AREA VASTA A TARGHE ALTERNE

Ci hanno fatto notare che ultimamente ci siamo spesso soffermati, in tono anche critico, sul progetto (?) di partecipazione di Piacenza all’Expo di Milano. E che, in particolare, abbiamo sovente guardato oltre i confini provinciali verso Parma, quasi ad esaltarne, invece, idee, impegni e progetti in ottica Esposizione Universale. Premesso che i gufi sono animali che ci stanno anche simpatici, corre l’obbligo sottolineare il fatto che i nostri articoli e le nostre opinioni in merito a Expo, a Piacenza e a Parma, servono – anzi, vorrebbero farlo – a prendere spunti, idee, magari a valutare possibili collaborazioni nell’ottica del tanto osannato “l’unione fa la forza.”
Ciò premesso, purtroppo notiamo che dalle nostre parti, vuoi per campanilismo, orgoglio o solo miopia, l’area vasta va bene a targhe alterne e a seconda delle convenienze politiche e partitiche. Abbiamo con sofferenza detto di sì al 118 unico e ci piegheremo ben presto all’Asl unita; con una mano difendiamo la Fiera, ma c’è chi è pronto a metterla sotto il cappello gialloblu; uniamo camere di commercio e patronati all’insegna della riduzione dei costi e della maggiore efficienza, ma non ci si venga a dire di unire le Province. Ci uniamo per chiedere delle fermate supplementari dei treni dell’Alta Velocità, forse fonderemo anche delle squadre di calcio, ma guai a parlare di Unioni di Comuni, Associazioni di categoria uniche, collegi elettorali uniti.
Siamo fatti così, orgogliosi e un po’ caparbi, in una parola piacentini. E con questa sicumera abbiamo deciso non di partecipare all’Expo, ma addirittura di comprare – primi in Italia – una piazzetta sul Cardo. Oggi ci troviamo a far fronte a soldi che mancano e fatichiamo a costruire un sito efficiente, a riempire la Piazzetta di iniziative ed eventi e abbiamo completamente abdicato a progetti sul territorio che possano portare indotto nella nostra provincia. Non è “gufaggine”, ma un’amara verità le cui conferme ci arrivano da più parti.
E allora perché non chiederci il motivo per il quale l’area vasta non l’abbiamo inaugurata con la partecipazione a Expo? Se la fiera di Piacenza ha nel destino – e negli auspici del presidente della locale Camera di Commercio – di unirsi con quella di Parma, perché non iniziare a pensare a una strategia comune già dall’Esposizione Universale di Milano? Fiere di Parma in collaborazione con Federalimentare porta a Expo il padiglione “Cibus è Italia”, al quale hanno già aderito 110 aziende dell’eccellenza alimentare italiana con promo commercializzazioni verso 35 delegazioni straniere: non sarebbe stato meglio che i nostri produttori fossero presenti in quel contesto più che da soli ad un desk sotto una zolla? E se si sono avute la volontà e la forza di unirsi per chiedere a Trenitalia qualche convoglio d’Alta Velocità in più almeno nel periodo dell’Expo, perché non unirsi su tutto il resto e provare a pensare che unendo le centinaia di migliaia di euro spese dall’Ats piacentina a quelle che Fiere di Parma, Camera di Commercio e Amministrazione comunale ducale stanno investendo per portare a Parma delegazioni di operatori e turisti stranieri con un ricco e vario piano di incoming, si sarebbe potuta avere già qualche certezza in più per la nostra città sul ritorno economico e commerciale di Expo 2015?
Per questi e per altri motivi non ci stancheremo di sondare il “nostro” Expo e quello degli altri. Abbiamo ancora 64 giorni, ci dicono i giornali seri. Lo facciamo perché di imparare, ci hanno insegnato, non si finisce mai e con un po’ meno orgoglio e più lungimiranza si può anche migliorare Piacenza.

(Da La Cronaca)

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