A PIACENZA NON SUCCEDE MAI NIENTE

Un meteorite in tangenziale, un Boeing 747 sul grattacielo dei Mille, gli Ufo, i Maya, la fine del mondo: proprio sul più bello, quando su Facebook impazzavano i commenti sul botto di questa notte, Libertà ha pubblicato una lettera che svela il mistero: era un grande petardo fatto scoppiare da ragazzini annoiati. E Nereo è rimasto fregato.

meteorite

FOTO: INTERNET

E’ vero. A Piacenza non succede mai niente. Per una volta che un botto tremendo aveva squarciato la notte e tutti stamattina cercavano un cratere in tangenziale – l’ipotesi più suggestiva che circolava su Facebook era quella di un meteorite che annunciasse la fine del mondo – si è scoperto che è stato solo un grosso petardo lanciato da cinque o sei ragazzini annoiati in via Anguissola. Peccato. Il mistero è stato svelato da una lettera firmata pubblicata sul sito internet di Libertà (vedere per leggere) proprio quando iniziavamo a divertirci. Sui social network circolavano decine di ipotesi, dallo scoppio di una caldaia a quello di un bancomat, da un aereo caduto vicino al grattacielo dei Mille fino al meteorite e a un oggetto volante non identificato, o Ufo. Già, peccato. La lettera è stata pubblicata proprio mentre stavamo per scrivere una serie inenarrabile di assurdità in pieno stile Batusa. Avevamo già avvisato Nereo di buttare giù due righe. Ecco che cosa aveva scritto poco prima che il mistero fosse svelato.

 IL BOTTO E RISPOSTA DI NEREO

Se a botta si deve risposta, noi certo non possiamo esimerci. Io non ho sentito nulla, ma a quanto pare, un misterioso botto di mezzanotte ha scosso la città. Apparentemente senza fiamme e senza danni, l’unica cosa che si è innescato è un tam tam sui social network. Troppo facile prendersela con i Maya, anche se sotto sotto, proprio sereni non tutti sono. Su Facebook si parla di centrale dell’Enel, ma la luce c’è ancora. Si parla di Consiglio comunale, ma Dosi c’è ancora. Si parla di me fuori a cena, ma ieri sera ero in casa. “Botto”, però, etimologicamente deriva da “botta”, che di origine romanza ancora deriva da “buttare”, colpire. Ah, quanto spesso (io per primissimo) si usano le parole senza conoscerne le radici. Poi c’è il “bottone”, che fa rima con coglione, che non è colui che crede alla fine del mondo, ma il dischetto a varia forma per chiudere gli abiti e sempre meno spesso le bocche. Ma se siamo in difficoltà con le terminologie erudite, manteniamo il nostro campanilismo delle mura e chiamiamo le cose con il loro nome: un bel ciòcc! Chiudiamo con una filastrocca: “Dì Gina, ièr sira ero al bar a mezzanotte con la Cicci, la Puffy, la Sussy e la Lally, quando a un certo punto abbiamo sentito un gran “ciòc”! Che paura, saran mia i Maya?”.
Poi Nereo aveva aggiunto tutta una serie di vocaboli piacentini con significati e derivazioni, ma proprio sul più bello è arrivata la lettera a Libertà che ha rovinato tutto. A Piacenza non succede mai niente.

scrivania@labatusa.it

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