SUPERMARKET

Yakubu faceva il benzinaio. Ora aspetta il permesso di soggiorno e nel frattempo vive con l’euro del carrello. Passa le sue giornate sul piazzale dell’Esselunga, appena vede una volante della polizia fa finte di niente e si allontana con le mani in tasca: è la dura vita dell’abusivo. Ecco la prima puntata di “Fuorilegge”. 

YAKUBU

TESTO: FILIPPO MERLI; FOTO: IDEM

Yakubu vive con l’euro del carrello. Se ne sta nel piazzale dell’Esselunga e prende freddo. Porta un cappello di tela, un giubbotto pesante e guanti da sci. Vedere un nigeriano coi guanti da sci fa sempre uno strano effetto. Yakubu, hai mai visto un paio di sci? “Eh. Che?”. Si avvicina una vecchia col carrello. Sul manico, nell’affare rotondo col simbolo dell’euro, c’è parte del pranzo di Yakubu e di sua moglie, che da un paio di mesi aspetta un figlio. Si vede che si vergogna, ma non può fare altrimenti. “Scusa un attimo. Signora, ho fame”. Yakubu si toglie il guanto da sci e mostra il palmo della mano. Carità per i poveri senza permesso di soggiorno. “Signora, la prego”. La signora lo ignora, appoggia i sacchetti a terra, mette a posto il carrello, prende l’euro e se ne va. Barbara D’Urso sarebbe scoppiata in lacrime, ma Yakubu è abituato. “Buon Natale, signora”. “Riesco a mettere via cinque o dieci euro al giorno” dice alla Batusa. “Poi dipende, a volte anche una quindicina, a volte resto a mani vuote”. Arriva sul piazzale dell’Esselunga di via Manfredi intorno alle undici di mattina. Presidia la sua zona, quella davanti alla porta d’ingresso. La concorrenza è forte ma non sleale. “In tanti fanno come me, sono soprattutto africani, proprio come il sottoscritto. Ognuno ha il suo posto e rispetta quello degli altri. C’è chi si mette laggiù, accanto al parcheggio, chi si piazza appena fuori e chi va dall’altra parte, vicino al deposito di carrelli. Io me ne sto qui. E prendo freddo. Resto fino al pomeriggio, poi torno da mia moglie”.

MEDICINE COSTOSE

Yakubu dice di essere un meccanico di macchine utensili, ma in Nigeria faceva il benzinaio. “Ero musulmano, ora sono cattolico. Ogni domenica vado a messa, ma non a chiedere soldi all’uscita. Vado lì per pregare”. Sua moglie è una donna delle pulizie, ha le ginocchia consumate dagli spigoli dei gradini e ora che è incinta non può lavorare. “Andiamo avanti con dieci euro al giorno, compreso l’affitto. Non chiedermi come facciamo perché non lo so neanche io”. Un ragazzo sulla ventina beve Coca cola e gli passa qualche spicciolo. Poca roba. “Grazie, grazie, buona giornata” dice Yakubu mentre conta le monete. In tutto fanno trenta centesimi. “Meglio di niente”. Yakubu è un abusivo, e quando gli sbirri passano da quelle parti fa finta di niente e si allontana con le mani in tasca. “Spesso – dice – la polizia mi manda via. Non posso stare qui, e in più non ho ancora il permesso di soggiorno. Dovrebbe arrivare tra poco. Non vedo l’ora, così potrò lasciare questa postazione di carrelli per cercarmi un lavoro vero e uno stipendio decente”. Yakubu fruga nella tasca sinistra del giubbotto e tira fuori un sacchetto della farmacia. Dentro c’è una scatola di Gravidha, un integratore alimentare per le donne in attesa. Yakubu prende lo scontrino, lo srotola e ce lo mostra. “Vedi? 17 euro. Per guadagnarli ci ho messo due giorni. Le medicine costano”.

ACCENDINI E PUPAZZI SALTELLANTI

Yakubu cerca di darsi da fare. Indica gli spazi liberi a chi cerca parcheggio, aiuta gli anziani con le borse della spesa, fa segno agli automobilisti in retromarcia. “Se sto qua impalato mi sento inutile. D’altronde non posso fare altro: ho una moglie incinta, qualcosa devo pur portare a casa. Anche il freddo è insopportabile. Sono nigeriano, fino a qualche giorno fa ero tra quelli che non avevano mai visto la neve. Beh. La neve fa schifo. Fa freddo e si scivola”. Perché non vendi qualcosa? Non so, accendini, porta fortuna, pupazzi che fanno le capriole, le solite cose. “E come li compro? E poi non voglio mica passare la mia vita a fare il venditore abusivo pronto a darmela a gambe appena vedo una macchina della polizia, anche se non faccio nulla di male. Te l’ho detto: questa è una cosa temporanea, sto solo aspettando che mi arrivi il permesso di soggiorno e poi andrò a fare domanda ovunque. Qualsiasi lavoro va bene, pur di andarmene da qui e di smettere di chiedere i soldi del carrello alla gente. Aspetta un attimo…”. Una signora sulla settantina porta bottiglie di olio e una cassa d’acqua. Il marciapiede è ghiacciato e rischia la colonna vertebrale per una cassa di Levissima in offerta. Certe occasioni vanno prese al volo. “Signora, vuole che l’aiuti?”. La signora accetta. Yakubu si gira e ci fa l’occhiolino. Poi torna indietro. “Ti saluto, vado ad aiutare quella signora a portare l’acqua”. Si toglie il guanto da sci, stringe la mano e si allontana. Arriva un altro e gli frega subito il posto davanti ai carrelli.

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