LA SELVA OSCURA DI VIALE DANTE

C’era chi se li portava sul pullman della gita giusto per rompere la monotonia delle partite a Snake o a briscola. C’era chi andava pure a lezione facendo finta di stare attento: il tutto pur di avere la scusa pronta con i genitori dopo il 4 rimediato nella verifica di filosofia. “Mamma dovevo andare a scuola guida, non riuscivo a studiare”. Scuse che potevano sventare un incidente la sera al ritorno a casa o causare un frontale con il plattone di papà. I quiz della patente erano il segno che qualcosa stava per cambiare, che finalmente l’amico con la Panda Fire non era così inarrivabile come poteva sembrare prima di ricevere il foglio rosa. Quei quiz scorrevano via abbstanza lisci. Magari alla motorizzazione incrociavi quello che provava a convincerti che il divieto di sosta era un segnale di pericolo e che non per niente riprovava l’esame per la dodicesima volta. Ma quegli allora quattro errori erano piuttosto evitabili. A meno che non ci fosse qualche domanda sulla precedenza in incroci impossibili imboccati nello stesso istante da auto, tram e pure qualche moto. Inutile dire che in quei casi, come per i teoremi di geometria, si studiava spesso tutto a memoria.

“Dunque: prima passa M, poi quella gialla, poi il tram e infine T”. Tutto stampato nella mente giusto per il tempo necessario a superare lo scoglio della teoria. Quei secondi che separano dalla matita alla frizione devastata della macchina dell’autoscuola. Con la patente nel taschino poi la precedenza fa un passo indietro, si ritira dietro quel triangolo rovesciato ma resta lì pronta a colpire. Alle rotonde s’impara in fretta che la precedenza è di chi è più cattivo e convincente ma quando un semaforo lampeggia, nonostante la patente nel taschino già da anni e qualche cicatrice della Est di Milano sul volante, ecco che tornano alla mente gli incroci dei quiz. Qui però non c’è nessun “passa prima M” ma un “dovrebbe passare prima M però passa il pullman e chi arriva da via Nasolini si attacca”.
Così gira in viale Dante. Girava così quando il semaforo di via Bianchi decideva di mettersi a lampeggiare e va così anche adesso che all’incrocio di via Nasolini sono comparsi i dossi, tra i migliori amici delle sospensioni. Un semaforo che si spegne basta per farti pentire, per la prima volta nella tua vita, di non aver studiato qualcosa. “Chi arriva da destra ha la precedenza” dicevano a scuola guida. “Passi io o passi tu? Vado io dai”, è il gioco di sguardi dell’automobilista con chi arriva dall’altra parte.
Finalmente una riqualificazione che dà un tocco di imprevedibilità in più a via Dante, quel tocco che un noioso parcheggio all’ombra della caserma non aveva saputo dare. Adesso oltre a non sapere dove parcheggiare non si sa nemmeno quando girare. E occhio al 5 che non dà la precedenza a nessuno. Eppure nei quiz non andava proprio così.

TESTO: NICOLÒ PREMOLI; FOTO: INTERNET

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