BERE UN ROBO A STRASBURGO

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TESTO: CATERINA MASCARETTI; FOTOGRAFIE: IDEM

Metti una mattina che ti svegli alle quattro. Metti una nebbia che ti proietta direttamente dentro Sleepy Hollow. Metti un pullman. Metti cinquanta piacentini. Ecco, questo è soltanto il prologo indispensabile per andare a bere un robo a Strasburgo. Per andare a bere un robo a Strasburgo devi partire all’alba e lasciare a malincuore Borgonovo. La prima fermata è all’ultimo autogrill su suolo italiano, perché “come lo fanno in Italia il caffè, di là non lo fanno!”. Infatti in Italia te lo correggono ancora con la cenere della sigaretta (come da tradizione dei migliori bar sport italiani), invece già in Svizzera non è più concesso. Si controlla di non aver perso nessuno, che nessuno sia stato scippato e che nessuna signora si sia aggregata a qualche camionista polacco. Vediamo soltanto una solitaria ciabatta abbandonata al suo destino in autostrada: passiamo un minuto a sensibilizzare chiunque passi riguardo questa incresciosa piaga, e poi si riparte.

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Dopo 5 minuti ci si ferma nuovamente per pagare al gentilissimo e simpaticissimo (come l’esattore delle tasse) poliziotto Hüber di turno la tassa di transito in Svizzera, augurandosi che nessuno dei pastori tedeschi dei doganieri fiuti i 30/40 quintali di salumi piacentini accuratamente nascosti nei bauli, nelle cappelliere, nelle retine, nei cassetti, sotto i sedili. Mentre attraversiamo la Svizzera trascorrono alcuni minuti di giubilo sul pullman e c’è anche chi propone di fare un’altra sosta e “filtrare” una delle bottiglie di rosso stipate nel baule, ormai trasformato in cantinetta. Gli autisti fanno il gran rifiuto, anche perché a forza di fermate si rischia di tornare indietro al tempo del Medioevo, quando per andare da Piacenza a Strasburgo ci volevano settimane. Macinando chilometri, a mezzogiorno si arriva nei pressi di Basilea: frugale pranzo in autogrill. Si fa più promozione enogastronomica in questa mezz’ora che in tutto l’anno solare 2013: a chiunque passi vengono piazzati in mano un panino col salame e un bicchiere di rosso. L’unica ad entrare in autogrill sono io, perché ormai ho maturato un interesse morboso verso questi luoghi e verso le meraviglie che spesso racchiudono. Trovo un’intera parete completamente tappezzata di coltellini svizzeri: sono tentata dall’acquistarne uno per vedere che effetto fa, al momento di passare sotto al metal detector al Parlamento europeo, essere fermata e trascorrere una notte in carcere con l’accusa di tentato attentato all’integrità delle istituzioni europee.

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La prima tappa strasburghese è, chiaramente, il Parlamento europeo.  Presagi maligni ci accolgono: infatti, l’edificio è circondato da una nebbia sinistra, che sembra averci seguiti e scortati direttamente dalla Valpadana. Appena entrati, cerco subito di abbandonare il gruppo sostenendo di voler richiedere un accredito stampa all’ufficio “press”: mi presento, do le mie generalità, dico che sono lì per la Batusa. L’addetta mi guarda, guarda la sua collega e poi scoppia a ridere. Lo prendo come un diniego, chiaramente ingiustificato. Nel frattempo, ho perso il resto del gruppo e mi trovo a vagare da sola. Alzo gli occhi al cielo, pregando non so chi, ma l’unica cosa che vedo è un sole delle alpi che sventola. Avevo chiesto dei piacentini, e mi si son palesati dei padani: ci siamo quasi, dai. Dopo molto camminare ritrovo i miei compatrioti. Siamo ormai pronti per bere il famoso robo al Parlamento europeo. Prima ci tocca ascoltare un paio di euro-parlamentari parlare in aula, ma troviamo il modo di passare il tempo facendo zapping sui canali delle traduzioni. Dopo ci portano in una stanza ad emiciclo estremamente cool e molto professionale nella quale dovremo assistere ad una conferenza, ed è qui che inizia l’esperienza mistica. Davanti a noi: tazze, bicchieri e bottigliette di acqua naturale e gasata a vista d’occhio. Ed è solo l’inizio. Timidamente qualcuno inizia ad abbeverarsi, poi, però, tutti ci prendono gusto. E, quando si palesa la prima inserviente ad offrirci del latte, si vedono persone più allucinate di Alex e i suoi drughi al Korova milk-bar in Arancia meccanica. Nel momento in cui arrivano altre due cameriere con the e caffè, ormai nessuno sta più seguendo la conferenza, tutti troppo rapiti da questo prodigio del bere nelle tazze firmate “Parlamento europeo”. Finite le incombenze parlamentari, c’è un fuggi- fuggi generale verso il centro, nella vana speranza di trovare più vita notturna rispetto a Piacenza. La realtà che si palesa, però, è ben diversa: Strasburgo è la Piacenza del nord, ma senza viagra. Anzi, il viagra c’è anche qui, ma in realtà questo è un terribile hamburger ripieno di peperoncino e spezie varie, che fa trascorrere una notte che non si potrà dimenticare, e non per la prestazione sessuale. E ti sembra ancor più di essere a casa quando in piazza vieni pervaso dall’odore dolciastro del vin brulè.  Quindi, fra la nebbia, la coppa, il salame, la noia mortale, il viagra e il vin brulè finisci con l’andare a dormire stremata, chiedendoti se ti sei mai mossa dalla provincia di Piacenza. Ma con una consapevolezza: anche tu, almeno per un giorno nella tua vita, hai potuto bere al Parlamento europeo.

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