18MILA BACI

Mi alzo una mattina. Fuori c’è la prima nebbia di stagione e quel clima da spendere davanti ad un collega in pausa pranzo come argomento di conversazione. Guardo fuori dalla finestra per capire se potrà servirmi l’ombrello ma non vedo più il vicino che solitamente a quell’ora ha già i piedi sui pedali ed è pronto a decollare verso l’ufficio. Guardo la finestra di casa sua ma è chiusa, la tapparella è giù, fino in fondo. Scendo di casa ma non incrocio nemmeno quella ragazza che ogni giorno lottava con il regionale verso Rogoredo.
Non mi pongo troppe domande: magari sono semplicemente rimasti a letto con qualche malanno di stagione. Può capitare a tutti. Eppure il tarlo sta già iniziando a scavare nel profondo delle mie certezze: non trovo il macellaio aperto, il bar all’angolo è chiuso. Provo a non pensarci, almeno fino a sera. Mi allontano dalla città e prima di riaccendere la macchina scorro velocemente Facebook. Non ci sono foto di spritz al Barino, neppure tramonti sul Po o prospettive del Gotico. Solo a quel punto un brivido mi corre lungo la schiena: dove saranno finiti tutti quei piacentini? Setaccio la rete a caccia anche di un semplice brandello di notizia, spero di capire cosa stia succedendo. L’Ansa, è muta ma è ilPiacenza.it a venirmi in soccorso con un dato che mi spaventa e sconvolge: «18mila piacentini trasferiti all’estero in un anno». Diciottomila persone che hanno levato le tende. Ecco spiegata la tapparella abbassata.
Inizio a chiedermi come un paio di divisioni di piacentini siano riuscite a trasferirsi in un così breve periodo di tempo senza che me ne accorgessi prima. Che si sia aperto uno squarcio temporale nella nuova stazione dei bus in via Colombo? Che quel Regionale per Milano stia ancora aspettando di ripartire dopo una sosta in mezzo alla campagna? Non riesco a spiegarmelo, non so dare una risposta. Poi, ripensandoci, ho trovato la ragione del maxiesodo: i 18mila piacentini sono stati inviati da Libertà all’estero per avere un inviato su tutte le notizie da piacentinizzare.

Nicolò Premoli

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