SISTER ACT

Non solo crisi economica, anche crisi religiosa. Questa è la storia di una suora senegalese che ha abbandonato i voti, è uscita dal convento è si è ritrovata in mezzo alla strada. Tutto è cambiato quando è entrata in una discoteca e ha scoperto il gin tonic. Ecco l’ultima puntata di “Compro oro”, la nostra piccola inchiesta sulla crisi a Piacenza.

TESTO: FILIPPO MERLI; FOTO: INTERNET

C’è una suora che beve gin tonic in discoteca. A dire il vero non ha più i voti, ma ha portato il velo per parecchi anni prima di lasciare il vecchio monastero che le ha cambiato la vita. Accetta di parlare con la Batusa in forma anonima. Di solito in questi casi i giornali seri inventano un nome di fantasia. E noi, che non siamo un giornale e che non prendiamo la vita troppo sul serio, la chiameremo Deloris, alias suor Maria Claretta, la protagonista di Sister Act (una svitata in abiti da suora), che scappava dal convento per farsi una partita a flipper. La sua storia inizia nel 1994 in una città del Senegal. Deloris vive in una famiglia agiata, è sempre nel primo banco ed è una delle prime della classe. Legge. Studia. Ripete la lezione in piedi davanti alla cattedra e prende sempre buoni voti. “A differenza degli extracomunitari che vanno in Italia per cercare lavoro o per scappare da una guerra, io sono venuta qui perché ero affascinata da un’altra vita” racconta alla Batusa. “Avevo una bella famiglia, ero fortunata ed ero una brava ragazza, ma fin da piccola avevo il desiderio di prendere i voti e di entrare in un monastero. Volevo diventare una monaca di clausura”. Una sera Deloris lo confessa ai genitori. “Non è stata una decisione facile. Ci ho pensato molto. Ci tengo a sottolineare che è stata una mia scelta, nessuno mi ha imposto nulla. Anzi, i miei hanno sofferto per il distacco: avevo quindici anni e quella solitamente è l’età in cui si sta in famiglia. Ma ormai avevo preso la mia decisione e i miei genitori mi hanno sostenuto fino in fondo. Così, dopo un lungo iter per ottenere il visto, sono salita su un aereo diretto in Italia”.

VOTI SEMPLICI

Deloris ha scarpe rosse e parla un italiano perfetto. “Sono arrivata nel monastero di un piccolo paese del Piacentino. C’erano solo otto o nove monache, me ne aspettavo molte di più. Io ero la più giovane. Anzi, ero l’unica giovane. Non è stato per niente facile, ma il desiderio di farmi suora era dentro di me e ho continuato il mio percorso tra grandi difficoltà. Non mi davano l’opportunità di proseguire gli studi, lavoravo e basta. Tra l’altro, essendo una minorenne, non potevo ancora portare gli abiti da suora. E’ stato un brutto periodo, ma ho resistito. Dopo la chiusura del monastero, nel 2000, mi hanno trasferito in città”. Le cose per Deloris si mettono bene. “I primi anni sono stati molto belli, la vita religiosa nel nuovo convento era ben scandita, lavoro e preghiera, e in più avevo trovato una mia coetanea con la quale legai fin dal primo giorno. C’erano molte suore, non come prima, e mi diedero la possibilità di riprendere gli studi fino alle superiori, che frequentai in un istituto piacentino. Dopo un anno presi i voti semplici. Ero una suora”. Poi accadde qualcosa di strano. “Entrai in crisi. Una crisi personale, profonda, causata da alcuni problemi con la comunità. Quando le persone non riescono a relazionarsi, a interagire e a capirsi può succedere che uno si estrometta e si escluda. A me accadde la stessa cosa. Ero in quarta superiore”. Deloris pensa seriamente di lasciare l’abito da suora. “Ero delusa, amareggiata. Non mi trovavo bene e nessuno in quel periodo mi capiva. Mi giudicavano, ma non cercavano di risalire ai motivi del mio malessere. Ero sola. Presi il diploma e decisi di lasciare per sempre il convento e il desiderio di diventare una monaca di clausura”.

EDICOLE E AUTOBUS

“I voti semplici – dice ancora Deloris – non sono voti perenni. Diciamo che non mi ero ancora dichiarata al Signore per tutta la vita. Così, alla scadenza dei voti, sono uscita dal monastero”. Era il 2005. “Anche questa è stata una decisione molto difficile, ma oggi, se ci penso, non mi pento della scelta che ho fatto. In convento pensavo di essere più ascoltata e capita, ma così non è stato. Cercarono di farmi cambiare idea, mi dissero di restare, senza però riuscire a convincermi. Avevo deciso. Quando mi sono ritrovata in mezzo alla strada, fuori dal monastero, mi è crollato tutto. Il sogno di farmi suora era svanito. Tutte le mie speranze erano svanite. A Piacenza non conoscevo nessuno e quelle poche persone che conoscevo mi consigliarono di tornarmene a casa. Ma io dovevo lottare. Dovevo restare. Anche perché non volevo tornare a casa, dove temevo il giudizio della gente. Devi sapere che smettere di essere una suora, in Senegal, è considerato come un disonore. Negli anni passati ero tornata nel mio Paese in vacanza e tutti mi avevano vista vestita da suora. Alla gente importa poco se hai preso i voti semplici o perenni. Sei una suora. Punto. Se fossi tornata a casa avrei disonorato la mia famiglia. L’avrei fatta vergognare. Per questo dovevo lottare e rifarmi una vita qui a Piacenza”. Alcune suore le danno una mano a inserirsi nell’altro mondo, quello con le edicole e i ragazzi che ti fanno l’occhiolino sull’autobus. “Avevo paura. Ero terrorizzata. Giravo per strada a testa bassa, mi sentivo minacciata da questo nuovo mondo e dalla mia nuova vita. Poi, piano piano, sono riuscita a ripartire, e dopo un anno di pausa ho ripreso a studiare”. Deloris frequenta l’università Cattolica e si laurea. “Ho scelto una facoltà educativa perché vorrei stare accanto ai giovani e in mezzo alla gente. Vorrei fare la maestra di sostegno o di asilo nido. Nel frattempo mi arrangio con qualche lavoretto”.

LA MONACA SI SBRONZA

Deloris ha trovato il coraggio di tornare in Senegal, dove una suora è una suora per sempre. “Mi sentivo come un’estranea, sia tra la gente sia in famiglia. I miei genitori non avevano ancora accettato questa sconfitta. La mia sconfitta. Ora però sono fieri di me. Ho studiato, lavoro. I miei genitori mi adorano per quello che sono stata e per quello che sono. Quella in convento la reputo come una bella esperienza, anche se ho avuto diversi problemi e molte sofferenze”. Oggi Deloris è una donna sulla trentina che sta scrivendo un’autobiografia. “Non per fare rivelazioni o per tornare sulle cose che ho dovuto subire nella mia vita, vorrei solo rivivere quei momenti. Non è semplice, però. Ieri notte stavo scrivendo e mi sono accorta che ritornare su certe cose è un vero e proprio tormento. Ma vado avanti, come ho sempre fatto, e spero di pubblicare presto il mio libro”. Tra un turno di lavoro e l’altro Deloris beve gin tonic al bancone di una discoteca. “La prima volta che ho messo piede in una discoteca mi sentivo completamente fuori luogo. Avevo questa musica altissima nelle orecchie, questo rumore infernale in testa. Ero abituata alla vita in convento, capirai. Poi ho iniziato a uscire con la mia nuova compagnia e alla fine andare in discoteca è diventata un’abitudine. Mi piace ballare, divertirmi. Ho scoperto anche il gin tonic, il Bacardi e il mojito. A volte esagero un po’, è l’atmosfera che ti frega”. Per dirla con Manzoni: la monaca si sbronza. Sarebbe un grande titolo. “Stai scherzando spero…”.

Qui la prima, la seconda e la terza puntata

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