PORTE CHIUSE

Lupa sballottata? E’ stata l’ultima volta, dice il presidente della Figc regionale, che però conferma che per l’Eccellenza la squadra biancorossa è più un problema che una risorsa (mah). La soluzione estrema per risolvere la questione dei tanti tifosi? Giocare a porte chiuse. Colpo di genio.

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FOTO: FACEBOOK

La soluzione estrema è giocare a porte chiuse. Colpo di genio. La Lupa ha un pubblico troppo numeroso? E che problema c’è? Chiudiamo i cancelli e non se ne parla più. Uno per tutti, tutti fuori dallo stadio. Quelli della Federazione dovrebbero candidarsi alle elezioni Politiche del 24 e 25 febbraio. I loro sono metodi drastici e rivoluzionari, ma molto efficaci. Per risolvere il problema della crisi, come soluzione estrema quelli della Federazione farebbero giocare l’Italia a porte chiuse e porterebbero gli italiani in Oceania. “Nel caso estremo, che speriamo non si debba verificare, di mancato reperimento degli impianti idonei, è quello di disputare la gara a porte chiuse” ha detto a Libertà il presidente della Figc regionale, Paolo Braiati, che poi sottolinea che “sarebbe un’ultimissima istanza da evitare accuratamente”. Sarebbe una soluzione estrema senza senso, un modo veloce – e assurdo – per risolvere il paradosso della Lupa, che ha troppi tifosi al seguito e per l’Eccellenza sta diventando un problema (mah). La conferma arriva dalla stessa Federazione: “La Lupa non ha nessuna colpa, sia chiaro, ma i problemi sono seri” dice Braiati. Dopo il trasloco infinito della partita con la Rubierese, chissà perché, ne avevamo avuto un sentore. I campi dell’Eccellenza non sono predisposti per ospitare un numero così grande di tifosi. E questo ci sta. Siamo sempre nel paradiso fantastico dei Dilettanti, gente che gioca a calcio tra un lavoro e l’altro e che non fa del pallone una professione, gente che è abituata a giocare davanti a 37 spettatori paganti di cui una ventina sopra gli ottanta che s’attaccano alle recinzioni e sfogano le frustrazioni di una vita contro il centravanti avversario di cui non sanno neppure il nome. Poi è arrivata la Lupa – ma Braiati fa anche il nome del Ravenna – e l’Eccellenza non è stata più la stessa. Le squadre che giocano contro i biancorossi possono farlo per la prima volta in uno stadio vero e importante, uno stadio da serie A, e contro la Lupa si esaltano. Accade anche in trasferta: giocare davanti a più di mille persone, per gli avversari, è una soddisfazione pari a quella dei giocatori biancorossi. E’ il loro momento di gloria, è l’occasione per sentirsi veri giocatori di calcio almeno una volta nella vita. I primi a rimetterci se si giocasse a porte chiuse sarebbero loro (oltre ai bar e alle pizzerie dalle parti del campo, perché in tutta questa storia c’è anche un aspetto commerciale). Braiati dice che quello che è accaduto con la Rubierese non accadrà più, e che la Lupa non verrà più sballottata da un campo altro. Ottimo. Ma la storia delle porte chiuse non va nemmeno presa in considerazione, neppure come ipotetica soluzione estrema. Giocare a porte chiuse è una punizione. La Lupa non ha fatto niente di male. Ha solo una tifoseria numerosa che ha ancora voglia di sbattersi per seguire una squadra.

filippo.merli@labatusa.it

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