E ALLORA ZUMBA

TESTO: CATERINA MASCARETTI; FOTO: INTERNET

zumba

Tutto torna, tutto scorre. La vita riprende e le palestre riaprono. E si rivivono, come in un assurdo deja vu, istanti passati. Abbiamo combattuto (soprattutto noi donne) per mesi la lunga, annosa e snervante battaglia della prova costume; e ora che l’estate è finita rieccoci a far scorrere indietro i frame del nostro film e in avanti la lancetta della bilancia. Si, perché se per 5 mesi, da febbraio a giugno, ci siamo nutrite solo come ruminanti (insalate ed erbe varie) ed uccellini (semi e bacche), improvvisamente ci siamo trasformate in un branco di famelici sciacalli, pronto a nutrirsi di qualsiasi oscenità culinaria. Quindi non c’è di che lamentarsi se, risalite sulla bilancia a settembre, il nostro invidiabile peso stile Kate Moss si è tramutato, sotto i nostri occhi increduli, nel non proprio invidiabile peso del Giampiero Galeazzi. Allora, armate di sneaker e calzoncini, siamo tornate in quelli che sono i luoghi di tortura delle società moderna: le palestre. La palestra, dalla notte dei tempi, è un luogo di perdizione nel quale gli assurdi intrecci amorosi e gli incessanti pettegolezzi (eh sì, anche l’odore di sudore e la puzza di piedi) rendono l’aria invivibile. Ma ciò che più spiazza chi si reca in palestra sono i corsi. I corsi sono un’attività quasi prettamente femminile nella quale c’è sempre qualcuno che ti urla: “Di più! Di più! Più forte! E cinq’ se’ sett’ ott’! Dai!”. E se già questa simulazione collettiva di amplesso potrebbe bastare a rendere imbarazzante il tutto, l’inventore dei corsi (sicuramente un uomo) ha invece voluto accanirsi. Sì, perché il corso è quasi esclusivamente coreografato e a ritmo di musica. E l’ultima frontiera in tema di corsi (trash e splatter) è, senza alcun dubbio, lo zumba. Da profana, abituata a sport più virili, come kick boxing, ho sperimentato questo corso diabolico sulla mia pelle, e posso assicurarvi che non sarò più la stessa.

BALLI SFRENATI SUI TAVOLI DEI PEGGIORI BAR DI SAN POLO

Avete presente in “Blade runner” quando il replicante dice: “Ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare?”. Ecco, ieri sera, uscita dalla palestra, avrei potuto rispondergli: “No, no, credimi, le immagino perfettamente”. Anzitutto, come nota preliminare, dovete sapere che lo zumba crea dipendenza. Entri in un circolo vizioso per il quale ti ritrovi a ballare sui banconi dei bar malfamati. Infatti, lo zumba è stato ideato dal governo venezuelano per distogliere i propri cittadini dalle attività di narcotraffico ed alcolismo a suon di Pampero, che erano usanza svolgersi nei peggiori bar di Caracas. Il successo è stato immediato, e, in men che non si dica, tutto il mondo si è trovato ad agitare freneticamente le natiche e ballare persino nei peggiori bar di San Polo. La cosa più affascinante dello zumba è che vieni letteralmente lanciato, ex abrupto [copia-incolla], in un mondo latino-americaneggiante e ti trovi ad inseguire i passi scatenati di un’insegnante che, vuoi per per il volume assordante della Gasolina, vuoi perché ritiene che tutti siam nati in un’isola caraibica e con il ritmo nel sangue quando in realtà siamo nati all’isola Serafini, non spiega assolutamente la coreografia. Per di più, per non dare troppo nell’occhio, essendo il primo tentativo, decidi di metterti un po’ defilata. Ed è la fine. L’insegnante sciamannata continua a scuotersi ed agitarsi tutta e tu ti trovi, d’improvviso, con il braccio sinistro alzato mentre il resto della classe ha il destro. Tutte ti guardano con disapprovazione, manco fossi l’unico con la maglia del Che al giuramento di Predappio. Da lì in poi è la disfatta: gli occhi di tutte sono su di te, in attesa di un altro sbaglio. Gli occhi di tutte, eccezion fatta per quelli delle vere zumba-dipendenti.

GRAZIE DIO PER AVERMI FATTO CON UNA PRIMA DI REGGISENO

Questi esemplari sono incollate all’insegnante, conoscono ogni passo a memoria e gioiscono al solo udire l’incipit di una certa canzone. Ci credono molto. Anche il loro abbigliamento ormai testimonia che il loro corpo è qui, ma il loro cuore è già in un bordello di Juàrez. E tu invece sei completamente qui, spaesata, sudata, in preda ai crampi per il troppo sbattacchiare il sedere a destra e manca, e a ringraziare non si sa quale Dio per averti fornita solo di una prima di reggiseno, altrimenti le tette sarebbero volate al corso di yoga della stanza accanto. Dopo un’ora di battiti di mani, urla e musica latino-americana tutto finisce. Non sai dove sei. Non sai perché ci sei. Perché hai deciso di fare zumba? Ma certo, per far tornare l’ago della bilancia allo standard “Kate Moss”! No, ragazze. Che se lo tenga lei il suo standard e la sua bilancia. Io ritorno a mangiare Big Mac e a fare kick boxing con l’immagine del mio ex riflessa nel sacco.

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1 Comment on "E ALLORA ZUMBA"

  1. Da abitante di Isola Serafini confermo la teoria… niente ritmo nel sangue! 🙂

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