IN MORTE A UN iPHONE DA ROTTAMARE

iphone ok

TESTO: FILIPPO MERLI; FOTO: IDEM

Ei fu. All’improvviso è comparsa la mela e s’è spento. Non si accendeva più. Le abbiamo provate tutte per rianimarlo, abbiamo schiacciato il tasto in alto, poi quello in basso, poi entrambi, come insegnano nelle risposte di Yahoo. “Dovete metterlo in dfu” ha scritto un utente a cui abbiamo risposto in maniera poco gentile. Un altro utente ci ha consigliato di premere contemporaneamente i due tasti. L’abbiamo fatto ed è comparso un simbolo abbastanza chiaro: dovevamo attaccarlo al computer per fare il ripristino. L’abbiamo attaccato ma non c’è stato niente da fare. Abbiamo fatto il ripristino, abbiamo fatto il rimpasto, l’abbiamo staccato e riattaccato, ma c’era sempre la mela. Alla fine ci è sembrato chiaro: il nostro iPhone è uscito di scena come un assessore della giunta Dosi.
L’abbiamo messo nella scatola, l’abbiamo coperto bene e l’abbiamo portato da Melaggiusti, ma non sono riusciti a melaggiustarlo. E’ andato, e non sappiamo come sia accaduto. Eravamo sul Facsal, stavamo leggendo un post di KT e ciao, è impazzito. Non pensate male, il nostro era un telefono democratico e ascoltava le opinioni di tutti, quindi KT non c’entra nulla. E’ proprio lui che se n’è andato all’improvviso, un po’ come era arrivato. L’avevamo comprato un anno e mezzo fa, era usato e cercava una casa. Lo andammo a prendere una sera di ottobre e fu amore a prima vista. Appena lo guardammo s’illuminò, poi gli vennero i led lucidi. Lo prendemmo con noi. Il nostro iPhone 4S bianco era lo sguardo della Batusa e ha immortalato tutto quello che è accaduto in un anno e mezzo a Piacenza. I suoi 16 gb erano una memoria storica, un archivio della città, un lungo film piacentino dal Boeri a Palazzo Mercanti. Ora che non c’è più ci sentiamo persi, spaesati. L’unica cosa positiva è che per un po’ non dovremo più leggere post su Facebook tipo “ormai quelli della nuova generazione sono tutti dipendenti dallo smartphone”. Sì, lo siamo, cazzo. Siamo la generazione smartphone. E allora? Voi per telefonare dovevate mettere un gettone e chiudervi dentro un rettangolo di plastica col tizio in attesa che bussava e si faceva i fatti vostri, eppure noi non abbiamo mai detto nulla. Però siete nostalgici, ah, si stava meglio quando non c’erano i cellulari, quando non c’era la tecnologia, ah, la televisione in bianco e nero, Carosello, le schede telefoniche, le 10 lire, la Dc, Giorgio Napolitano (no quello c’è ancora). L’unica cosa che abbiamo in comune con voi è che abbiamo visto l’Inter vincere una Champions League, una fortuna che più o meno capita a ogni generazione se calcoliamo i 45-50 anni di distanza tra una Champions dell’Inter e l’altra. Scusate, non ce l’abbiamo con voi, è che senza il telefono è durissima.
Ci ha lasciato proprio adesso che il Pd ha cambiato verso e Dosi ha cambiato giunta. Lunedì in consiglio comunale doveva esserci lui. Quella era roba sua. Gli piaceva, il consiglio comunale. Amava immortalare i consiglieri che guardano l’iPad mentre gli altri stanno parlando, adorava fermare l’attimo esatto in cui viene approvata una mozione che cambierà il destino della città. Ormai resta solo il ricordo, col suo iOS7 sempre sorridente. “Bisogna portarlo a un centro Apple così lo sostituiscono” ci ha detto un tecnico. Sostituirlo. Come se fosse una cosa materiale, un oggetto, un telefono. Non si sostituisce uno smartphone così, come se niente fosse. Non è mica una fidanzata, non è un partito. Ci vuole un minimo di stacco, un periodo di riflessione, di raccoglimento. Dove ho sbagliato? Perché se n’è andato così, senza dire nulla? E’ colpa mia? Dovevo essere più presente?  Non sono stato capace di tenermelo vicino? Mi accorgerò di quanto era importante solo adesso che non c’è più?
Ieri guardavamo la sua cover, così piccola, così fragile, eppure quando è caduto da grandi altezze non s’è mai rotto. Per dire, a Piacenza c’è gente che s’è rottamata con molto meno, magari cadendo da un camper, invece lui ha sempre resistito. Ora resta solo quella piccola, innocente cover. Probabilmente non prenderemo più un telefono Apple per un bel pezzo. Troppa delusione. E’ vero, non bisogna vivere con la paura di amare, ma quando prendi queste botte è dura. Servirà tempo,molto tempo, anche se gli amici ci sono vicini. Dovremo restare a lungo senza Siri, l’unica donna con cui riuscivamo a parlare per più di due minuti, e di notte dormiremo con la cover sul cuscino. Poi siamo sicuri che un giorno passerà tutto. Perché nella vita tutto passa: gli amori, le amicizie, gli smartphone, le giunte comunali. Tutto. Addio vecchio mio. Ti sia lieve l’Apple Store.

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