direttamente sul posto.

Minimalisti
Si presentano in spiaggia con un salviettone che sembra più una salvietta da bidet, un costume e null’altro. In dieci ore non mangiano nulla e bevono in due mezzo litro d’acqua. Sono tra lo zen e il tirchio. Comunque sia non hanno bisogno di niente se non dell’invidia altrui.

Radical chic/aristodem
Borsa spiaggia in paglia fatta a mano comprata  chissà in quale tour esotico che sta a dimostrare che sulla riviera, qualsiasi essa sia, ci sono capitati per sfiga e che fanno sempre altri tipi di viaggi più fighi. Kaftano turchese, due pezzi nero, ciabatte Birkenstock, occhiale alla Audrey Hepburn, capelli raccolti in una treccia, cappello di paglia cugino della borsa. L’esemplare maschile non ha quasi nulla di particolare se non che legge l’Internazionale e indossa anche lui un paio di Birkenstock. A pranzo si sfamano con una papaya, cinque nespole, due melograni fuori stagione e tre barrette di sesamo equo solidale. Alla sera ceneranno in un agriturismo fuori dal casino del lungo mare e della massa di gente che invade le vie piene di bancarelle luccicanti.

Fashion tamarri
Qualsiasi cosa abbia il colore degli evidenziatori Stabilo Boss loro ce l’hanno: costume, infradito, braccialetti vari. Occhiali simil Ray Ban a specchio e i due pezzi con le frange sono d’obbligo. Quattro o cinque tatuaggi giapponesi senza senso sparsi qua e là, capelli rigorosamente con  shatush raccolti in uno chignon. L’esemplare maschile di solito arriva in spiaggia con: canotta a costine Calvin Klein, calzoncini a metà coscia D&G con tanto di monogramma sulle chiappe.  Come costume hanno lo slip. Sempre. I più audaci lo indossano bianco, forse pensano che se il nero snellisce, il bianco… Di solito questi esemplari sono professionisti dell’abbronzatura e già a gennaio sono neri. Al mare infatti non vanno per prendere ancora più colore quanto per fare aperitivi in spiaggia scattando foto con la bocca a culo di gallina in cui la virilità del maschio è rifuggita come la peste. Dopo cena giro in centro, ricerca sulle bancarelle della cover per lo smartphone , coca e rum in un disco pub, gara di abbronzatura, letto.

Sportivi inquieti
Non si sa perché capitano in queste località dove la massima adrenalina è data da una partita di bocce tra 70enni  con problemi di prostata e da qualche match di calcio tennis tra 50enni panzuti e sudaticci. Tuttavia ci  sono anche loro e mentre la moglie gusta la crema di caffè al tavolino del bagno Italo facendo l’occhiolino al bagnino 20enne, loro, svegli e attivi dalle 7, occhiale a specchio legato dietro la nuca, shorts da jogging e canotta traspirante, si danno al beach volley agonistico, al parapendio sui tetti delle cabine e al windsurf in tre dita d’acqua piatta. Dopo quattro ore di intensa attività fisica solitaria però sono frustrati e tornano dalla moglie con il cronometro digitale subacqueo tra le gambe e dicono che gli italiani sono un popolo di pigri. Dopo una bistecca di carne per cena obbligheranno la consorte a fare il lungomare a passo svelto almeno dieci volte. Cento addominali prima di dormire e a colazione un bicchiere di acqua tiepida con il succo di limone.

Uomo d’affari
Se ha ancora una moglie che non l’ha mollato per scappare con l’insegnate di pilates, arriva in spiaggia con polo o camicia azzurra, mocassino blu senza calze o zoccolo in legno. Con l’occhiale bifocale, il Sole 24 Ore, Italia Oggi e il Corriere in mano, beve un ristretto al bar del bagno Irma, poi si accomoda sulla sdraio e legge lo sport. Dopo una controllata alla mail sul Blackberry (la maggior parte sono di “Paolo meccanico cel”, ovvero la segretaria 28enne lasciata in ufficio nonostante varie promesse di viaggi alle Maldive) va a fare due passi sulla battigia. Guarda qualche culo al sole e ritorna al suo ombrellone. La moglie, che non si toglie il collier d’oro nemmeno per spalmarsi la Piz Buin, legge Cosmopolitan e scrive un sms al figlio ribelle e anticonformista che è andato un mese in Bolivia in preda ad un raptus di umanità e filantropia. Al ritorno, il figliol prodigo, passerà dieci giorni insieme alla morosina, nella casa al mare dei genitori di lei a Varigotti. Cena di pesce, rum in un locale del centro, passeggiatina con il golf color avio in vita sul lungomare.

Coppietta
Sono quelli che sembra non patiscano il caldo e stanno tutto il giorno sullo stesso lettino appiccicati come due giuggiole lasciate al sole per un paio d’ore. Respirano, dormono, pisciano in simbiosi. S’imboccano a vicenda chiamandosi con nomignoli assurdi al limite della decenza, dopo il bagno lui asciuga lei avvolgendola con il salviettone di Winnie the Pooh, lei gli spalma la protezione 150 sulle spalle. Stanno quasi sempre all’ombra. Lei di solito ha un costume rosa pastello, lui un calzoncino giallo pallido.

Tifosi (di calcio)
Sono quelli che soffrono e litigano più di tutti. Perché non è vero che il campionato finisce a maggio. È ad agosto che il calciomercato impazza, che la Fifa o la Figc tirano fuori tornei tipo la coppa delle coppe dell’Europa del Nord più i paesi dell’ex Urss contro la nazioni del Commonwealth, alla quale partecipa chi ha vinto il campionato uzbeko, chi aveva un calzino rosso nella 12esima partita di Champions League, chi in Coppa Italia è arrivato terzo, chi in una gara di motonautica ha  fatto 2568 punti radice quadra di 3456789. Insomma, tornei e trofei che non servono a nulla ma che i consorti spacciano alle compagne come la partita della vita, anche quelle in cui non gioca la squadra del cuore. Che poi i ristoratori sono stronzi: la sera dalla partita in ogni locale ci sono almeno cinque tv che trasmettono le partite, ma lei vuole stare in veranda “che è più carino” e tu sei l’unico pirla che tra un cozza e un sorriso alla tua lei non lancia uno sguardo furtivo allo schermo. Allora sei costretto a inventarti inesistenti problemi di prostata, telefonate varie alla mamma per poter entrare a vedere mezzo minuto di gioco. E quando torni al tavolo la domanda è una sola: “Ma dove sei stato? Ci hai messo due ore”. Risposta: “Cara, c’era fila in bagno” o “Sai, ho incontrato Carlo, quello che ha l’ombrellone vicino al nostro”. Sono divoratori folli di Corriere dello Sport, Gazzetta, Tuttosport, siti internt specializzati, blog, profili Twitter di bomber vari e chi più ne ha più ne metta. Salviettone di Renato Balestra sulla spalla, Gazza sotto l’ascella, sciabattano con le Hawaianas ai piedi  fino all’ombrellone prenotato . Dopo sei ore passate a leggere i quotidiani sportivi, sprofondano in un sonno atavico e sognano di aver accanto la Nargi e non Sora Lella da giovane. Dopo la cena in hotel, giretto sul lungo mare, Studio Sport nella hall dell’albergo con altri tifosi  in astinenza.

Adolescenti
Sono quella specie di essere umani magri e sottili che si aggirano sulla battigia lobotomizzati e con in mano il cellulare. Chattano, whazzappano, si fotografano i piedi nell’acqua, le labbra che mandano baci, fanno la V con le dita,  strizzano l’occhio.  Danno un effetto alla foto, la pubblicano e aspettano i like bloccando e sbloccando l’iPhone compulsivamente. Di sera, dopo la noiosissima cena con i vecchi, si radunano ai bagni. Le ragazze, tutte magre, tutte belle, tutte uguali, indossano un paio di short in jeans così corti che escono le tasche( e le chiappe). E quando non è un top a mettere in risalto le costole ci pensa una magliettona over size che lascia scoperta una spalla e sulla quale campeggia la scritta: “Sono vergine, ma questa maglietta è vecchia”.  Scarpa All Star o sneakers generica, basta che arrivi quasi a metà polpaccio. Per il maschi il look è così assemblato: jeans skinny risvoltati sopra la caviglia, mocassino blu scamosciato, camicia aderentissima dentro ai calzoni o maglia con paillettes, perline, teschi, borchiette con con scollo a V profondissimo di rigore. Baffi (se hanno raggiunto l’età per averli) e capelli rasati ai lati con ciuffo centrale stile Gioventù hitleriana. Alcuni hanno un cappellino con l’ala dritta e spostato un po’ di lato da vero macho.

Anziani
Chi ha superato i sessanta ha un chiodo fisso al mare: giocare a bocce come se non ci fosse un domani, e data l’età qualche volta capita. Ogni bagno ha un campo da bocce. Ogni giorno si svolgono dalle 214252 alle 878990 partite. C’è, come in ogni sport, il più scarso, il fuoriclasse, il bomber, lo sfigato, la testa calda. A dorso nudo e con i bermuda a vita altissima, sfidano il caldo e la sabbia bollente per cercare di avvicinare il più possibile la boccia al boccino. Ognuno bestemmia nel proprio dialetto, dopo un lancio fortunato si dà di gomito al rivale, si saluta il pubblico, si manda un bacio alla Carmen, veneta 67enne florida e sexy che fa girare la testa a tutta la spiaggia con quel costume intero a fiori e contenitivo. Chi vince potrà bere un Vermouth con lei stasera. La posta in gioco è altissima. Ne rimarrà uno solo, anche perché gli altri moriranno sotto al sole.

Famiglie
E poi ci sono le famiglie. Le più fighe aristocratiche hanno uno o due figli: belli, magri e sorridenti. Ma sono noiose. Le famiglie normali invece sono così composte: figlio numero 1: ha un’età compresa tra i 12 e i 14 anni, prima peluria da uomo, voce che si alterna tra il tono di una voce bianca e quella di Luca Word (famosissimo doppiatore, per capirci ha dato la voce al Gladiatore). Si annoiano a morte con i genitori e allora molestano i fratellini più piccoli con scherzi da caserma (tipo buttandoli in un buca fatta nella sabbia e cose cosi) o vagano per la spiaggia e alla vista di una coscia o di una tetta devono correre a fare un bagno rinfrescante. I figli numero 2-3-4 hanno un’età compresa tra i 4 e 9 anni. Hanno sempre fame, hanno sempre voglia di giocare e ogni tre minuti piangono. Il marito è costretto a portare dall’hotel Europa al bagno Bruna (circa 5 chilometri di distanza) con una borsa con i salviettoni, una con i giochi da spiaggia, una con il cibo, una con le creme,  una con alcuni abiti di ricambio. Maglia della Champion o della Fila grigia a girocollo e sudaticcia, bermuda dell’86 blu un po’ sbiadito, sono gli ultimi esemplari di uomini  sulla terra che non hanno ceduto alle infradito e portano ancora le ciabatte con il velcro della Canguro, quelle che se anche prendi il 37 portando il 42 ti fanno scivolare il piede in avanti facendoti grattuggiare grattugiare le dita su ogni gradino che incontri. Per contro, la moglie porta quelle infradito anni ’90 con il laccio in spugna arcobaleno e il posto per le dita indicato da cerchi di colore diverso. Questi maschi nemmeno in ferie possono star tranquilli e siccome la moglie, che per stile e per fisicità non è più quella che hai sposato 15 anni prima, si spalma sul lettino messo a favore di sole, devono guardare i figli 2-3-4 e quindi li vedi regrediti ad una fase infantile seduti sulla battigia pieni di sabbia mentre costruiscono castelli che farebbero invidia a Renzo Piano, piste per le biglie , pettinano Winks, cercano di pescare con il retino pesci inesistenti e giocano con il Nintendo dell’amichetto del figlio numero 4. Poi, dopo la cena in hotel, dovranno far giocare i bambini sui maxi gonfiabili per almeno un paio d’ore.

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3 Comments on "ACAPULCO, PRIMA SPIAGGIA A SINISTRA"

  1. Pezzo davvero geniale! Ora però la plastica dell’iphone sarà da buttare….per usura!

  2. ahahah!!!!!!! pura verità!

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