La Batusa

NEREO

TESTO: NEREO TRABACCHI; FOTO: ARCHIVIO TRABACCHI

Tutte le città di provincia hanno il locale figo, dove va la gente figa con la macchina super, accompagnati dalla donna profumata di cannella, con calze nere e i capelli piastrati come una piadina. Nella nostra cittadina, questo locale/enoteca ha un solo nome: Picchioni. Ma qui, a differenza delle altre località, di fighi ci sono pure il proprietario, Alessandro, e l’instancabile motore a quattro tempi che va ad “americani”, Fabio (poi Fabio ha conosciuto la Dukan e da quel giorno mi ricorda così tanto Bags Banny e la sua carota). Nella loro grotta/presepe hanno stipato: un bancone stile pub inglese con sedute per culi corti, (al terzo bicchiere la scivolata è inevitabile) qualche tavolino che spesso quando esci dal cesso ti hanno ciulato, e soprattutto una invidiabile, davvero invidiabile, carta dei vini. Quando entro io non so mai che cosa fare: cena? Aperitivo? Compro una bottiglia e la porto a casa? Quindi faccio tutto… E’ possibile cenare con primizie: culaccia e salumi, salmone, assaggini caldi (che quando leggo così su un qualsiasi menu mi preoccupo subito: che minchia sono gli “assaggini”? O me ne dài o non me ne dài!), formaggi, carni crude e dolci. Tutto davvero di qualità, curato e frutto di una ricerca non casuale, ma proveniente da una vera passione. Ma poi guardo bene il “Picchio”, come viene chiamato dopo il secondo bicchiere, e noto che il suo fisico non è certo quello dell’enotecaro. Addominali guscio di tartaruga, braccio da traghettatore del Po quando era crollato il ponte, gambe da calciatore e spalle da nuotatore. In mie diverse visite, non ha mai avuto la stessa pettinatura: può passare da una rasatura laterale della gioventù Hitleriana, al ciuffo radical chic di “Uomini e Donne”, alla sfumatura chiamata “Le platte” che sono quelle prese da suo padre quando vede l’ultima cintura di coccodrillo macellato a vivo come si fa con il tonno.

PER IL PARCHEGGIO C’E’ LA PISTA CICLABILE

Poi approfondisco l’origine di tale statuario fisico e scopro finalmente il vero significato di “conflitto di interesse”, perché “Il Picchio” di sera ti ingrassa come un facocero, di giorno ti fa il personal trainer in quei locali denominati palestre, dove mi hanno spiegato si può anche sudare. Lui sì che ha scoperto l’anello continuo per una florida economia. E chi lo ammazza questo? Comunque non importa. Il locale è davvero accogliente e soprattutto, cosa rara e da me molto apprezzata, sempre aperto. Sette giorni su sette, è possibile mangiare qualcosa o comprare bottiglie da asporto, una professionalità di tutto rispetto e cosa rarissima, una generosità nelle porzioni e “nell’aggiuntina” che fa sempre piacere. Il Picchio è uno dei pochissimi in Italia che con uno stile anni ’70 ormai perso dai più, ti domanda: “Vuole un’altra “copetta” di Champagne?” Al posto dell’inflazionatissimo Flûte, che forse non tutti sanno derivare direttamente dal francese “flauto”, proprio per la sua forma. Infatti tutti noi vogliamo donne con il seno a “copetta” e non a tragica forma di flauto, anche se forse c’è chi cerca di suonarli; ma questa è un’altra rubrica. L’enoteca Picchioni è sul Corso e non avrete problemi di parcheggio, perché c’è tutta una pista ciclabile disponibile per le vostre macchinone, e se passano i vigili, ci pensa il Picchio a uscire e a spiegare loro che non possono multare i suoi clienti perché altrimenti poi lui non è più congruo, come ha spiegato in un post facebokkinaro. D’estate infatti, se volete sapere la lista della mescita, basta passare un istante lì davanti e controllare cosa hanno nei bicchieri i clienti riversati in strada, su quella stessa pista ciclabile su cui il Picchio srotola una finissima passatoia della Roederer nei caldi venerdì piacentini.  Ah, di questo bisogna dargli atto, si fa in quattro non solo sulla panca, ma anche per rendere un po’ vive le serate piacentine, trasferendo infatti nel periodo estivo, il suo aperitivo nella piscina dalla palestra Le Club, evento che ha riscosso notevole successo.  Nella foto che mi sono permesso di scattargli in bianco e nero, potete vedere lo sguardo di sfida tra le sue bottiglie: “Chiedimi un’etichetta, ti dirò chi sei…” Prezzi giusti, gentilezza genitale, e cessi puliti. Venghino siori e siore, consiglio vivamente una visita nella grotta dei peccati, che accontenta tutti i palati. Al prossimo boccone.