ULTIMO LISCIO A PIACENZA

La morte di Gianna Casella dalla fisarmonica al poliziesco. Mentre i siti Internet riproducono il video di “Siguleina” su You Tube, la Procura apre un fascicolo di indagini per omicidio colposo contro ignoti. Sabato la cantante aveva mangiato pesce in un ristorante cinese della città, poi aveva lasciato un biglietto al marito: “Sono ricoverata in ospedale”. 

TESTO: FILIPPO MERLI; FOTO: INTERNET

Gianna Casella nasce in un casermone popolare. Nasce cantante. Ha una bella voce, la erre marcata e parla il dialetto piacentino fin da piccola. Unisce le due cose, la voce e il dialetto, e inizia a cantare pezzi divertenti accompagnata dalla fisarmonica. “Vent’anni che siamo sposati, le voglio ancora bene, ma è diventata una barca, una pietra da mulino; la vita tanto sottile adesso è un fagottone, la bella cipollina adesso è un “bavarone”. La “Siguleina”, la cipollina, diventa il pezzo forte delle sue esibizioni. Gira piazze, locali, balere, si definisce una “piasentinassa dal sass” e diventa la voce della canzone popolare piacentina. Sposa Franco Peveri, che conosce da quando aveva quattordici anni. Sarà un matrimonio divertente e ironico. Insieme gestiscono un chiosco in via dei Pisoni, dove ferrovieri, pensionati e perdigiorno bevono un bicchiere di vino e ascoltano le sue canzoni dialettali. “Ancora si va a passeggio la sera eleganti, la bocca ridente, il cuore che canta, la gente si sposta dal marciapiede, ma lei va adagio e si fa tirare dietro; le faccio da appoggio per far che vada e le dico bellezza, stai su bella grande; e lei mi sorride e io gli faccio coraggio, alla mia cipollina che adesso è un carretto”. Gianna ha un caschetto nero, un vestito a fiori e canta col sorriso. Vince il Festival di Pesaro davanti a Massimo Ranieri. Canta in pubblico e in privato, sempre accompagnata da una fisarmonica. L’ultimo disco s’intitola “Il meglio del dialetto piacentino” ed è stato prodotto da Avos, il cantante col panama.

DAL DIALETTO AL GIALLO

Sabato, intorno alle 13, Gianna va a pranzo in un ristorante cinese della città. Al tavolo sono in quattro. Gianna è col marito. Ordinano pesce. Lui mangia leggero, lei “un piatto di cozze e forse ha allargato un po’ il tiro” ha raccontato Franco a Piacenza24. Verso le 17 Gianna non si sente bene. Il marito torna a casa e trova un biglietto: “Sono ricoverata al pronto soccorso”. Il malessere è peggiorato e Gianna ha chiamato la guardia medica. Viene portata in terapia d’urgenza, l’intossicazione ha inciso su reni, cuore, pancreas e fegato. Gianna è morta ieri mattina. Aveva settant’anni. Le testate piacentine danno la notizia, i siti vanno su You Tube e pubblicano il video di “Siguleina”. Gianna è bionda, ha gli occhiali e canta accanto al bancone di un’osteria. “Aveva diciott’anni quando ha fatto l’amore, era giovane come l’acqua, fresca come un fiore, aveva una vitina che stava in un anellino; le dicevano cipollina, le dicevano il mio “cirlino”. Si parla di malore improvviso, ma presto salta fuori la storia del ristorante cinese. Intanto i siti scrivono il coccodrillo di Gianna e raccolgono le testimonianze di cantanti piacentini e politici. “Gianna, la voce piasinteina” titola Libertà nell’apertura di giornale. Accanto c’è il ricordo di Giorgio Lambri, “Era la nostra Nilla Pizzi, allegra, schietta e popolaresca”. Ma presto il ricordo lascia spazio al poliziesco. La Procura apre un fascicolo di indagini per omicidio colposo contro ignoti. Viene disposta l’autopsia. “La morte di mia madre è stata molto veloce e strana” dice Marco Peveri, figlio di Gianna e Franco. Veloce e strana. Pare che gli inquirenti la pensino come lui.

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