di Nereo Trabacchi

Libertà di oggi lancia il tragico allarme per il territorio piacentino: «I sacerdoti sono sempre meno, ma non mollano…». Il quotidiano riporta dati da brividi: presto le parrocchie passeranno da 418 a 63 e non c’è modo di arrestare la valanga, soprattutto quella che ha travolto i talari lasciandoli a 217. Il fenomeno non riguarda solo le parrocchie cittadine, ma è soprattutto sentito nelle piccole frazioni di provincia, dove il dato aumenta proporzionalmente all’altitudine arrivando a picchi come quello del povero Don Angelo Villa, parroco di Pecorara, che ha sul groppone anche i fedeli di Genepreto, Lazzarello, Case Fracchini e Costalta e dice di non poterne più di stare sempre in macchina. Ma a rincuorare tutti ci sono le parole di fiducia e le idee dei piacentini, che intervistati lanciano segnali rassicuranti, come Massimo Castelli, referente dell’Anci Piccoli Comuni, il quale suggerisce di lasciar sposare i preti, così le nuove nascite derivanti da queste unioni ripopolerebbero l’Appennino. E’ fatta. Don Luigi Fornari, parroco di Sant’Anna, non ce le manda a dire, e la butta sui numeri chiedendo di figliare di più e morire di meno: «Contiamo un battesimo l’anno contro trenta funerali». Vedremo di accontentarlo. Giulia Marena, volontaria della Croce Rossa di Ottone, ci ricorda giustamente come il legame tra la Pro Loco e le parrocchie nei piccoli Comuni sia dimostrato dalla mostra dei presepi di Natale. Non molliamo. Chiude Manrico Bissi, dell’associazione Archistoria, facendo presente come tutto sia risolvibile valorizzando le chiesette di montagna dal punto di vista artistico, ma per non gravare sui già gravosi doveri dei sacerdoti, sarebbe sufficiente affidare le chiavi alle famiglie di luogo. Tutto risolto.