LA DURA LEGGE DELLA SILENT DISCO

La coda fuori dal Comedia con la nebbia che si abbassa. Come la temperatura esterna. Tu che sei lì in camicia perché fa figo e senza giubbotto perché non vuoi lasciare nulla nel guardaroba. C’è pure la tipa che ti piace lì a due passi da te. Un cuba libre in corpo e si accendono i sogni di gloria: dopotutto se Cassano ha giocato nel Real Madrid e Gobatto nel Piacenza tu puoi farcela a strapparle almeno il numero. La musica intorno è alta. Come il tacco della tipa pronto ad atterrare sul tuo piede. Ma l’approccio da lancio senza paracadute è ormai in atto. “Ehi, ciaoooo! Come ti chiami?”. “Chiara”. “Ciao Laura, ti dispiace se ti offro da bere?”. “No ma mi piace il tuo amico”. “Ok, ciao”.

Così gira spesso in discoteca dove i ragazzi vanno per limonare e finiscono (se va bene) a pomiciare con la ragazza più brutta e ubriaca del lotto e dove le ragazze vanno per ballare e si ritrovano (praticamente sempre) sul divanetto col più figo e sobrio della compagnia. Che ovviamente è già innamorato dopo dieci secondi netti.
Un bel giorno però mi ritrovo ad incrociare la mia strada, di ex adolescente, con quella della silent disco. Ne Il tempo delle mele il bel Mathieu si avvicina di soppiatto alla bella Vic per piazzarle un bel paio di cuffie sulle orecchie nella confusione della discoteca. Cuffie con quella canzone che ha fatto innamorare una generazione. Nella silent disco tutti hanno in testa le cuffie ma di piazzare limoni non se ne parla proprio. Non c’è nessun Mathieu che regala lenti ma un silenzio che fa felici polizia municipale e vicini pronti a chiamarla al primo decibel di troppo. Ci sono DJ che mettono musica e quelle cuffie che si accendono di colori diversi a seconda del pezzo ascoltato. Cuffie che assumono lo stesso colore quando attacca Max Pezzali alla faccia di chi vuol far l’alternativo. C’è sempre la tipa che ti piace lì a due passi ma, se già non ti cagava senza cuffie, figurati adesso che è isolata nella sua bolla spazio-musicale. Non c’è la minima speranza di chiederle il numero, figurati di limonare. Sì, perché quell’approccio molesto sulle note di Gigi D’Ag non vale alla silent. Se ti togli le cuffie la magia della disco svanisce: non c’è più la musica da limone che ti spinge a buttarti nella mischia. Intorno a te il silenzio e qualche ragazza che urla a quella di fronte che è vestita malissimo. O rinunci alla musica o rinunci alla tipa. La dura legge della silent dove nessuno limona. Si stava meglio quando ci stava il Bacardi.

TESTO: NICOLÒ PREMOLI; FOTO: ARCHIVIO BATUSA

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