I NERISTI DEL KAZAKHSTAN

gigi de biase

TESTO: FILIPPO MERLI; FOTO: ARCHIVIO LENIN

Luigi De Biase lavora al TG5 e scrive di cose russe e di cose turche sul Foglio di Giuliano Ferrara. Lo intervistammo la prima volta quando pubblicò il suo libro sul Pakistan, “Il cuore nero di Islamabad”, mentre lui scrisse per la Batusa “Bere un robo a Leningrado”, una mappa dettagliata dei peggiori locali di San Pietroburgo.  Siamo tornati a interpellarlo sulla questione del bando comunale per sapere che cosa pensa del programma di sensibilizzazione di Palazzo Mercanti ai neristi piacentini. “Mi sembra una proposta stravagante – dice De Biase alle Batusa -. Non ho seguito la vicenda e non so quali siano le intenzioni del Comune e del sindaco, ma in generale credo che un amministratore dovrebbe tenersi alla larga da iniziative come questa. Si rischia quantomeno di essere fraintesi, si trasmette un messaggio sbagliato alla città: se Piacenza ha qualche problema con fatti che riguardano la cronaca o la criminalità, il compito delle istituzioni è risolvere quei problemi, mica pensare alla comunicazione”. Nella tua carriera ne hai viste tante, non stiamo qui a raccontarle perché non abbiamo tempo, ma hai mai sentito una cosa simile? “Onestamente – prosegue il giornalista piacentino – non ho mai sentito una storia come questa. Ma qualche anno fa sono stato in Kazakhstan per un reportage e ho incontrato alcuni giornalisti del posto, c’erano i direttori di alcuni quotidiani e gli opinionisti più famosi del Kazakhstan, e questi mi hanno raccontato una storia curiosa. Mi hanno detto che in Kazakhstan il governo lancia appalti pubblici per la stampa, ovvero chiede copertura mediatica per un certo evento, quindi i giornali fanno le loro offerte (per esempio il giornale XY dice: ‘Noi offriamo dieci pagine sull’edizione della domenica con cinquanta foto a colori per trentamila dollari’), quindi il governo sceglie quella migliore e poi assegna il lavoro. I giornalisti del Kazakhstan erano molti contenti di questo sistema. Forse il Comune potrebbe prendere spunto?”.  E se De Biase fosse incaricato dal Comune di rieducare i giornalisti piacentini, come si comporterebbe? Che metodo seguirebbe? Sentiamo: “Non ho mai avuto molta fiducia nelle scuole di giornalismo, figurarsi nelle lezioni private. La formazione dei giornalisti avviene dentro i quotidiani, e ogni quotidiano ha il suo stile, la sua linea politica, il suo modo di trattare la cronaca nera. Ci sono anche quelli che ignorano completamente la ‘nera’. Però non credo che la questione riguardi il singolo giornalista, il punto è la linea del giornale e ogni giornale è un santuario, un sindaco non dovrebbe pensare neanche lontanamente di interferire con la linea di un quotidiano”. E se De Biase fosse un nerista di una testata piacentina parteciperebbe alla rieducazione del Comune? “Forse sì, dipende dalle gambe dell’insegnante”. Stavamo pensando la stessa cosa.

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