SAPONETTA FIORI

Usciva, gridava “mia!”, tornava indietro, lisciava il pallone, prendeva gol e dava un calcio al palo. Storia del portiere in calzamaglia che dopo aver collezionato papere a Piacenza vinse la Champions League col Milan. Ecco la terza puntata di “Vai col liscio”.

FIORI

TESTO: FILIPPO MERLI; FOTO: INTERNET

Fiori non usciva. Fuoriusciva. Faceva quattro passi avanti, urlava “mia!”, faceva due passi indietro, lisciava il pallone e prendeva gol. Allora dava un calcio al palo. “Cazzo!”. Poi inveiva contro i difensori con strani gesti e parlava da solo. Stagione 1998-1999. Il Piacenza è in serie A. In panchina c’è Beppe Materazzi, a centrocampo c’è Giovanni Stroppa e in attacco c’è Simone Inzaghi, fratello di. E’ la squadra più divertente che abbia mai giocato al Garilli. Massimo Rastelli non fa vedere la palla a Lilian Thuram e Fabio Cannavaro, Giovanni Stroppa è un genio di provincia,Gianpiero Piovani segna alla Fiorentina capolista  e mostra la maglietta con la scritta “Buon Natale” alla telecamera. Dopo tre giornate il Piace è primo in classifica davanti a Juventus, Milan e Inter. In porta c’è lui, Valerio Fiori, classe 1969, ex Lazio, Cagliari e Fiorentina. Se nelle altre squadre la star è il terminale offensivo, il centravanti, nel Piace la formazione dovrebbe essere letta al contrario: l’ultimo, la star, è il portiere. Che ha la barba lunga e i capelli a caschetto, che porta sempre la calzamaglia attillata e non trattiene un pallone. Para sempre coi pugni, mai a mano aperta. Ogni tiro è un brivido, ogni cross è una preghiera dei tifosi. La papera è sempre dietro la bandierina del calcio d’angolo.

TRALLALLERO

Ogni tanto, chissà perché, Fiori liscia il pallone e prende gol assurdi. Tra i pali ci sa anche fare, ma appena fa un passo fuori dall’area piccola respinge di pugno anche i pallonetti. Al primo errore i tifosi pensano che può capitare. Al secondo pensano che si riscatterà. Al terzo pensano che è anche un po’ sfigato. Al quarto pensano che allora è un vizio. Al quinto rispolverano il vecchio soprannome che gli avevano affibbiato i tifosi della Lazio: Saponetta. Allo stadio Olimpico, durante l’annuncio delle formazioni, dopo che lo speaker urlava i nomi dei giocatori della Lazio il pubblico rispondeva “olé!”. Quando arrivava il turno di Fiori il pubblico rispondeva “trallallero!”. Cose che i tifosi del Piace non potevano sapere prima di vederlo all’opera con la maglia biancorossa. Infilò una serie di papere indimenticabili, tante che “non me ne ricordo più neanche una” dice un vecchio tifoso del Piace alla Batusa. Fu l’unico portiere che riuscì a prendere un gol di tacco dalla linea di fondo campo. Si giocava al Franchi con la Fiorentina. Fiori lisciò l’uscita, il pallone arrivò a Batistuta che la buttò dentro. Tra le prodezze si ricorda un rigore parato nella gara con l’Udinese (ovviamente di pugno) e qualche volo per i fotografi tra i pali, dove evidentemente Fiori si sentiva al sicuro e raramente sbagliava. Per ogni gol che prendeva Fiori, Simone Inzaghi ne faceva due, e così il Piace si salvò. Quella fu l’ultima stagione di Valerio Fiori da titolare. L’anno dopo, visto che la vita a volte riserva delle sorprese, Fiori passò al Milan e ci restò nove anni. Giocò titolare solo due volte, ovviamente una contro il Piacenza – 24 maggio 2003 – perché anche il calcio a volte fa strani giri e poi ritorna. Prese quattro pere e qualche giorno dopo vinse la Champions League da terzo portiere del Milan nella finale contro la Juventus. Dal 2008 – dopo essersi laureato in giurisprudenza e aver fatto esperienza in un importante studio legale milanese, ci fa sapere un tifoso biancorosso – Valerio Fiori detto Saponetta è il preparatore dei portieri del Milan. Insegna ad Abbiati che è meglio per tutti se blocca il pallone invece di respingerlo coi pugni.

Qui trovate la prima e la seconda puntata

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