La Batusa

BERE UN ROBO A PARIGI

TESTO: PIERO PENNA; FOTO: IDEM

Premessa doverosa: per chi non abita a Parigi o non ha un amico fidato che ti consigli qualche buon posto economico, mangiare o bere un robo nella capitale francese diventa un salasso peggiore del prossimo aumento dell’Iva. Si, Parigi è cara, questo si sa. Qui la crisi non ha ancora colpito duro (chissà perché?), se solo si pensa che un bilocale di 30mq nel 20esimo arrondissement, quindi non proprio sotto la Tour Eiffel, arriva a costare anche 350mila euro. Ma se, come noi, non resistete al fascino di 3 giorni nella ville lumière e non siete clienti Alpitour, preparatevi ad essere spennati come il più tonto dei polli. Del resto, come non entrare a bere un cafè “italiano” nel lussuoso bar all’ombra di Notre Dame, dove 5 camerieri in perfetta tenuta con cravatta si sfregano le mani non appena ti vedono entrare con al collo una macchina fotografica e una cartina di Parigi in mano. E, certamente, se sei colto da improvviso fortunale mentre ti rechi a visitare il Louvre, non puoi rinunciare ad entrare nel francesissimo bar lungo la Senna che, seduti a un tavolino, ti chiede 5 euro per una brodaglia definita cafè au lait. E i prezzi non sono molto diversi se vuoi bere un robo appena uscito dalla visita al Sacre Coeur o mentre percorri da vero turista gli Champs Elysées tra uno sguardo distratto al negozio di Cartier e l’occhio che scappa verso lo store ufficiale del Paris Saint Germain. Certo, ora l’amico di turno, francese dentro, ci dirà: “Pollo! Se vai in giro e non conosci i posti, meriti di essere spennato. O di passare 3 giorni al Mc Donald’s”. Hai ragione, gli diremo, se solo avessimo chiesto consiglio… Se solo avessimo chiesto consiglio ci saremmo seduti a uno di quei tavolini all’aperto delle brasseries o delle vineries che affollano la citè. Tavolini tutti in fila, vicini vicini, ai quali i francesi hanno l’usanza di sedersi guardando la strada, formando così una lunga fila di persone degna della panchina dell’Inter ai tempi d’oro: ma del resto sarebbe molto più maleducato dare le spalle alla strada che non ai camerieri del bar. In questi posti, soprattutto quelli più lontani dalle direttrici di marcia dei turisti, in particolare giapponesi, ad esempio nella zona di Belleville, del Marais o di Les Halles, trovi i parigini che sorseggiano calici di vini rossi o bianchi rigorosamente francesi, mentre qualcuno, raro, si diletta con una panaché. Molti bar e vineries hanno adottato la formula dell’happy hour after work, dove cocktail, birre e vini vengono proposti a soli 7 o 8 euro. Purtroppo, tranne nelle zone più chic o nei quartieri dei centri direzionali e delle boutique di alta classe, l’aperitivo non contempla anche quei bei buffet tipicamente milanesi, dove si entra per mangiare una tartina e si esce come se avessi appena concluso il pranzo di Natale. Ragione per cui, il buon francese dopo l’aperitivo, a differenza nostra, compra la sua baguette, se la infila sotto il braccio e si reca a casa a cenare. Il turista sprovveduto e avvinazzato decide invece di saltare la cena per risparmiare sedendosi ad ammirare la Tour Eiffel dai gradini del Trocadero oppure raggiunge a passo svelto il Mc Donald’s di Republique dove può riempirsi lo stomaco con un bel Big McMenu a “soli” 6 euro.