Mercoledì notte ce la siamo vista brutta. Cioè, non abbiamo visto niente, perché una parte dello Stradone Farnese è rimasta completamente al buio. Dovete sapere che giriamo in bicicletta con le luci accese anche di giorno (cit.) ma nemmeno le nostre luci cinesi (1,90 euro l’una, un affare) possono nulla contro il buio totale. All’inizio abbiamo provato a farci luce col flash del telefono e ci è venuta voglia di farci un selfie. Abbiamo girato la fotocamera, abbiamo unito le labbra a mo’ di bacio e siamo finiti contro il paraurti di una macchina parcheggiata sulla pista ciclabile. Niente di rotto. Siamo tornati in sella e abbiamo proseguito nell’oscurità. Eravamo un obiettivo facile per tutti gli automobilisti che odiano i ciclisti. Sarebbe stata sufficiente una sterzata ben fatta e ciao. «E’ sbucato all’improvviso, proprio non l’ho visto». «E allora perché dopo ha fatto retromarcia?». Abbiamo continuato a pedalare velocemente, con l’acido lattico nelle gambe e l’ansia nel cuore. Quando abbiamo visto una macchina provenire dalla direzione opposta alla nostra abbiamo avuto paura e in un attimo ci è passata davanti tutta la nostra vita (una lattina di birra e un pacchetto di sigarette). Alla fine ce l’abbiamo fatta, ma dopo un po’, intorno alle due del mattino, dovevamo tornare indietro. Abbiamo riattraversato le tenebre dello Stradone e ci siamo fermati un attimo per controllare che la luce cinese non ci avesse abbandonato. C’era buio pesto. Non si vedeva nulla. In quel preciso istante, mentre eravamo fermi al bordo della strada, una macchina ha accostato e il conducente ha abbassato il finestrino. «Ciao bella, quanto vuoi?». Stremati dalla crisi, stavamo per dire «20 euro più Iva», ma il tizio ci ha visto in faccia e ha accelerato. Tanto non era il nostro tipo.
(Da La Cronaca)
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