LETTERE ALLA BATUSA

luci

Cara Batusa,
ricordo che un giorno, quando ancora in edicola si poteva acquistare la Cronaca di Piacenza, mi misi in testa, insieme ad un noto collega, di scoprire che fine fa l’acqua che incessantemente sgorga dai pompini in questione. Indignata dal possibile spreco che – a mio avviso – si celava nel funzionamento degli illustri fontanini, mi buttai alla ricerca di chissà quale scoperta, per rendermi conto infine che in realtà non esiste alcuna dispersione. Il meccanismo mi è ancora oggi sconosciuto.
Lisa

Cara Lisa, dalla tua lettera si evince chiaramente che hai qualcosa contro i pompini. Speriamo che tu ti sia resa conto della rivolta popolare che scatenerai qui sulla Batusa dopo le tue affermazioni. Noi non commentiamo, ma lasciamo ai nostri lettori il diritto di replica.

Per quanto riguarda le vedove a Milano, per quanto a mia conoscenza, pare che il nome derivi dal fatto che i pompini, a Milano, come il nostro sul Facsal e in via Taverna, non hanno il rubinetto e quindi “piangono” in continuazione.
Gigi

Caro Gigi, sono anni che cerchiamo una vedova, possibilmente giovane e con un mucchio di soldi in banca, ma non sapevamo che le vedove milanesi fossero il corrispettivo dei pompini piacentini. S’impara sempre qualcosa di nuovo.

Cara Batusa,
giacché “Libertà” non mi si fila per niente, non mi restate che voi; in copia conoscenza metto Santa Lucia. Riassumo qui i punti salienti del mio disagio: 1) odio Crozza con tutte le mie forze, i suoi travestimenti e i suoi siparietti: non mi fanno ridere per una fava, mi recano lo stesso effetto che mi provocava Fantozzi, quando avevo 8 anni: una tristezza immonda… 2) odio la Fornero, le auguro un soggiorno di 15 giorni nel Deserto del Gobi;  3) odio i contratti a progetto, perché non progettano una mazza, anzi, “mazzano” il progetto (e me). Ma il mio serio dilemma è: come ho fatto a sopravvivere, se sono cresciuta senza terapista dell’età evolutiva, senza cinture di sicurezza, senza combinazioni e password, senza riconoscimento vocale o digitale? Senza cellulare, senza social, senza chat, senza Playstation, Nintendo 64, X box, Wii e televisione via cavo con 99 canali?  Senza Fiori di Bach contro l’iperattività’, senza disturbi di comportamento o di alimentazione o del sonno (oggi sembra che, il non averne, sia una rarità soprannaturale… Dopo ore, anzi giorni, anzi mesi di formazione, di Gestione dei conflitti, di Coaching, di tecniche di Problem Solving, di Analisi Transazionale, … ho le palle piene di scenari pessimisti, di gufi e menagramo di tutte le sorti e i colori, di catene di iettatori che mi fanno “effetto evacuo” (pochissime le eccezioni). Puoi fare qualcosa? Finiremo come il cavallo quando arrivò il treno a vapore? (P.S.: spiegami, di grazia, anche questa frase, molto usata negli ambienti che contano). Saluti e baci.
Gaia

Cara Gaia, sorvoliamo sul passaggio iniziale (“giacchè Libertà non mi si fila per niente, non mi restate che voi”), e concentriamoci sul resto della tua lettera, che ci ha fatto capire perché Libertà non ti si fila per niente. Non sappiamo come hai fatto a sopravvivere senza Problem Solving e analisi transazionale, anche perché non abbiamo la minima idea di che cosa siano, ma ti possiamo confessare che noi siamo cresciuti con la Playstation e questo, come vedi, è il risultato. Oggi sei la prima che non ci parla di pompini ma di proverbi: dato che gli unici ambienti che contano che frequentiamo sono i bar, non sappiamo che fine abbia fatto il cavallo quando è arrivato il treno a vapore, ma non dev’essere finito bene, soprattutto se stava attraversando i binari. Ecco, non ci sembra esattamente la più tenera delle favole di Esopo. 

Cara Batusa,
da quanto ho carpito da fonti in centro città, pare che l’altra notte, più o meno verso le 4, un tir spagnolo – causa nebbia e autostrada chiusa – si sia perso per le vie del centro danneggiando pure qualche auto in via Gazzola e manovrando per una buona mezz’ora in via Calzolai per uscire. Vi posto anche la mappa del percorso del tir.
Nicolò

mappa tir

Caro Nicolò, noi sinceramente non abbiamo sentito nulla sulla storia della motrice iberica che si è persa in via Calzolai, ma se lo dici tu – e in più ci posti la mappa del percorso – ti crediamo sulla parola.

Se siete disperati scrivete a scrivania@labatusa.it.

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