L’ANTICRIBBIO

TESTO: NEREO TRABACCHI; FOTO: ARCHIVIO TRABACCHI

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A mio parere, una della cose più ridicole create dall’uomo, è la ricorrenza. Nella maggior parte dei casi essa, la ricorrenza, è un’enorme frantumata di balle, vedi i Natali su tutti, i matrimoni di cugini bilaterali di cui si ignorava l’esistenza, e i compleanni dei vecchi di famiglia dove ti senti costretto a passare per fare un saluto perché si sa, potrebbe essere l’ultimo. Ma è difficile trovare qualcosa di più forzato dell’accoppiata primo e due novembre, che 99 italiani su 100 confondono sempre, non ricordando qual è dei santi e qual è dei morti. Macchisenefrega… Comunque, ufficialmente organizzato e “inventato” dalla Chiesa Cattolica Romana, perché in calendario aveva pochi eventi, anche quest’anno ci siamo ciucciati il lungo fine settimane di lacrime e crisantemi. Ognuno ricorda, prega e onora i propri defunti come meglio crede, nel giorno e nell’ora che più ritiene opportuno, come ad esempio la classica vedova piacentina, che in là con l’età, compra un paio di calze contenitive nuove all’Auchan, si cotona la permanente fottendosene dell’umidità, e va a trovare il marito seppellito 35 anni prima raccontandogli di essergli rimasta fedele nella vera convinzione che lui non la veda. Ah, quanto amo i cimiteri, e qui sono serio; adoro girovagare per quei vicoli, spesso scattando fotografie alle tombe più belle, a conferma di come queste servano più ai vivi che non ai dipartiti. E qui, come non ragionare, ipotizzare e tentare inutilmente di razionalizzare il più grande mistero di tutti i tempi? Una domanda che pensatori, filosofi, teologi, scienziati e premi Nobel si pongono da secoli e secoli: che cazzo succede dopo? Così, davanti a un bicchiere di Chardonnay, il mio di modo per brindare ai miei di morti, mi sono trovato nel giorno, e nella notte, delle zucche vuote, a domandarmi, “dove cazzo eravamo prima?” e soprattutto come per noi ancora qui ora, il tempo voli. Grazie a lui, anzitutto prima siamo vivi, poi moriamo. Ma pensavo a come in fondo io fossi morto anche prima di venire al mondo… Infatti, ad esempio, prima di nascere ho dovuto aspettare che passassero 11 anni dall’omicidio di Kennedy, e in tutto quel tempo, non ero certo vivo. Comunque presto o tardi tutti noi moriamo, come ben sapete; poi restiamo ancora qualche anno con chi ci ha conosciuto, nei suoi ricordi, con le quattro minchiate che ci lasciamo alle spalle, e ben presto si verifica un altro cambiamento, perché ebbene sì, anche i morti invecchiano, nessuno se ne ricorda più e spariscono nel nulla. Solo alcuni, pochissimi, lasciano i loro nomi incisi nella memoria, ma privi di una testimonianza autentica, di un ricordo reale, si trasformano in marionette.

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