L’UOMO DEL MALCONTENTO

Ettore Bersani è sul pullman. «Mi chiami dopo». Lo chiamiamo dopo. «In pullman se ne sentono tante. Non c’è posto migliore per tastare il polso della situazione». Bersani, 67 anni, è il fondatore del Malcontento dei piacentini, che si presenterà alle amministrative del 2017. Se non ne avete ancora sentito parlare, è perché non avete ancora letto i volantini che l’ispiratore del movimento ha lasciato in alcuni bar della città. Sul volantino c’è il simbolo della lista, un cerchio con due api accompagnato dalla scritta «giustizia, democrazia e libertà». Lo slogan, invece, è sul retro: «Chi non ha il coraggio di ribellarsi, non ha il diritto di lamentarsi». Il Malcontento si rivolge a studenti, lavoratori, pensionati, casalinghe, autonomi, disoccupati. Insomma: a tutti. Quando abbiamo visto il volantino per la prima volta, abbiamo pensato a una sorta di Malcontento 5 stelle. Bersani, invece, dice di non aver ricevuto alcuna influenza grillina. «Tutto è cominciato dopo la scomparsa di mia madre», spiega alla Batusa. «Lì è nato il Malcontento». Non è la prima volta che Bersani s’affaccia sulla scena politica. In passato s’è schierato dalla parte dell’ex presidente del Consiglio, Romano Prodi, per poi sostenere, con una lista civica di pensionati, il sindaco di Verona e leader di Fare!, Flavio Tosi.

Perché è così malcontento?
«Non è solo il mio malcontento. E’ quello di tutti gli italiani. Al giorno d’oggi sono tutti malcontenti».
Sicuro di non essere grillino?
«Sì».
Sicuro sicuro?
«Il mio programma è quello degli italiani e, prima di tutto, vuole portare avanti il malcontento dei piacentini. Se poi avrà un futuro, la lista di trasformerà nel Malcontento degli italiani».
L’obiettivo sono le elezioni del 2017.
«Sì. Speriamo che i piacentini capiscano il mio malcontento».
Il candidato sindaco sarà lei?
«Sì».
Correrà da solo oppure ha già un’idea di apparentamento col centrosinistra o col centrodestra?
«Per ora non ci penso. Poi, se qualcuno condividerà qualche punto del mio programma, vedremo. Ne non ci sarà nessuno, andrò dritto per la mia strada».
Come mai le api nel simbolo? Sono api operaie? Bersani, non sarà mica comunista…
«Ho scelto le api perché pungono. E, al giorno d’oggi, bisogna pungere».
Anni fa s’era candidato con Prodi al Senato.
«Presi il 2,33%».
Più di Casini.
«Prego?».
Niente. Dove farà campagna elettorale?
«Io abito in campagna, per quello ero sul pullman. Ma vengo spesso a Piacenza. A casa mia avevo messo fuori la bandiera del Movimento del malcontento. Però, pensandoci, il termine movimento rimandava troppo alla politica partitica. Così ho lasciato solo il Malcontento».

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