ARAFAT ALL’IKEA

E’ egiziano ed è tra i Cobas che fino a qualche minuto fa avevano bloccato i cancelli dello stabilimento piacentino. “I lavoratori sono uniti”, dice alla Batusa. Come l’estate scorsa alla Tnt, quando  i facchini urlavano “busta paga falso!” e giocavano a calcio nel piazzale di notte.  

Si chiama Arafat. E’ egiziano. Lavora alla Tnt, è un collaboratore provinciale dei Cobas ed è tra i facchini che hanno bloccato i cancelli dell’Ikea. Questa mattina alle 5,30 i manifestanti erano ancora lì, con il giubbotto arancione, gli striscioni e il cappuccio sulla fronte. Pretendevano orari di lavoro equi e stipendi adeguati. Un paio di giorni fa la protesta si è chiusa con cinque feriti e tre denunciati. La notizia è finita su giornali e siti internet nazionali, ma i facchini sono andati avanti. Fino a pochi minuti fa, quando il presidio si è sciolto. “Tutti i lavoratori sono uniti – dice Mohamed Arafat alla Batusa – e insieme abbiamo deciso di rimuovere il blocco”. I manifestanti sono tornati a casa. I cancelli sono liberi. “C’erano macchinate di persone che arrivavano ai cancelli e facevano finta di voler entrare solo per provocarci e per cercare lo scontro – ha detto il responsabile dei Cobas, Aldo Milani, a Piacenza24 – ma noi non ci stiamo a questo tipo di manovra e non siamo caduti nella trappola facendo cose che poi ci si sarebbero rivoltate contro”.

BUSTA PAGA FALSO

Arafat era all’Ikea. Ma era anche tra i lavoratori che protestarono davanti alla Tnt. Era l’estate del 2011 quando i piacentini sentirono parlare per la prima volta di facchini arrabbiati. Urlavano “busta paga falso!” e di notte giocavano a pallone e bevevano birra nel piazzale. Temevano tagli di personale e manifestarono con le bandiere. La chiamavano “lotta”. Per i giornalisti fu una faticaccia: andavano a letto tardi e si alzavano presto per monitorare la situazione e scattare fotografie. Come all’Ikea. “Ma le due cose – prosegue Arafat – sono diverse. Anche se, come nel caso della Tnt, i lavoratori sono uniti”. Arafat lo ripete spesso. Eppure hanno detto e scritto che molti volevano evitare la protesta per andare a lavorare regolarmente. “Tre lavoratori delle cooperative che volevano entrare sono andati al pronto soccorso: uno sostiene di essere stato buttato a terra e preso a calci dai manifestanti, una donna di essere stata strattonata e gettata al suolo, così come un collega. Faranno denuncia. Tra i facchini del blocco due sarebbero stati investiti da auto che volevano entrare nonostante il presidio ai cancelli” ha scritto l’Ansa mercoledì. “Abbiamo parlato con tutti, ci siamo chiariti con molta calma” dice Arafat. “E insieme – ripeto – abbiamo deciso di sciogliere il blocco”. Arafat e gli altri facchini lasciano i cancelli dell’Ikea e tornano a casa. Il blocco è finito.

filippo.merli@labatusa.it

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