OGNI MALEDETTA VIGILIA

Mentre i nonni stendono la pasta per i tortelli e vanno a prendere il vino in cantina, i giovani mandano messaggi con WhatsApp e guardano film porno sul computer. Del Natale non frega più niente a nessuno. Tanti auguri dalla Batusa.

batusa natale

La cosa più divertente del Natale sono gli indiani. Girano con i cappelli di Babbo Natale che s’illuminano e sanno benissimo che ne piazzeranno un bel po’. Di pesci è pieno il mondo, ma molti sono concentrati a Piacenza. Ovviamente noi della Batusa non potevamo essere da meno, così abbiamo fermato un indiano e gli abbiamo chiesto quanto costava un cappello con le luci. “Uno tre euro, due cinque euro”. Ne vogliamo uno. “Due, due”. No, uno. “Due. Conviene”. E’ vero, ma non sappiamo che farcene di due cappelli di Babbo Natale con le luci. Trattiamo. Vinciamo noi. Uno. Lo guardiamo. E’ bello. Ha le stelle sull’orlo e da dietro pende la batteria con una pila da orologio. Ci viene un’idea. Andiamo ai giardini Margherita e lo mettiamo in testa alla statua della Batusa. Ora sì che è veramente Natale. Ah, il 25 dicembre. Che giorno! Che gioia! Non frega niente a nessuno del Natale, ma ormai c’è e bisogna farsene una ragione. La magia della vigilia si esaurisce dal tizio che vende caldarroste in via XX Settembre e nelle musiche tristi che passano nei bar. Finti suonatori di fisarmonica allietano le ultime compere. Ormai è tardi e bisogna fare in fretta, c’è da comprare i regali per quei lontani parenti che vedi solo a Natale e ai funerali, la nonna è in cucina che stende la pasta per i tortelli e il cuginetto si domanda chi era mai questo Erode che sta nel castello del presepe e ha lo sguardo così serio. Vecchi e bambini, loro ci credono ancora. Rispettano la tradizione, portano avanti le usanze e preparano la tavola. E tu che sei giovane passi da un bar all’altro e conti di non sapere più niente già dalle tre del pomeriggio.
Alla vigilia si mangia di magro. Che palle. Sedano, olio, carote, sale. Uhm. Vabbé. E’ una volta all’anno, passi. Anche la messa di mezzanotte, con le anziane con troppo rossetto sulle labbra e gli anziani in giacca e cravatta. Poi arriva Natale e arrivano i parenti, che non ti vedono dal giorno del battesimo e ti dicono che sei cresciuto con un certo stupore. La nonna tira fuori il servizio buono, il nonno va in cantina a prendere il vino, tu mandi messaggi con WhatsApp e aggiorni lo stato di Facebook. I giovani hanno sempre il telefono in mano. Mentre scartano i regali, mentre sono a tavola, mentre mangiano le noci. I nonni non dicono parolacce, ma anche loro possono pensare “che cosa cazzo avrà da scrivere di tanto importante?”. E’ un giorno all’anno. Vorrebbero sapere come va l’università, se hai la morosa, vorrebbe passare un po’ di tempo coi nipoti. Loro se ne fottono. S’infastidiscono quando il cuginetto prova la nuova spada ninja, sbuffano quando la mamma dice di aspettare il panettone prima di uscire con gli amici, leggono svogliatamente i numeri della tombola. E quando arriva la sera si chiudono in camera e guardano film porno sul computer, oppure vanno al Boeri col cappello di Babbo Natale che s’illumina. I fidanzati e le fidanzate sono quelli che soffrono di più. Prima si sorbiscono il pranzo a casa loro, poi devono andare a prendere il caffè dal partner perché ci tiene, sai, è una volta all’anno, che ti costa? E allora si scoglionano e fanno finti sorrisi, ascoltano cose che non vogliono sentire e giocano a Parole Puzzle sull’iPhone. Per i giovani il Natale è una piccola tortura. E’ una perdita di tempo, un giorno inutile, una tradizione per vecchi rincoglioniti. Tanti auguri dalla Batusa.

scrivania@labatusa.it

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