La Batusa

L’ITALIA SI FERMÒ

Stavamo passando sotto la statua di San Trottola quando una ragazza ha iniziato a sbraitare. “Hey! Fermati! Fermati!”. Il nostro fascino doveva aver colpito ancora, così ci siamo fermati. Abbiamo legato la bicicletta, ci siamo accesi una sigaretta e abbiamo assunto un’espressione intellettuale, pronti a ricevere l’ennesimo numero di telefono e a inventarci la solita scusa, cose tipo “ti chiamo domani” prima di sparire dalla circolazione. Invece la ragazza ci ha dato un volantino di protesta. “Ci hanno accompagnato alla fame, hanno distrutto l’identità di un Paese, hanno annientato il futuro di intere generazioni. L’Italia che produce di qualsiasi settore, l’Italia dei disoccupati, dei precari, dei giovani, degli studenti, dei padri, delle madri, dei figli e di chiunque voglia dire basta… Questa Italia si ribella e scende nelle strade e nelle piazze”. Comunisti. Ci siamo guardati attorno per cercare Che Guepalla, ovvero il consigliere comunale di Sinistra per Piacenza, Carlo Pallavicini, ma non l’abbiamo visto. In compenso abbiamo notato subito uno stand con qualche striscione e alcune persone che distribuivano altri volantini a lato della strada. Poi abbiamo domandato alla ragazza quale fosse lo scopo di tale dimostrazione. “Vogliamo mandarli a casa tutti!”. Uhm. Questa frase non ci era nuova e abbiamo avuto un Grillo per la testa, ma la ragazza s’è affrettata a precisare che quella a cui stava partecipando era una dimostrazione totalmente apolitica. “Hanno già scritto che siamo grillini o appartenenti a Forza Nuova, ma non è vero niente”. La ragazza si chiama Federica ed è avvolta nel Tricolore. Presto capiamo che quelli che sono sotto la statua di San Trottola sono i Forconi piacentini, o qualcosa di smile. Ieri i Forconi sono scesi in piazza a Torino e a Genova, dove, dopo alcuni scontri con le forze dell’ordine, hanno chiesto – e ottenuto – dai poliziotti di togliersi il casco in segno di solidarietà. “A quel punto – ha scritto il Corriere della Sera – avviene il gesto che cambia tutto, nel quale ognuno per tutto il resto della giornata e oltre, vedrà riflesso quel che più gli piace, come in una specie di caleidoscopio. Qualche poliziotto della prima fila si libera del casco, se lo toglie per metterlo sottobraccio. Gli applausi dei ragazzi che fino a pochi istanti prima lanciavano pietre grandi come un pugno, fanno capire che sta succedendo qualcosa. “Siete poveri come noi, siete come noi”. Qualcuno ha rispolverato Pier Paolo Pasolini, altri hanno messo il video degli agenti senza casco su Internet come simbolo della rivolta. “Abbiamo gli stessi principi dei Forconi” dice ancora Federica. “Non siamo violenti, siamo apartitici, e vogliamo mandarli tutti a casa”. Ok, il concetto è abbastanza chiaro. “Non li abbiamo scelti noi, non li abbiamo votati noi. Siamo tutti cittadini italiani che vogliono riprendersi il proprio Paese”. E se uno straniero volesse unirvi a voi? “Sarebbe il benvenuto. E poi gli stranieri ormai vanno dappertutto, possono venire anche qua. Ma noi siamo in rappresentanza dell’Italia. A Piacenza purtroppo non riusciamo a fare nulla, Piacenza ha ancora molti figli di papà, è una cittadina che sta bene, basta vedere i macchinoni che ci passano davanti mentre distribuiamo i volantini. Siamo tutti residenti a Piacenza e staremo qui fino a domani sera (cioè stasera, nota della Batusa), poi andremo a Milano e a Roma”. Una gazzella dei carabinieri vigila dal Facsal, mentre accanto al gruppo c’è un agente che parla tranquillamente coi manifestanti. Ma nessuno gli chiede di togliersi il basco.