LE PARIGINE FANNO MALE

La prima volta che le vidi ero soltanto un giovane neopatentato che puzzava ancora di auto a doppi comandi, quell’auto della scuola guida la cui frizione aveva grattato più volte di una Panda di quinta mano con almeno 300mila chilometri a referto. Quasi si confondevano nel traffico e nella folla del sabato sera, quella folla che puntava convinta a bere un robo e a puzzare di Boeri. Faticavo davvero a distinguerle, dovevo sgranare gli occhi e aguzzare bene la vista per accorgermi della loro presenza.  Quando iniziai a distinguerle la mia mente cadde in confusione. Erano lì a distanza di qualche metro e non avevo la minima idea di cosa fare: nella mia mente si affollavano i pensieri più disparati, non sapevo proprio se accelerare o frenare di schianto per affrontare il problema con la mente più lucida. Dopo il primo impatto la sensualità iniziò a trasparire più nitida, così come il panico e la tensione sempre più forti. Il piede destro prese il sopravvento e l’acceleratore mi tradì: lo schianto fu praticamente immediato e quella mora fu a distanza di abbordaggio. Parigine e tacco 12: la coppia d’attacco che stenderebbe ogni difesa. Pronunciai tre parole a caso, balbettando rovinosamente, e mi ritrovai solo con uno sguardo di sdegno ed indifferenza. L’impatto mi fece male tanto che quel bicchiere cadde sfasciandosi con il buttafuori che voleva rifarmi il muso. Sì, le parigine fanno male. Ma male davvero. Se poi ci si schianta senza pensieri con il cervello spento ancora di più. 

TESTO: NICOLÒ PREMOLI FOTO: PiacenzaSera

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