Chiude la Trattoria dei Panzerotti di Sant’Antonio. Riproponiamo la recensione di Nereo in suo onore.
La Trattoria dei Panzerotti di sant’Antonio è… la Trattoria dei Panzerotti. E’ uno dei pochi ristoranti immutati dal‘62, e dall’85 è sotto l’attuale gestione di due dolcissime sorelle and co. Ora, questo chiaramente può avere sia lati positivi, sia lati negativi. Sulla soglia del cinquantesimo anniversario del panzerotto d’oro, tra i primi troviamo la quasi totale sicurezza di non incappare in spiacevoli sorprese: quali errori potrebbe fare una mano che da una vita produce sapientemente lo stesso prodotto? Forse trovarsi con il pollice a forma di panzerotto, oppure un anulare tortello, ma non certo sbagliare il quantistico equilibrio tra ricotta e noce moscata della farcia. Tra i lati negativi potremmo mettere un ripetitivo e polveroso menu e un arredamento retrò come le stesse sedie sulle quali credo di aver posato il sedere anche a nove anni; ma è chiaramente il fascino fanè di questi antri provinciali, dove si respira aria di pulizia casa e sorrisi sereni.
DOPO IL MOJITO ALLA NAPOLEONE
Se ad Assisi ho ordinato la pizza San Francesco e sull’isola di Sant’Elena il Mojito alla Napoleone, a Sant’Antonio non potevo esimermi dall’ordinare un piatto di panzerotti alla loro maniera. Arriva una pirofila rovente il cui sfrigolio viene udito, già quando la titolare gira l’angolo cucina/sala appoggiando a terra il gomito alla Valentino Rossi, proprio perché il piatto deve essere presentato sul tavolo ancora in tutto il suo bollore (non si hanno più notizie di un cameriere che anni fa li servì “tiepidini”). Piatto apparentemente semplice ed economico, ma complesso e aperto a decine di possibili revisioni. Infatti qui, che la sanno lunga in fatto di passione e tradizione, nel più classico dei ripieni piacentini aggiungono quel trito di ragù di carne, all’interno del quale tutto vale, che regala alla caramella di criptonite rovente quel certo non so che. E in effetti, inizialmente non so che cosa sia, quell’ingrediente in più; poi, dopo accurato esame, comprendo trattarsi di carne macinata di manzo abbattuto con spada laser. Nove più. I salumi sono i classici di casa nostra, e gli altri ottimi primi, vengono elencati con la stessa “missa” dei numeri del lotto: anolini, ano-lini, pisarei, pissa-rey, tagliatelle, taglia-le-telle.
CAFONISSIMO SPRAY
Tra i secondi è possibile divertirsi con il controsenso di un vitello in salsa di tonno, coppa arrosto, filetto alla griglia e roast beef che ruba ai ricchi per dare ai poveri. Prima di assaggiare uno dei fantastici dolci, come la torta pere e cioccolato, oppure la crostata di frutta grassa, premunitevi con farmaci sgrassanti e uno di quei cafonissimi spray per togliere la macchia dalla camicia azzurra, come ho dovuto fare io per colpa dell’avidità della mia lingua. Per chi soffre di sindrome dell’intestino irritabile, consiglio il tavolo 12, vicino alla pulitissima toilette. Non chiedete la carta dei vini perché si spaventano non capendo bene se vi riferite a un libro contabile o altro, e seguite i suggerimenti sui vini piacentini che non appagheranno il palato come altri, ma che garantiscono un ottimo rapporto qualità/prezzo/cerchio alla testa/alito.Assolutamente da visitare per un pranzo di lavoro, leggero, o conviviali numerose. Ah, portatevi dietro 25 euro.
TESTO: NEREO TRABACCHI
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