PALESTRA DI VITA

Dal 25 maggio potremo tornare in palestra a sorseggiare il nostro Gatorade macchiato Campari mentre aitanti quarantenni ci provano con giovani donne che fanno pilates col Rimmel attorno agli occhi. Online sulla Batusa

TESTO: REDAZIONE FOTO: INTERNET

Dal 25 maggio potremo tornare a sorseggiare il nostro Gatorade macchiato Campari mentre aitanti quarantenni ci provano con giovani donne che corrono sul tapis roulant col tacco 12 e il Rimmel attorno agli occhi.

Prima del lockdown la nostra giornata tipo in palestra era scandita da una routine pianificata. Arrivavamo con una tuta di triacetato, vecchio ricordo di quando giocavamo a sparviero alle elementari, e scarpe Adidas consumate sulla punta. Il tizio all’ingresso ci faceva sempre la stessa domanda: «Hai già la tua scheda?». Noi davamo sempre la stessa risposta: «Ho la Fidaty dell’Esselunga». Poi ci dirigevamo verso gli spogliatoi col borsone preso coi punti della Fidaty e sistemavamo le nostre cose nell’armadietto. 

Negli spogliatoi c’è sempre un fastidioso profumo di bagnoschiuma misto a sudore. I manager in carriera sistemavano con cura le loro giacche e le loro cravatte sull’appendino, slacciando con cura il polsino del Rolex e sistemando con ordine le loro scarpe lucide sotto la panca. Mentre il rito del manager si consumava, noi aprivamo la nostra mignon di Campari e la versavamo nel Gatorade blu, quello che dovrebbe ricondurre a un’aroma di lampone, mirtillo o altri frutti inutili. Shakeravamo per una trentina di secondi e il cocktail era pronto. Uscivamo.

In sala si potevano trovare molteplici esemplari di tizi da palestra. Quello che era lì perché lo obbligava la moglie, quello che era lì perché gli altri erano lì, quello che ci credeva e quello si faceva un paio di selfie e poi tornava a cambiarsi. Se tra pesi e cyclette c’erano anche creature di sesso femminile iniziava il corteggiamento. I palestrati le guardavano per un attimo. Poi si concretavano sul loro attrezzo. Respiravano a fondo e… «Uuuuooooooohhhhhhhhhh». Un altro respiro e… «SSSShhhhhhaaaaaaaaa». Poi tornavano a guardarla per vedere se avevano fatto centro.

Se la donna ammiccava iniziavano a ronzare attorno alla cyclette facendo finta di fare stretching. In caso contrario, se se non se li filava, dovevano impegnarsi di più. Allora la guardavano per altro un attimo. Poi impugnavano il bilanciere. Lo fissavano e… «Tttttssssssseeeeeeeee». Un altro colpo e… «Cazzo!». Stirato.

Noi osservavamo il tutto seduti su quell’aggeggio per il potenziamento dei quadricipiti. Era la sola cosa che ci ricordasse di avere i quadricipiti. Sorseggiavamo il nostro Gatorade macchiato Campari e per non bere e stomaco vuoto (la salute è importante, altrimenti perché uno dovrebbe andare in palestra?) mangiavamo una barretta energetica per fare fondo.

Quando i nostri esercizi di sollevamento della borraccia erano finiti facevamo scrocchiare il collo, alzavamo le spalle e tornavamo negli spogliatoi per constatare ancora una volta che i centimetri contano. Soprattutto in tempo di distanziamento sociale.

Un’altra giornata di dura attività fisica si era conclusa. E ora, dopo più di due mesi, siamo pronti a ripartire per smaltire i chili accumulati in quarantena con una borraccia di Gatorade macchiato Campari.

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