IL SANTO PADRE

nereo rubrica nuova

TESTO: NEREO TRABACCHI; FOTO: ARCHIVIO TRABACCHI

Fino a oggi non avevo ben capito il vero significato del termine “rincoglionito”, ma finalmente ho potuto evincerlo guardando la mia faccia nelle prime foto in cui tengo in braccio Tea, “me fìola”. Comunque, fatta questa doverosa premessa, colgo l’occasione dell’invito della Batusa di tenere periodicamente una piccola rubrica sulla mia avventura di papà, nella speranza che questo non blocchi lo sviluppo del genere umano. Ma in fondo mancano pochi giorni alla fine del mondo, perciò, chissenefrega. Dopo tre ore di travaglio, la supermamma mi ha scodellato la piccola in ottima salute. Il mio ruolo, in quei 180 minuti, è stato chiaramente quello dell’imbecille. “Lei le massaggi la schiena…” mi incitava il medico. Dato che la sera della lezione del corso pre parto, dove spiegavano questa tecnica, io avevo ritenuto più salutare per mia figlia portare la madre a cena, mi sono ritrovato a digiuno di nozioni, cominciando così un inutile massaggio alle spalle, stile seduttore da bancone del bar. “Ma che fa? Nella parte bassa, sui lombi…”. “Sì certo balia, ci stavo arrivando…”. “Non sono una balia, sono un’ostetrica”. Comunque, come premesso, tutto è andato per il meglio, e sotto sera ero già impegnato nelle difficilissima organizzazione di una martingala di cene-aperitivi-eventi per festeggiare degnamente il nuovo arrivo. Nelle ore successive mi sono dovuto destreggiare tra le visite a valanga dei parenti, i quali con il viso appiccicato a un vetro di protezione si lanciavano nelle più svariate ipotesi di somiglianze di un esserino “frugno” e tremante: “Ha il tuo naso, ma il mento della Pina, cugina bilaterale di Novara”. “E’ tutta il papà, ma ha qualcosa della mamma” (ma …zzo vuol dire?). “Si sa che le femmine prendono dal papà, ma gli occhi (ancora sigillati ermeticamente), sono tutti di lei…”.

 ALLACCIATE LE CINTURE

Finita la serie di follie, abbiamo trascorso la breve degenza tra corsi e istruzioni, arrivando rapidamente al fatidico giorno delle dimissioni, dove le domande nella mia testa si alternavano con la stessa rapidità con cui solitamente cerco di abbinare i vini con le portate. Il mio primo compito, ma proprio tutto mio, era quello di arrivare in ospedale con la macchina “bella calda” e l’ovetto da viaggio ben installato sul sedile posteriore. Ovviamente non ci sono riuscito. Dopo aver seguito le precisissime istruzioni in cinese e telefonato agli amici che avevano avuto un figlio per avere una dritta su ‘sto montaggio, ero talmente nervoso che prima mi sono scaricato chiamando mia madre per dirle che è vecchia e lenta, poi ho fatto la cosa più saggia che avrei dovuto fare istintivamente sin dall’inizio: legare la seduta della bimba con la cintura di sicurezza come quando trasporto una cassa di buon vino. Siamo arrivati a casa, sereni, felici e contenti. E ora, a quanto mi dicono, comincia il bello. Al prossimo pannolone.

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2 Comments on "IL SANTO PADRE"

  1. Hai lasciasto la puerpera da sola mentre ti sollazzavi con gli amici al bar????Adesso vogliamo sapere quante notti passi a far ballare TEA!!!
    Asta la vista…

    • No cara, pa puerpera era presente… Faceva parte del nostro personale corso pre parto; e ha funzionato date le sole 2 ore di travaglio 😉

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