Ecco che cosa si sono detti i sindaci della provincia nel loro ultimo incontro con Trespidi. Passi l’alleanza con Parma, ma non moriremo reggiani. E qualcuno pensa di andare con Pavia.
Grande Emilia, Provincia del Gusto o Ducato. A meno di clamorose sorprese dell’ultima ora (referendum o retromarcia del Governo), sono queste le opzioni rimaste a Massimo Trespidi per il futuro del nostro territorio. La situazione nel resto dell’Emilia è piuttosto confusa al momento. Parma vuole Reggio, Reggio non vuole Modena, Modena non vuole Parma, e Piacenza prova a dire la sua. Lo fa ancora in modo discreto per non irritare nessuno, ma l’indicazione pare chiara: se dobbiamo restare in Emilia, possiamo accettare Parma, ma Reggio no. Lo hanno detto i sindaci della provincia a Trespidi nella riunione di qualche giorno fa, un vertice che si è tenuto rigorosamente a porte chiuse (ma con qualche spiraglio).
UN PROBLEMA IN VALTIDONE
Fatta eccezione per il sindaco di Alseno, che pare molto più possibilista nei confronti di una provincia allargata a Reggio e Modena, il coro è stato unanime: non moriremo reggiani. Il più deciso è il sindaco di Podenzano, che avrebbe avanzato la richiesta di porre il veto formale su Reggio Emilia. Se la parte est della provincia cede più facilmente a Parma, la Val Tidone comincia a valutare costi e benefici di una (ipotetica, ma non impossibile) scissione. A margine dell’incontro il sindaco di Caminata avrebbe già paventato l’ipotesi di chiedere l’annessione come Comune al pavese. E non è detto che resterebbe il solo a farlo da quelle parti. La palla ora rimbalza nel campo di Trespidi: la responsabilità di una disgregazione territoriale, o di un’annessione sbilanciata a Parma e a Reggio Emilia, rischiano di cadere soprattutto su di lui.
Be the first to comment on "LA CARTA DELLA SECESSIONE"