CANI DA SLITTA IN VIA VENTI

Oggi il pastore maremmano equivale a un Suv, solo che non c’è il problema dei parcheggi in centro. Prima chi aveva il cane era un accattone, adesso serve per scalare posizioni nella piramide sociale e ovviamente per farsela dare dalle ragazze, che girano coi loro chihuahua da asporto infilati nel marsupio come neonati. Ecco l’ultima puntata della “Strana Famiglia”, la nostra piccola inchiesta sulla nuova famiglia piacentina.

Cane macchina

TESTO: FILIPPO MERLI; FOTO: INTERNET

“Era un cane, non un uomo, un animale, ma col tempo sarebbe diventato mio amico,
e mi avrebbe riempito la testa di orgoglio, divertimento e sciocchezze.
Era più vicino a Dio di quanto io non sarei mai stato, non sapeva leggere né scrivere,
ma andava bene anche così. Era un disadattato, e io ero un disadattato.
Io avevo combattuto e avevo perso, lui avrebbe combattuto e vinto.
Gli altezzosi alani, gli orgogliosi pastori tedeschi, li avrebbe pestati a sangue, tutti,
e se li sarebbe pure scopati, e io avrei avuto le mie rivincite”.
(John Fante, Il mio cane Stupido).

L’ultima moda è il cane da asporto. Lo infilano in una borsa con la testa fuori oppure lo portano legato sul davanti, come un neonato. Ormai non riesci più a capire se quello nel marsupio è un bambino o un beagle. Poi vanno a fare una vasca in centro per far vedere a tutti che hanno un cane. Ormai tutte le famiglie piacentine hanno un cucciolo di qualcosa al guinzaglio da portare a spasso al sabato pomeriggio. Fuori dai negozi, legati ai cartelli stradali, ne vedi di ogni: carlini, barboncini, bassotti, cani alti, cani bassi, cani medi, cani e basta. Fanno i fatti loro, pisciano sull’angolo e aspettano che la padrona esca con un paio di borse. Portano strani cappottini: con le stelline, col pizzo, col dolcevita, di Gucci, di Armani, di Louis Vuitton. Sembrano borsette che camminano. Sono anche un po’ ridicoli, ma sono molto più divertenti i padroni che parlano ai cani ad alta voce: “Vuoi andare a casa eh? Devi fare pipì tato? Mo come sei grande! Mo come sei bello!”. Il cane li guarda strano: “Che cazzo ho fatto di male?”. Quelli più annoiati – i mariti che portano a spasso il cane della moglie – fanno avanti e indietro in via Venti, depressi e abbandonati al loro triste destino, e si lasciano trasportare. E’ il cane che porta a spasso il padrone. Poi, quando arrivano a casa, il cane mangia seduto sotto al tavolo e la moglie si fa slinguazzare dal suo adorato cucciolo – 54 chili di bulldog, un mostro – sul divano. Poi c’è la figlia di vent’anni che si autoscatta fotografie con la lingua fuori e il cane in braccio per ottenere più like possibili su Facebook. Il cane è a tutti gli effetti un membro della famiglia, a volte è più importante dei figli e del nonno. In macchina il povero vecchio si siede dietro con la mano attaccata alla maniglia perché sul sedile del passeggero c’è Amilcare, un fottuto bastardino che abbaia sempre e lo fa inciampare.

MASTINI NAPOLETANI E PORSCHE CAYENNE

Per i maschi è diverso. A loro i chihuahua incazzati col mondo non piacciono. Loro voglio i cani grandi, imponenti, statuari – a eccezione del cucciolo che si fanno prestare dalla zia per prendere della gnocca al Nina. Allora vedi cani da caccia sul Corso e cani da slitta in via Venti. Oggi, per un giovane piacentino, il mastino napoletano equivale a un Suv. Cambia radicalmente il suo stile di vita: deve portare giacconi con le tasche per i sacchettini, deve trovare un guinzaglio che s’intoni al suo maglione. E’ anche meglio del Suv, perché col mastino napoletano non hai il problema dei parcheggi in centro. Prima chi aveva un cane al guinzaglio era un accattone, un vagabondo, era “quello col cane”. Ora se non hai un quadrupede al tuo fianco non sei nessuno. Il cane, come il Suv, serve per scalare posizioni nella piramide sociale. Alla fine lo scopo di portare in giro un pastore maremmano e guidare un Porsche Cayenne è il medesimo: farsela dare. Cambia solo il mezzo. I maschi vogliono bestie enormi, muscolose, virili, vogliono un cane che li rispecchi. “Tesoro, vedi il mio alano tedesco? Corre per chilometri, ha gambe forti e scopa qualunque cosa, proprio come me”. Le ragazze ci restano sotto. Se iniziano ad accarezzare il cane è fatta. Il Suv non serve più, è sufficiente un terranova a pelo lungo. Il guinzaglio dev’essere una catena spessa, il collare deve avere le borchie e il cane dev’essere un sovversivo, un ribelle: deve tirare, deve reagire alle provocazioni degli altri cani, e tu devi far vedere alle donne che sei il padrone e che con te non c’è storia. Lui cammina piano, maestoso, elegante, e tu cammini accanto a lui con gli occhiali da sole e l’iPhone con la custodia di pelle nell’altra mano. Due re. I padroni del Corso. Incroci i cani da asporto delle ragazze e non vedi l’ora che il tuo segugio lo punti e tenti di sbranarlo per attaccare discorso. “Buono, buono Lucky. Scusa, è un po’ nervoso. Che bello il tuo cucciolo. Come si chiama? Di che razza è?”. In realtà non gliene frega niente, potrebbe essere anche una lontra, ma ormai l’aggancio è riuscito. Tutto merito del tuo bracco specializzato in fagiani a spasso sul Corso.

Qui trovate la prima, la seconda e la terza puntata

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3 Comments on "CANI DA SLITTA IN VIA VENTI"

  1. non ho parole…

  2. Non ci sono più i cani di una volta…

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