La rivoluzione. Gli operai con le bandiere rosse, i contadini con le bretelle e i cappelli di paglia, le donne con la gonna lunga e i bambini in grembo. Il Quarto Stato. Tutto questo è ancora possibile. I tempi sono cambiati, è vero, ma il fuoco del comunismo non s’è ancora spento. Torneremo nelle piazze e saremo molti di più. Stavolta i padroni saranno costretti a cedere e ad ammettere che il capitalismo imperante è finito e che il popolo è sovrano. Ma la nostra sarà una rivoluzione elettorale, democratica. L’ultima volta è andata male, non so dove ho sbagliato, probabilmente sono stato sfortunato. Ho non vinto, è vero, e Letta ha preso quello che secondo tutti doveva essere il mio posto e poi Renzi ha preso il posto di Letta e nel frattempo io mi sono dimesso da segretario del Pd. Circostanze avverse, già. Se Grillo avesse continuato a fare il comico e Berlusconi non fosse tornato in campo e se Parigi avesse avuto il mare e sarebbe stata una piccola Bari avrei vinto con un risultato schiacciante, e ora sarei il premier e avrei già dato vita alla mia rivoluzione. Oggi sarebbe diverso: Grillo è tornato a fare il comico, Berlusconi è il leader di un partito in crisi e avrei la strada spianata. Certo, c’è Renzi, ma quello me lo sono già mangiato alle primarie e non avrei problemi a batterlo di nuovo. Vorrei solo un’altra possibilità per portare la sinistra, quella vera, al potere. E ci riuscirò. Cambierò l’Italia, rivoluzionerò il mondo, farò la Storia. Sì, io ce la farò!
Poi Pier Luigi Bersani s’è svegliato.
SOGNI DI RIVOLUZIONE DEMOCRATICA

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